Anche la Torre dell’Orologio di Piazza San Marco cade a pezzi. A Venezia, e se no dove?, ma è sempre bene precisarlo con tutti gli ignoranti che girano per le strade di questo Bel Paese allo sfascio e di questo Veneto di Zaja ormai allo sbando. E’ bastato infatti soffiasse per tutto il pomeriggio di martedì un po’ di forte vento di scirocco perché dalla nobile torre si staccasse un bel pezzo di marmo che avrebbe provocato senz’altro delle vittime se non fosse caduto per fortuna in piena notte. Quando anche i piccioni della piazza hanno finito di scagazzare sui monumenti come Dino Meneghin e sulle teste dei turisti, che danno loro pure da mangiare del grano, e dormono di gusto sui tetti e i cornicioni delle case. Tanto che pare che russino persino più forte di Nico. Come quelli che trovano giaciglio sopra la mia camera da letto e provano a svegliarmi, ma non ce la fanno dovendo fare i conti con il mio sonno che è a prova di bomba. Almeno di questi tempi.
Sto infatti benissimo. Come mai nell’ultimo lustro se non, esagerando, da un paio. E non mi tocco. Perché non bado più a queste idiozie. Anche se so di portar fortuna a chi mi vuol bene. E sono in tanti. Molti di più di quelli che pensavo e che si preoccupavano per la mia salute. Compreso l’Innominabile, non stupite, come mi raccontava il caro Paron Zorzi che nemmeno potete immaginare quanto ancora mi manchi. E’ un leone, diceva a tutti, e vivrà: statene certi. Lui invece ci ha purtroppo lasciati sul più bello. Quando ancora avrebbe voluto insegnare “palla nel canestro”. A 88 anni. Anche se magari mi svegliava alle tre di notte solo per domandarmi, come se niente fosse, a che ora avrebbero mostrato in tivù (e su quale canale) la nazionale, il suo chiodo fisso, il suo grande amore, più della stessa Reyer che pure ha allenato per una vita e mezza. Grande Paron. Che preferiva come me Frank Vitucci a Ettore Messi(n)a.
Il mio mieloma resta plurimo e cronico, quindi non c’è da farsi alcuna illusione, ma “lo possiamo tenere sotto controllo” mi aveva garantito il caro professore che mi ha in cura da quattro anni a Padova. Ed è stato di parola. Che Dio lo benedica. Avevo perso dopo la radioterapia all’ospedale di Mestre ben 24 chili e pure tutti i gusti. Oggi, a parte la carne, mangio quasi di tutto. Bevo persino un bicchierino di calvados o di sambuca ghiacciata (con la mosca) dopo cena. Faccio palestra due o tre volte la settimana e nell’ultimo mese ho ripreso persino quattro chili scoprendo, da vegetariano convinto, che anche mangiando solo frutta e verdura, però in quantità industriali, si può sempre ingrassare.
Hanno vinto i ricchi è il titolo del libricino di Riccardo Staglianò, inviato viareggino di Repubblica, che vi consiglio di correre ad acquistare: capirete almeno quanto siamo messi da cani. Nonostante in Italia sia più facile che un bianconero a strisce dalla nascita diventi un rossonero accanito, come Adriano Galliani o Emilio Fede, prima che si penta del pagliaccio o della fanatica che ha votato nelle ultime elezioni. Così come tutti hanno dato la colpa a Vlahovic se la Juventus domenica ha solo pareggiato con il Cagliari, mentre avrebbe potuto anche perdere (palo dello slovacco Obert nel finale). Il serbo è quello che è, capace di tutto, prendere o lasciare. Anche di non riuscire a stoppare un pallone per trenta partite di fila o di chiudere un triangolo da venti, ma che Thiago Motta, che ho già soprannominato Panna Montata dall’inizio della stagione e che da Torino mi dicono si senta un vero dio in terra, abbia di nuovo presuntuosamente sbagliato formazione, questo non lo ha scritto nessuno e soprattutto non è nemmeno passato per l’anticamera del cervello dello juventino coglione al quale non piaceva il calcio di Max Allegri che però, chissà come, ha vinto cinque scudetti consecutivi e altrettante Coppa Italia, però ha perso un paio di finali di Champions. Ma si può?
Oppure quanta pazienza devo ancora avere con quelli che sempre domenica, nello stesso giorno in cui il Padova ha vinto il derby di vertice in serie C con il Vicenza grazie ad un gol di Michael Liguori, se la sono legata al dito con Douglas Luiz che in effetti sinora ha fatto più danni della grandine, siede in panchina e, quando si alza, causa rigori. D’accordissimo: è stato sinora un flop e allora perché non puntare il dito contro quell’asino che ha strappato il brasiliano dall’Aston Villa, dove peraltro stava da papa, e l’ha acquistato per oltre cinquanta milioni d’euro garantendogli un triennale mostruoso? Misteri gaudiosi. Ve l’ho premesso: sto passando davvero un bel periodo come non accadeva da tempo e quindi perché dovrei rovinarmi il fegato per esempio anche con l’amico (o ex?) Paolo Ziliani, compagno di merende al Giorno quando nel 1983 gli ultras nerazzurri della Nord ci dedicarono uno striscione che copriva tutta la curva: “Pea e Ziliani dall’Inter giù le mani”. Paolino, che credo viva ancora in Portogallo, e non è difficile intuirne le ragioni, ha trovato lo spunto per sputtanare di nuovo la vecchia Signora degli Agnelli, che chissà cosa gli ha mai fatto di male, in un articolo che il Fatto Quotidiano del timido tifoso bianconero Marco Travaglio gli aveva commissionato per condannare invece i Fatti & Misfatti dei delinquenti mafiosi d’Inter e Milan che spadroneggia(va)no nelle curve di San Siro.
Prima di passare al basket, per il quale – lo so – trepidate, ma non vi racconterò nulla, statene certi, del Pesciolino Rosso o di suo figlio Davide perché, anche se so tutto di quel che è successo martedì nello squallido dopo-partita del Taliercio in EuroCup (Reyer Venezia-Bourge en Bresse 66-88), non mi voglio curar di quell’intrigo. Ma guardo e passo. Piuttosto non è stato un caso che sia rotolato nel calcio di serie C, che seguo sempre con piacere, e abbia ricordato il nome del bomber bianco-scudato che ha deciso il derby del Nereo Rocco: Michael Liguori. Sì, è proprio lui, il venticinquenne di San Benedetto del Tronto che è stato condannato, come del resto il suo compagno, in primo grado dal tribunale di Teramo ad una pena di tre anni e quattro mesi di detenzione per violenza sessuale aggravata. I due avrebbero infatti abusato ad Alba Adriatica di due minorenni che all’epoca dei fatti, nel 2018, avevano appena 16 e 14 anni e mezzo. Insomma non ci crederete, ma il Calcio Padova nella persona del suo presidente, Francesco Peghin, ha deciso comunque di non prendere alcun provvedimento nei confronti del suo goleador prima dell’ultimo caso di giudizio. Campa cavallo. E intanto l’allenatore Matteo Andreoletti ha convocato Liguori per la trasferta di oggi al Città di Gorgonzola, ma non l’ha schierato contro la Giana per difendere con altri suoi gol il primo posto in classifica.
Ormai a pallacanestro in Italia si gioca ogni giorno della settimana tra campionato e coppe tranne che al lunedì. Onde per cui sono sinceramente preoccupato per i nostri giovanottoni di A1 che non sanno dove poter andarsi a tagliare i capelli. Urge fare qualcosa. Io invece ne ho approfittato lunedì coi saloni dei barbieri chiusi per fare una bella cosa: sono andato a Treviso e ho intervistato a pranzo il nuovo presidente della Nutribullet, il giovane notaio Matteo Contento, che mi ha fatto una gran bella impressione pranzando con lui all’aperto (per l’ultima volta quest’anno) in Pescheria, alla Bottega Abbiati, e gustando insieme degli scampi norvegesi che, se vi dico che erano buonissimi, deve credermi persino Nico, il più grande esperto di pesce che io conosca al mondo. Con quegli scampi crudi Matteo mi ha intanto conquistato. Così come, due giorni dopo, Massimo Zanetti nella sua favolosa residenza di Sant’Artemio alle porte sempre di Treviso. Non avrei mai pensato che il presidente della Segafredo fosse una persona così simpatica, disponibile e alla mano come si è dimostrato con me in più di un paio d’ore di quattro chiacchiere molto sincere e interessanti. Di cui troverò senz’altro il modo e il tempo di raccontarvele prima o poi: forse già la settimana prossima tra una sfida e l’altra d’EuroLega che ci avvince moltissimo.
Ora scappo al Taliercio. Sì, ho cambiato idea. Perché non posso? Massimo Zanetti infatti mi ha offerto un biglietto in parterre-oro per Reyer-Virtus e non ho saputo rifiutarlo. Anche se farà molto caldo e il clima sarà quasi da guerriglia dopo quel che è accaduto martedì e il sindaco Luigi Brugnaro, che io chiamo Napoleone per il suo decisionismo, non ha preso alcun provvedimento. Bene. Contento lui, direbbe il notaio di Treviso Basket, contenti tutti. Battutaccia. Quanto a Yannik Sinner, luce dei miei occhi, e alla semifinale del 1000 di Shanghai contro il ceco Machac me la potrò comodamente vedere domattina in registrata sul mio morbito sofà. Nel nuovo studio-salotto. Davanti ad una televisione (vedi foto, ndr) che così bella e così grande non avevo prima mai avuto. Noblesse oblige. Finalmente.
Ps: ovviamente guai a chi mi rivelerà stasera il risultato della partita di tennis del nostro numero 1 al mondo. Anche se non è difficile prevederlo. Comunque sia, potrei strozzarlo con le mie mani. Scherzo ovviamente, ma intanto stacco il telefono. E semmai vi svelo che il Padova ha vinto 1-0 con un gol di Filippo Delli Carri e non di Michael Liguori che però è entrato in campo al 14′ della ripresa…