Se non c’è mai niente da vedere in tivù, ancor meno c’è da leggere sui giornali. E pure il cinema offre poco di che. A parte qualche patatina sul red carpet del Lido. Meglio pensare allora, ma a che? Alla prima cosa che ti passa per la crapa. Per esempio a Pellè. Ma chi si crede d’essere? Forse Pelè? Pensare con la propria testa, e non sempre con quella degli altri, come vorrebbero i giornali e le tivù, non è da presuntuosi. Anzi. Caso mai è da uomini liberi. E comunque ti fa capire che al mondo esistono molti più ignoranti di quanti tu possa immaginare. Come il Pellè che si crede d’essere Pelè, addirittura con una elle in più, e che guadagna come Ibrahimovic. Cioè 41.095 euro al giorno. Parecchio più di Higuain, ma anche di Suarez e Bale. In compenso, come neanche Balotelli, si rifiuta di stringere la mano al cittì. Che ha avuto il solo torto di non averlo cacciato prima dallo Juventus Stadium. Nel quale il fenomeno aveva vagato per quasi un’ora come un fantasma difficile da prendere a sberle e ancor meno a pedate sul sedere. Perché no? Una volta si diceva “Ma va in Cina” a chi proprio non volevi maleducatamente mandare a quel paese. Oggi invece non m’accontento che Giampiero Ventura abbia rispedito Graziano Pellè al Luneng di Jinan, quattrocento chilometri a sud di Pechino. Avrei preferito che anche gli dicesse fuori dai denti: “E restaci, mi raccomando. Tanto in nazionale non ti convocherò più. Nemmeno con la pistola di Tavecchio puntata in mezzo alla fronte”. Non solo Maradona e’ meglio ‘e Pelè, come cantano i napoletani, ma anche Immobile e Zaza sono meglio di Pellè, come pure Pavoletti e Gabbiadini soprattutto ora che Marx Sarri lo dovrà far giocare dopo che ieri a Varsavia il buon Arkadiusz Milik si è rotto il crociato e starà fuori sino a primavera. Penso anche, nonostante pensare non sia mai stato il mio forte, che abbia ragione da vendere Righetto Sacchi quando ha scritto a Ventura: “Caro Giampiero, così proprio non va” sottolineando quanto fosse stato “imbarazzante” lo spettacolo offerto dai suoi azzurri giovedì nei primi dieci minuti con la Spagna. Poche balle: uno schifo autentico. Che vorrei dire “mondiale” se in Russia nel 2018 davvero ci andassimo. Come non credo. A parte i soliti Barzagli e Bonucci più eccezionalmente Romagnoli. Stasera contro la Macedonia di frutta vecchia (Pandev, 33, gli anni di Cristo) che occupa il 146esimo posto (su 202 squadre) nel ranking della Fifa, si cambia: con Belotti e Immobile davanti, Candreva a destra e in regia Verratti. Al quale non si può rinunciare nemmeno se sta in piedi su una gamba sola. Come i fenicotteri. Io avrei lasciato fuori anche De Sciglio e Parolo, ma per fortuna non aspiro ad essere il cittì della nazionale. Come è invece la segreta (?) ambizione del mulo buonista Paolo Condò e del contadino vestito da festa Daniele Adani. Che ne sanno sempre una pagina più dell’enciclopedia del calcio. E poi non c’azzeccano quasi mai. Forse sarebbe andato meglio De Biasi? Conoscendo entrambi, credo proprio di sì. Ma potrei ancora pensar male. E per questo indovinarci. Graffiando con le unghie di Giulio Andreotti e lasciando a Gene Gnocchi giustamente l’ultima parola: “Momentaccio per Pellè: cercava un posto dove nascondersi, purtroppo per lui ha scelto il controsoffitto di Corona”.