Nuvole basse nascondono il bosco e accarezzano i camini che fumano. Non piove, ma nella notte è abbondantemente piovuto. Nove gradi segna il termometro in terrazza. Difatti ho dormito (benissimo) sotto al piumino. Sono le sei e qualche minuto: in tivù Usa–Germania di beach volley femminile e Cerruti–Ferro nel nuoto sincronizzato. Non proprio il massimo della libidine. Torno a letto? Quasi quasi. Non fosse che Raidue mi ha fatto l’ennesimo sgarbo: ora non mi lascia registrare in montagna l’Olimpiade di Tokyo come invece era mia abitudine fare in città. Dove mi dicono si continua a morire dal caldo. Da ieri sono in vacanza e domenica mi ero chiesto: vado a funghi nei boschi del Cadore o scrivo ancora dei Giochi sul mio blog? La scelta è obbligata: fa troppo freddo perché i porcini e i finferli mettano fuori la cappella. E quindi? Non ho altre scelte: sto già prendendo appunti. Intanto mi sono perso in diretta la finale dei 400 ostacoli più veloci della storia con il record del mondo stellare (45’’94) del fenomeno norvegese Karsten Warholm che durava da Barcellona 1992. Ovvero dallo scorso millennio. Non sarà mica allora che i giapponesi si sono dimenticati di mettere giù gli ostacoli nel giro di pista? Lo escluderei: sono troppo precisini di natura. Persino più degli svizzeri del cantone tedesco. Il ventiduenne Alessandro Sibilio da Posillipo, fresco di laurea in ingegneria gestionale, sinceri complimenti, ha invece chiuso la sua corsa all’ottavo posto con un tempo (48’’77) con il quale, all’epoca di Salvatore Morale e di suo cognato Roberto Frinolli, i miei idoli da ragazzino, avrebbe vinto la medaglia d’oro dei cinque cerchi a Tokyo 1964 fischiettando con le mani in tasca. Il napoletano, che ha studiato anche pianoforte, aveva fatto meglio domenica in semifinale dove aveva stabilito il suo primato personale (47’’93) e comunque sono convinto che tra tre anni a Parigi salirà sul podio. Scommettiamo? Toccando il cornetto rosso legato come portafortuna alla figura di Amaltea, nutrice di Zeus. Reminiscenze classiche. Finalmente la pallacanestro con il secondo quarto di finale: il Dream Team di Gregg Popovich, non so se ormai più lesso o più arrosto, contro la Spagna di Don Gel Scariolo dopo che la Slovenia di Dragic e Doncic, meglio Zoran di Luka, si è divorata i salsicciotti di Germania (94-70). Ora si fa sul serio e soprattutto non si fanno prigionieri. Dunque non deve meravigliare che abbiano vinto gli americani della Nba perché il più grande di tutti loro, Kevin Durant, vedendo la mal parata (29-40), si è rimboccato le maniche giocando oltre che per se stesso (29 punti) anche e soprattutto per la squadra e per Jrue Holiday che con i Milwaukee Bucks ha appena vinto l’anello e con le micidiali triple ha chiuso la partita (95-81). Nella Spagna un superbo Rubio, che di punti ne ha messi insieme trentotto, e un Chacho Rodriguez al quale, tra alti e bassi, ormai cominciano a pesare i trentacinque anni. Mentre i due Gasol, Paul e Marc, non hanno messo insieme manco un tiro libero: grazie mille, ma credo che sia arrivato anche per loro il tempo della pensione che infatti hanno entrambi annunciato a fine gara. Come ha fatto dopo cinque Olimpiadi, fingendosi addolorato, anche Luis Scola che purtroppo mi è andato in aceto e quindi ora mi dà soltanto fastidio pensare che a Varese pendano tutti dalle sue labbra. Compreso l’innamoratissimo Toto Bulgheroni non ancora contento d’essere stato preso per il cesto dal mercenario di Buenos Aires. Alle 10 e dintorni non mi perderò Italia-Argentina di volley e Italia-Francia di basket sperando che il secondo canale della Rai non ce le serva come al solito a singhiozzi. Intanto si è messo a piovere a scrosci, nel bosco più dei funghi ci sono i lupi, la Tigre mi ha preparato il tè con il limone senza biscotti e da Enochima Yacht Harbor, la baia a sudovest di Tokyo, e dalla vela, il Nacra 17, arriva un oro annunciato, il quinto dell’Italia di Giovanni Malagò. Così Mamma Rosa, alias la Gazzetta dell’indigesto Urbano Cairo, sarà contenta e la smetterà di rompere con la storia degli azzurri che vincono solo medaglie d’argento (9) e di bronzo (15). Alla Medal Race Ruggero Tita da Rovereto e Caterina Banti del Circolo Aniene sono piombati con quattro successi in dodici prove e soprattutto con 12 punti di vantaggio sugli inglesi Gimson e Burnett e addirittura 24 sui tedeschi Kohloff e Stuhlemmer. Onde per cui, come direbbero quelli che parlano bene l’italiano, ai fantastici Tita e Banti con l’argento vivo addosso, e già in saccoccia, per conquistare l’oro sarebbe, ed è, bastato marcare stretto il catamarano dei britannici e arrivare anche cinque posizioni dietro a loro. Peccato che il telecronista Giulio Guazzini (voto 4) si sia ricordato di ruffianarsi il capo, Auro Bulbarelli (voto oscillante tra il 2 e il 3), mentre si sia dimenticato d’informare della quisquilia i telespettatori. I quali, vedendo i due azzurri regatare lontano dalla testa del gruppo e addirittura in ottava posizione, hanno probabilmente davvero temuto che la coppia azzurra fosse in ambasce e fallisse l’obiettivo della medaglia d’oro. Al contrario la loro Medal Race è stata una passeggiata col vento in poppa marcando stretto la coppia inglese che ha chiuso al quinto posto e Tita-Banti (nella foto olimpica) subito appresso: meravigliosi sesti. Baci e abbracci, ma nessun tuffo in mare e un giulivo rientro in porto sventolando il tricolore con tanti italiani in festa sulla banchina e il presidente del Coni e dell’Aniene che per primo si è congratulato e commosso con i suoi campioni olimpici. Cinque anni fa a Rio de Janeiro l’Italia ha vinto 28 medaglie: 8 ori, 12 argenti e 8 bronzi. Ora siamo già a 29. Anzi a 30. Visto che nel ciclismo su pista il quartetto azzurro con un Filippo Ganna spaziale, battendo proprio d’un soffio (69 centesimi di secondo) quello neozelandese, ma stabilendo il nuovo record del mondo, si è guadagnato la finale dell’inseguimento a squadre contro la Danimarca in programma domani alle 11.06 in punto. Bene, così stasera non dovrò mettere la sveglia poco dopo l’alba. Tanto più che anche Daniele Lupo e Paolo Nicolai affronteranno nei quarti di finale del beach volley i qatarioti Cherif e Ahmed addirittura alle 22 di Tokyo, le 15 nel Bel Paese. E pure qui il profumo è quello molto intenso delle medaglie. Alla faccia di Mamma Rosa che ha sottovalutato i vice campioni di Rio escludendoli dalla possibile corsa al podio. Meglio così. Sempre toccando il cornetto rosso. Dal momento che il suo bookmaker, Riccardo Crivelli, non ha sinora azzeccato mezzo pronostico nemmeno per errore. E mancano ormai solo cinque giorni alle fine dei Giochi.