Senza girarci troppo intorno, come i corvi o gli sciacalli, vado subito al sodo. Pensavo giusto l’altro giorno come sia possibile che la Pallacanestro Varese, con il suo illustrissimo passato, dall’ingegner Borghi a Toto Bulgheroni, abbia oggi un presidente del genere. Che non distingue un pivot da un’ala o una guardia da un play. E sin qui nessuna meraviglia: non è l’unico in serie A. Ma soprattutto non sgancia un centesimo d’euro. E allora? Cosa ci sta là a fare? E’ un mistero gaudioso. Un anno fa ce l’hanno messo alla presidenza Cecco Vescovi, di cui si diceva amico, e il Consorzio: forse per lavarsene le mani, forse ingenuamente pensando che non avrebbe potuto far male a una mosca, di sicuro dandogli carta bianca e soprattutto sottovalutandolo. Lui infatti da un dito (mignolo) s’è preso molto presto tutto il braccio e adesso sembra che non lo possa smuovere nemmeno un rinoceronte. Ha fatto fuori grossolanamente uno dopo l’altro Cecco Vescovi, Gianmarco Pozzecco e Artiglio Caja. E nessuno del Consorzio ha fiatato. Eppure non proprio tre pirla qualsiasi, ma l’ex presidente, l’idolo del tempio e l’allenatore dell’ultima salvezza. Flavio Vanetti del Corrsera, che ha nel cuore Varese sin da piccino, lo chiama il re Tentenna e ha scritto che con lui alla presidenza il glorioso club di Masnago è diventato lo zimbello dell’Italia dei canestri. Tentenna, è vero, e fa pure ridere i polli, ma anche usa la mannaia e allora sono dolori. Mi dicono che di mestiere faccia il commercialista. E si è magari anche laureato alla Bocconi o alla Sorbona. Come il cardinale Richelieu. Io invece avrei giurato che fosse un taglia teste e non proprio un’aquila in matematica se non è stato capace di fare nemmeno i conti di quanto deve ancora dare di stipendio a Caja. Che meritava d’essere riconfermato ad occhi chiusi e invece l’ha preso per i fondelli per settimane e settimane con la scusa che prima avrebbe dovuto scegliere il general manager e poi che questo avrebbe deciso chi sarebbe stato l’allenatore di Varese nel prossimo campionato. Ebbene, dopo il rifiuto di Giulio Iozzelli, che da Pistoia si sarebbe portato dietro Paolo Moretti il caldo, e la comica di Nicola Alberani, che pareva legato a Ciglione Toti e a Roma vita natural durante, ecco l’ingaggio di Fratel Brunetto Arrigoni. Il quale credo che non avesse assolutamente nulla contro Artiglio e che comunque o prendeva Moretti o saltava dalla finestra. D’accordo, ma come si chiama questo benedetto presidente di Varese? Se me lo ricordassi, anche ve lo direi, ma non è in fondo così importante. Chiamatelo come volete, anche l’Innominato. O il Gran Ciambellano che sa come intortare quelli del Consorzio di Varese. Semmai aiutatemi a risolvere questo problemino: se per contratto (al minimo sindacale) Tizio deve dare a Sempronio 27.500 euro in tutto per le sue prestazioni e sinora gliene ha versati 22.500, quanti soldi avanza ancora Sempronio? Se non sbaglio cinquemila. In più ci sarebbe anche il premio salvezza, ma questa è un’altra (brutta) storia. Un saldo che l’Innominato si rifiuta invece di versare a Caja. Il quale si rivolge alla commissione vertenze economiche della Lega che, attraverso il suo presidente Zoli, ingiunge alla Pallacanestro Varese di pagare nel termine di dieci giorni la complessiva somma di 4.547,40 euro al netto degli oneri fiscali e contributivi più le relative spese. Ma il presidente di Varese non solo rigira la frittata presentando ricorso e sostenendo che quanto richiesto dal suo ex allenatore è legalmente non dovuto e moralmente scorretto, ma invia ad Attilio questo sms che non merita neanche d’essere commentato tanta è la sua assurda cattiveria: “Credo che non averti confermato sia stata la decisione migliore che potessi prendere nella vita”. Applausi. E il Consorzio ancora tace? Vergogna. E l’agente Bernardi? Pure. Morale della favola: ora avrete capito perché uno dei migliori allenatori d’Italia, adesso lo posso dire, perché prima rischiavo (affermandolo) di bruciarlo, ha accettato l’offerta di Armando Buonamici, presidente di Eurobasket Roma e di Lnp Servizi, di diventare direttore generale della seconda società capitolina di basket. Ripartirà dalla serie B e dietro una scrivania. D’allenare in serie A gli hanno fatto passare per il momento la voglia.