E’ mezzogiorno. Anzi lo era. Tra uno squillo e un altro ormai rintoccano le due di martedì 15 marzo. E non so ancora cosa abbia combinato la GrissinBon domenica sera a Trento. Non mi credete? Fatene a meno e comunque, se è da un po’ che mi conoscete, dovreste sapere che non vi racconto storie. Che dalle mie parti si chiamano musse. Che penso siano le mogli dei mussi. Cioè dei somari. Tutto questo per dirvi che noi della pallacanestro abbiamo stufato se continuiamo a guardare gli altri dall’alto al basso con la puzza sotto al naso e facciamo di tutto perché tutti ci ignorino. Al punto che ormai ci lasciano fuori anche dai bar e ci escludono dai loro discorsi. Soprattutto di calcio. “Il tuo Conte Antonio ha preso la nazionale per il cesto: diceva di amarla e l’ha abbandonata incinta di sei mesi”. Ovvero a tre mesi dagli Europei. Ma anche di rugby. “Le abbiamo beccate di santa regione persino dall’Irlanda in crisi nera: 58-15. A Jacques Brunel dovrebbero dare il cucchiaio di legno giù per la testa”. O di tennis se si parla di quella gran gnocca di Maria Sharapova che a letto però è un disastro. Almeno a sentire qualche suo ex fidanzato. “E’ bellissima, ma di ghiaccio”. Ridevate quando vi ho confessato un mese fa d’andare fiero d’essere considerato il Don Chisciotte del nostro basket. O almeno lo è la miglior parte di me. Come sosteneva Gabriele Romagnoli, il marito di Paola Saluzzi. Per il quale ho speso anche qualche buona parola e difatti l’hanno poi nominato direttore di RaiSport al posto di Carlo Paris. Coraggio. I mulini a vento non gli mancano di certo in viale Mazzini. Ma almeno io sto in sella a Ronzinante e lui al cavallo in bronzo di Francesco Messina, mentre voi continuate a cavalcare Giannino Petrucci che vi sta trascinando nel baratro per fare gli affari suoi e non ve ne siete ancora accorti. Per la verità l’hanno capito i diecimila del Forum che in occasione degli 80 anni dell’Olimpia l’hanno fischiato, mentre le gazzette come sempre hanno fatto finta di nulla. Cominciando dal maestro Canfora, il mio caro C10H16O, che solo adesso si indigna e ha scritto che è molto grave che il commissioner Jordi Bertomeu non abbia pensato ad un’altra squadra italiana, oltre a Milano, nella prossima Eurolega a sedici club. E se l’è presa con la Lega del povero SottoMarino che non ha fatto altro che quello che gli aveva imposto di fare il presidente della Federbasket con le scarpette rosse ai piedi. Ma come? Trasecolo, strabuzzo gli occhi e cado dal pero. Prima di ieri Mario Canfora, neanche lontano parente di Bruno, celebre direttore d’orchestra di Canzonissima, ci aveva raccontato che tutte le società di serie A, a parte l’Armani con licenza decennale, dovevano consegnarsi al segretario generale Patrick Baumann per partecipare alla nuova Champions della Fiba perché questo era il dictat di Giannino e ora magari si scandalizza perché Reggio Emilia, Sassari e Trento giustamente vogliono rigiocare almeno l’EuroCup di Bertomeu dopo essere state escluse dall’Eurolega anche come wild-card offerta invece nientepopodimeno che al Darussafaka? Per dirla meglio ancora, a Scarpette rosse interessava solo che la Fiba assegnasse il preolimpico a Torino, come è stato, ma in cambio aveva promesso un’adesione totale degli altri quindici club alla medesima. E così adesso Baumann è molto arrabbiato con Petrucci che si è tirato la zappa sui piedi e, dopo essersi messo nei casini, ha chiesto disperatamente aiuto a Giovanni Malagò. Che difatti parteciperà alla riunione di Lega giovedì a Roma. Nella quale il presidente del Coni cercherà di ricostruire il puzzle, ma sarà un’impresa titanica. Dal momento che il segretario della Fiba è politicamente molto potente, ha in mano gli arbitri che dirigeranno le partite del preolimpico della nostra nazionale e, ancora non bastasse, è membro del Cio con diritto al voto. Ora, se non mi sbaglio, Roma si è candidata per organizzare i Giochi del 2024 e ovviamente contava molto anche sul voto di Baumann. Non so se mi spiego. Intanto, tra uno squillo e l’altro di telefono, a metà pomeriggio un amico ignaro se ne è uscito con un’affermazione del genere: “Certo che anche Trento, alla quinta sconfitta di fila, rischia di restare fuori come Venezia o Sassari dai playoff”. E così non ci è voluto un genio per capire che la GrissinBon è l’unica squadra che, con il recupero di Stefano Gentile e soprattutto di Darijus Lavrinovic, può dare ancora del filo da torcere alla gran Milano nell’ultimo sprint tricolore. “E vedessi che secondo tempo ha giocato il tuo Ricciolino?”. Avevo visto solo il primo, ma non stento a crederci: è o non è Amedeo Della Valle da più di un anno la luce dei miei occhi?