Un tempo si diceva che il giornale era già vecchio un secondo dopo che le rotative l’avevano sfornato e comunque che il giorno dopo poteva andar bene al massimo per incartare le sardine o i merluzzi. Figuriamoci oggi con internet. Non è assolutamente vero. Sarò anche un pensionato cotto e stracotto, ma vivo bene immerso tra i ritagli dei quotidiani. Dei quali non riesco proprio più a farne a meno. Anche se la Tigre mi brontola continuamente e io la lascio strillare: tanto ci ho ormai fatto il callo agli urlatori di mestiere di Mediaset e Sky. Pesco così dal mucchio la prima pagina della Gazzetta di venerdì 27 novembre e un titolo d’apertura che se lo avessi proposto trent’anni fa al mio caporedattore, Franco Grigoletti, anima lunga e pace all’anima sua, mi avrebbe fatto fare le scale del Giorno di Piazza Repubblica, nel cuore di Milano, a pedate sul sedere. “Parla il brasiliano dell’Inter: Higuain? Melo mangio”. Troppo divertente. Meglio: esilarante. Soprattutto pensando che tre giorni dopo non solo el Pepita ha segnato due gol, uno più esplosivo dell’altro, ma Felipe Melo non ha nemmeno giocato e sapete per quale ragione? “Perché temevo che fosse espulso e squalificato”, ha spiegato Meches Mancini che da grande dovrebbe fare il frate indovino. Difatti il cartellino rosso se l’è beccato Nagatomo. Un altro ritaglio rosa di quest’estate. Valentina Vezzali: “Voglio andare a Rio de Janeiro”. E chi glielo vieta: basta comprare un biglietto d’aereo alla Varig. Domenica su tutti i giornali: “Addio sogno Rio: per la Vezzali è l’ora della resa”. Perché sono esauriti tutti i voli per le prossime Olimpiadi d’agosto? Non ci posso credere. Il 10 novembre Maurizio Zamparini saluta Iachini: “Per me Iachini è un amico: è stato un dolore esonerarlo, ma con lui saremmo retrocessi”. E con Ballardini? “Torneremo in alto”. Dove? “Voglio portare il Palermo nelle coppe”. Intanto ieri è uscito dalla Coppa Italia eliminato ai sedicesimi di finale dall’Alessandria di Gregucci che gioca in serie C e ha vinto 2-3 al Barbera come domenica la Juve (0-3). L’ira di Zamparini a caldo: “Siete indegni: vergognatevi”. E oggi: “Quattro o cinque miei giocatori hanno giocato contro Ballardini”. Nel frattempo Iachini ha fatto sapere: “Spero tanto che Zamparini non mi richiami”. E Zamparini secco: “Non lo richiamerò”. Staremo a vedere. Una delle mie letture preferite è Gianni Mura che è un amico e quindi mi permetto con lui di sorriderci sopra senza temere che poi me ne voglia. Il titolo dell’ultimo Sette giorni di cattivi pensieri: “L’esempio di Pavoletti tra libri e maiali”. E l’incipit: “Quando ho segnalato Pavoletti per la Nazionale, lunedì scorso, non potevo aver letto Sw, uscito ieri. Ho appreso che Pavoletti non ha tatuaggi (“mi sento più originale senza”, voto 7,5) che aveva cominciato col tennis e il calcio non gli piaceva (“troppa gente che gridava”), che a Genova lo paragonano a Milito, ma lui butta acqua sul fuoco (“Milito era il principe del gol, io un operaio”, altro 7,5) e, infine, che nella sua casa di Livorno da anni c’è un maiale vietnamita (voto 8) di nome Mou che è il suo portafortuna”. E qui tralascio i tre puntini perché so che Gianni li detesta al pari dei punti esclamativi e dei tatuaggi. Come me. D’accordo con lui anche su chi strilla nello sport, su Mou e sui voti a Leonardo Pavoletti che era un mio pallino già dai tempi della (sua) serie B: 11 gol con il Sassuolo e 20 con il Varese. Ripiego la Repubblica della domenica e leggo sulla Gazzetta del lunedì in merito a Genoa-Carpi 1-2: “Pavoletti che follia: una gomitata in faccia senza senso a Gagliolo dopo 330 secondi dal via. In pagella: 4. Primo rosso in 100 presenze tra A e B. Imputato Pavo: cos’è successo?”. E’ successo. Punto e a capo. Oppure, se preferite, sono cose che succedono anche nelle migliori famiglie. O no?