Mai una gioia. Però, se i guai te le li vai a cercare, poi non puoi chiedere aiuto agli dei del basket come dicono i pappagalli di Ciccioblack sul trespolo di Sky. Trento è caduta martedì anche a Belgrado in Eurocup contro il Partizan più scassato degli ultimi cent’anni e così adesso sono dieci le sue sconfitte di fila: cinque in campionato e cinque in coppa, ma si farebbe prima a dire che in questo suo straziante inizio di stagione ha vinto solo una volta e guarda caso proprio con la giovane squadra serba nel match d’andata del 3 ottobre. E’ invece datata 25 settembre l’intervista che Mamma Rosa fece a Maurizio Buscaglia alla vigilia della semifinale di SuperCoppa con la Fiat. Ovviamente persa anche questa. “La mia Aquila ancora in finale scudetto? Perché no?” rispose quello che per me è stato il miglior allenatore italiano dell’ultimo biennio assieme a Walter De Raffaele. E lo disse, spero, sorridendo. Visto che il mio caro Fred non vola mai sopra le nuvole e per primo sapeva benissimo che non sarebbe stato facile sostituire in quattro e quattr’otto Shields e Sutton, ma pure Silins che ha una mano dolcissima nel tiro da tre punti e che Trieste ha abilmente sfilato via a Trento. Quest’anno poi Milano e Venezia sono di un’altra categoria. Come nelle corse dei cavalli e difatti quella per lo scudetto del basket dovrebbe essere una faccenda solo loro a meno che non succeda un quarantotto o, meglio, la Reyer non s’azzoppi saltando l’ostacolo Avellino che ha un attacco formidabile e un allenatore, Nedad Vucinic, che comincia a piacermi. Però è anche vero che la squadra del mio Ray-Ban è una coperta così lunga che, quando recupererà Washington, sono proprio curioso di vedere chi De Raffaele butterà giù dal letto tra Watt e Vidmar visto che Bramos, Haynes, Daye e Stone sono intoccabili e in serie A non si può più giocare con sette stranieri. Magari proprio Washington. Quando lo sloveno, campione d’Europa, è sbarcato in laguna, molti professorini del salottino del Taliercio hanno arricciato il naso e non mi si dica adesso che m’invento le cose: li ho visti coi miei occhi e li ho sentiti pure mugugnare. In verità Gasper Vidmar è arrivato dalla Turchia che non saltava la Gazzetta del sabato se le aggiungevi SportWeek. Poi Renzo Colombini l’ha preso sotto le sue ali e martedì a Bonn in Champions è stato l’mvp degli oro-granata e molto meglio di Mitchell Watt: 18 punti (8/11) e un gigante sotto i canestri. Che per favore non chiamateli plance che mi fa letteralmente schifo. Tornando a Trento, e prima che perda di nuovo il filo del discorso nel labirinto di Cnosso, è innegabile che Salvatore Trainotti quest’estate ha preso qualche lucciola per lanterna. Succede in tutte le famiglie e quindi è assurdo farne già un dramma. Tanto più che il bravo giemme dell’Aquila è abile soprattutto nel cambiare in corsa puntando sull’usato sicuro. Infatti sabato, nell’anticipo con Brescia, torna in regia Aaron Craft che non ne poteva più di stare a Podgorica e di perdere tutte le partite in EuroLega. Craft, cose buone nel 2016-17 assieme a Toto Forray (nella foto, ndr), sostituirà uno dei due Nikola serbi, cioè Radicevic che però ha firmato un triennale o Jovanovic che al Pionir ha rovinato tutto al minuto sei del terzo quarto. Quando ha mollato un cazzotto senza senso a Stefan Jankovic, suo ex compagno nella passata stagione alla Stella Rossa, ed è stato giustamente espulso. Ebbene sino a quel momento aveva segnato 20 dei 44 punti della Dolomiti che si era riavvicinata (45-44) al Partizan dopo il solito muro del pianto nel primo periodo (16-3 e 22-7). Ecco perché in principio vi parlavo di “mai una gioia”. Dal momento che la squadra dei ragazzini di Gas Gas Trinchieri iniziava a non capirci più niente e ci avrei giurato che Trento avrebbe espugnato la mitica arena ora intitolata al grande professor Aza Nikolic. E così sapete come sono fatto: avrei lasciato subito a casa Jovanovic, che oltre tutto è di Belgrado, e avrei cominciato a dare la caccia anche a un centro da affiancare a Dustin Hogue il Cattivone. Il quale pure sarebbe da prendere a sberle come Devyn Marble che non mi convince nemmeno un po’. Eppure prima di dar per morto il 5+5 di Trainotti e Buscaglia ci andrei molto piano. Anzi, sapete cosa facciamo? Se volete scommettiamo che l’Aquila alla fin fine artiglierà comunque l’ottavo posto dei playoff se si sveglieranno almeno Pascolo e Mezzanotte? Dopo che ho messo in fila indiana tutte le sedici di serie A e vi propongo questa classifica al termine della regular season: 1. Milano, 2. Venezia, 3. Avellino, 4. Sassari, 5. Bologna, 6. Brescia, 7. Cremona, 8. Trento, 9. Torino, 10. Trieste, 11. Cantù, 12. Varese, 13. Brindisi, 14. Reggio Emilia, 15. Pistoia, 16. Pesaro. E mi sbaglierò pure. Soprattutto con Caja e Vitucci. Però almeno parliamone.