Ho chiamato la redazione di Chi l’ha visto? e ho chiesto se per caso avessero notizie di Dembinski. “Denbynsky chi?”, mi hanno risposto. Massì, quello che fa le telecronache di pallacanestro e ha sposato un pezzo grosso della Rai. “Mi spiace, signore, ma non lo conosco. Mi faccia comunque lo spelling”. Ed è qui che ho disperatamente capito d’essere finito su un binario morto e, come Fantozzi, sono stato assalito dalla forte tentazione di buttarmi sotto un treno. Difatti come avrei mai potuto fare lo spelling di Dembjnsky, o come cavolo si chiama, se non so nemmeno come si scrive e nessuno mi ha neanche mai aiutato a scoprirlo? Anch’io per la verità ho un cognome strano, ma almeno molto breve. Di modo che dico Palermo Empoli Ancona e ho risolto il problema. Anche se poi magari mi domandano: “Pea patate o pea gatti?”. Dove ovviamente in dialetto veneziano pea è la terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo pelare. E comunque qualcuno mi sa dire dove sia mai finito Dembinsky o come cavolo si scrive? L’ultima volta che l’ho visto con le cuffie e le antennine in testa come i grillini di Marte è stato, se non sbaglio, mercoledì a Reggio Emilia per gara 6 tra la Grissin Bon e l’Umana. Poi il giorno dopo – lo so per certo – era al Forum tra gli ultras delle scarpette rosse e si è sentito morire quando la bella di semifinale si è trascinata ai tempi supplementari e nell’overtime la sua EA7 non ha più segnato un solo canestro se non dalla lunetta. Zero tituli, come avrebbe detto Mourinho. E Siena-Milano 1-0 anche quest’anno, come fieri vanno adesso sfottendo i bontemponi della città del Palio che giusto ieri ha riconquistato la meritata serie A. Anche se con il due dopo la a maiuscola. In alto i cuori. Brindando con Ylenia e Riccardo. E pure con Vieri e Sandro, amici intramontabili. Giovedì Eddy Denbinski, o come cacchio si scrive, insomma avete capito, avrebbe dovuto commentare la diretta da Mestre di Venezia-Reggio Emilia, cioè dell’altro dentro o fuori di semifinale di questi splendidi playoff di basket italiano, però all’ultimo momento è stato sostituito non da ET Fanelli, come la logica avrebbe voluto, ma da un giornalista, credo della Rai di Genova, che di pallacanestro ne capisce come il vostro scriba(cchino) ne sa di computer o di barche a vela. Ovvero assolutamente un tubo. Se è per questo dubito che anche Luca Di Bella, al quale Alice Pedrazzi ieri sera ha fatto da spalla nei commenti a bordo parquet della prima finale tricolore, ne sappia più di Marco Fantasia, come mi sembra si chiami, il telecronista del Taliercio che il povero Stefano Michelini ha cercato invano di sostenere l’altra sera mentre barcollava nel buio più nero e non riusciva a distinguere un playmaker da un pivot. Come – mi verrebbe da dire – un pesciolino di mia conoscenza che va per la maggiore e di cui non ricordo più il nome. E non è quello rosso: cosa avevate capito? Comunque sia, mettetela giù come volete, di Dembynski (o come cavolo potevo fare lo spelling?) si erano perse le tracce da almeno quattro giorni. Qualcuno dice che, sgolandosi dalla curva del Forum per sostenere la sua Armani, abbia perso pure la voce e non l’abbia ancora ritrovata. E’ possibile. O forse è più vero quel che va raccontando in giro l’ultimo che l’ha visto camminare nel cuore della notte dalle parti dei Navigli con una grossa pietra al collo. Che deve essere stata molto ma molto pesante perché costringeva il povero Edi ad un passo non più svelto di quello di un condannato al patibolo. Come confermerebbero le telecamere di video sorveglianza del luogo a cavallo tra mercoledì e giovedì scorso. Stasera comunque, in attesa di Porta a Porta, mi potrò invece gustare in santa pace la prima tra Reggio Emilia e Sassari che ieri non mi è stata proprio possibile di seguire. Impegnato com’ero a dragare il letto dei Navigli coi pompieri e i sommozzatori. E con Ciccio Tranquillo che, più ubriaco di Oliver Hardy doppiato da Alberto Sordi, continuava a ripetere “Dellavedooova” e nessuno riusciva a capire con chi mai ce l’avesse. Forse con la guardia australiana di chiara origine italiana dei Cleveland Cavaliers che sono sotto 2-3 nella serie di finale Nba con Golden State? O con Stan Laurel? Povera Sky. Ora però vi devo davvero lasciare perché c’è il neo sindaco di Venezia da Bruno Vespa e non me lo posso perdere per nessun motivo. Soprattutto adesso che mia figlia Giorgia è entrata con lui a Ca’ Farsetti. Difatti Gigi Brugnaro in seconda serata ci potrebbe anche raccontare di Re Carlo Recalcati che magari ha cambiato idea e potrebbe anche rimanere alla Reyer con un incarico più manageriale e presidenziale. O di Matteo Renzi che gli aveva chiesto di salvare il basket a Firenze in cambio di uno sgambetto all’improponibile Felice Casson. La nuova società si chiama già Fiorentina e vorrebbe giocare in serie B. Si può fare, sarebbe stata la risposta di Napoleone che, al contrario del suo predecessore, manco si sogna di rimuovere i cavalli di San Marco per portarli a Parigi e men che meno i due Mori di Venezia per sistemarli a Santa Maria Novella, ma caso mai in terraferma. Sopra la Torre di Mestre.