Tuoni e fulmini. E non per scherzo. Piove di gusto. Es regnet sehr gut. Rispolvero il tedesco, dimenticato dai tempi del ginnasio, per la finale-scudetto del basket: Venezia contro Trento che hanno disarcionato l’Armani di Giorgio. Non più l’inno di Mameli dunque prima della palla a due dell’ultimo duello tricolore, ma la marcia di Radetzky che Johann Strauss compose in onore del feldmaresciallo asburgico per celebrare la riconquista austriaca di Milano dopo i moti rivoluzionari del 1848. Ma domani tornerà il caldo e sabato il Talercio sold out sarà di nuovo un forno. Leggo che Ray-Ban De Raffaele si tufferà per scommessa nel Canal Grande nel caso in cui la Reyer diventasse campione d’Italia. Dal ponte di Rialto o dell’Accademia? Il guaio è che in laguna c’è da mezzo secolo il divieto di balneazione. E così si beccherà una multa molto salata che nemmeno il sindaco Brugnaro gli riuscirà a togliere. Meglio allora che andiamo insieme a mangiare all’Harri’s Bar come promesso: offro io se mi lascia. E Fred Buscaglia cosa s’inventa? Scalerà il Monte Bondone in libera senza corda? Non ce lo vedo. Potrebbe piuttosto riproporre “Eri piccola così” o “Che bambola” che ha già cantato con grande successo (4-1) all’Armata Brancaleone di Gelsomino Repesa. E non m’importa se è stonato o se non somigli in nulla a Fred Buscaglione, non fumi mille sigarette, né giochi a tressette: mi piacerebbe solo che il barese fosse anche lui un po’ guascone come il livornese di Ovosodo. Che sa benissimo che la freccia tricolore non è come il postino di Lana Turner che suona sempre due volte e potrebbe anche non passare di nuovo. Però ugualmente non può dire che Trento parte con i favori del pronostico quando lo sa per primo lui che questo non è assolutamente vero. Venezia è più forte, profonda, camaleontica. Ed è costata minimo più del doppio. Se invece il generale De Raffaele l’ha sparata grossa solo per togliere di dosso un po’ di pressione alla sua truppa, ha fatto indubbiamente bene, ma adesso deve anche accettare d’essere preso un po’ per i fondelli offrendo l’altra guancia e senza fare l’offeso. Anche perché non glielo devo ricordare io che il suo Napoleone non sa e non vuol perdere nemmeno a briscola. Buscaglia con la Reyer ha vinto entrambe le volte quest’anno in campionato. L’energia alla sua squadra di certo non manca: la può difatti direttamente prendere dallo sponsor principale che è la Dolomiti Energia. Ma ha pur sempre sette giocatori contati più Lechthaler con due acca. Se mettete poi a confronto i due quintetti, ditemi voi in quale ruolo l’Umana umanamente può sentirsi inferiore. Forse Stone e Filloy a Craft e Forray dimenticando McGee? Fossi Ettore Messina, a Ariel darei in mano le chiavi della nazionale come credo glielo abbia già suggerito Pino Sacripantibus che dell’indemoniato italo-argentino ha recentemente a sue spese apprezzato la furbizia e la verve. Basta Tonut opposto a Shields o devo aggiungerci Haynes? E ancora Bramos contro Beto Gomes, Peric contro Sutton e Batista contro Hogue: come minimo fanno match pari, ma Ray-Ban ha pure Eijm e capitan Ress. Veramente ci sarebbe anche Flaccadori che mi piace assai, a patto però che non si monti la testa con la Nba. Veramente Trento ha fatto fuori l’opulenta Milano come si schiaccia al muro una zanzara intontita dal ddt, ma qui non fatemi parlare: direi cose troppo sgradevoli ed è meglio che almeno per oggi mi morda la lingua. Proprio mentre è tornato il sereno dopo la tempesta. Veramente il basket è un gioco di squadra, ma non penso si possa giocare meglio della Reyer negli ultimi due secondi quarti con Avellino. Di solito non mi calo mai nei discorsi tecnici e nei raffronti con la lavagnetta in mano: questi e quelli li lascio fare volentieri a Ciccioblack Tranquillo e alla sua orchestrina che mi diverte chiamare Banda Osiris. Però stavolta ho fatto un piccolo strappo alla regola perché qualcuno dovrebbe anche spiegarmi adesso, e non tra una decina di giorni, come fa Venezia a non prendere questo treno-scudetto che si ferma alla stazione di Mestre e magari tirerà diritto per tutti i tre prossimi lustri. Tanto più che i pronostici sono fatti apposta per essere sbagliati e perdonati in fretta, ma non dimenticati. Difatti mi ricordo benissimo il voto che Mamma Rosa diede a Trento al termine del girone d’andata: cinque. Collocandola al terz’ultimo posto davanti solo a Varese (4) e a Cremona (4) poi retrocessa. O il titolo della Gazzetta del 5 dicembre scorso: “Milano da 10 e lode: Trento s’inchina”. Mentre sul carro oro-granata dei finalisti vedo anche salire fischiettando un giornalista che ai primi di novembre scrisse di Venezia che avrebbe rischiato di retrocedere visto l’equilibrio che c’era in coda al campionato, bocciò Haynes e mise in discussione De Raffaele e Federico Casarin. Che è stato invece il vero asso nella manica di Napoleone. Sarà Austerlitz o Waterloo. E comunque il mio caro Pesciolino rosso. Al quale non urta più che gli abbia dato questo affettuoso appellativo.