Mentre i piccoli chimici di Sky, che è la tomba del nostro basket, vanno declamando il de profundis di una nazionale che hanno tanto amato senza essere corrisposti, Ettore Messina che fa? Chiama il time out. E pensi che colga l’attimo per ringraziare i suoi azzurri. Che escono a testa alta dall’Europeo, s’affannano già a spiegare Bibì e Bibò. Davvero commoventi, quanto poco convincenti: lasciatemi dire almeno questo. Tre minuti alla fine della lunga agonia, 73-61 per i serbi: se non altro Hackett ha impedito con un fallo a Macvan di schiacciare a due mani la palla nel canestro. Sarebbe stata un’umiliazione esagerata. Nonostante l’impari sfida sia durata sì e no un quarto d’ora. Sino alla tripla di Melli e al 20 pari. Come ha scritto il repubblichino Walter Fuochi che ha il dono della sintesi. Che a me manca. Copia e incolla: “Non c’è stata storia, e non ci saranno altre storie. La Serbia denuda in fretta la piccola Italia e la lascia in un limbo che non è indecenza, né eccellenza. Dov’era prima, dove sarà di nuovo. Non è stata una partita mai nata, ma quasi”. 44-19 ai rimbalzi: una drammatica fragilità. Tutto vero. Mi permetto solo d’aggiungere che si sono buttati anche due anni. Durante i quali il suo amico cittì non è stato meglio del mio. Anzi. E nemmeno questo si potrebbe dire. Ma come si fa a stare ancora zitti? Io non ci riesco. E di mordermi la lingua proprio non ci penso. Petrucci, il mio caro Giannino, ha sbagliato a richiamare Messina dall’America e a scaricare Pianigiani prima ancora che cominciassero gli Europei di Lille. Dove, bene o male, siamo usciti ai quarti di finale con la Lituania dopo un tempo supplementare. Con Datome out. Mentre in questi, come vi ha spiegato anche il buon Fuocherello, non siamo più esistiti dodici minuti dopo il salto a due tra Cusin e Kuzmic. E non venitemi a raccontare adesso che con Gallinari sarebbe stata tutta un’altra musica perché sapete come vi rispondo e cosa vi domando: perché il Gallo cosa ha per caso vinto in vita sua? Del resto se nel ranking mondiale la Serbia è al terzo posto e l’Italia è ora scesa al 35esimo, e non siamo mai caduti così in basso, non può essere tutta e solo colpa di Simone che al contrario, se la memoria non m’inganna, con gli stessi fenomeni, o quasi, ha battuto due volte la Spagna di Gel Scariolo e pure la Turchia di Boscia Tanjevic, la Grecia di Gas Gas Trinchieri e la Russia di Shved, Fridzon e Monja. Però a Lille fu un disastro e un mezzo scandalo. Vero Zapelloni Viendalmare? Mentre da Istanbul torniamo a testa alta senza doverci rimproverare niente di niente. Come sostengono i piccoli chimici di Sky e chi ancora li ascolta. Al punto che mi è toccato sentir dire ieri sera in diretta da Pessina: “Se dalle semifinali sono rimaste fuori anche la Francia e la Lituania, dobbiamo essere soddisfatti della nostra nazionale che non era scontato dovesse entrare tra le prime otto”. No, dovevano prenderle anche dalla Finlandia. Ma mi faccia un piacere. Ci sono piuttosto tante caprette da menare ancora al pascolo tra i monti di Heidi e della Val d’Aosta. Mi avete fatto di nuovo arrabbiare. Di modo che non voglio nemmeno adesso pensare a quale sarà il futuro dell’Italia di Sacchetti. Povero Marameo. Ma vedrete se non butteranno presto un’altra volta la croce addosso a Pianigiani perché quest’inverno non darà gli azzurri di Milano alla nazionale: scommettiamo? E così ho perso il filo, non ho il dono della sintesi, come vi dicevo, e non mi ricordo più cosa vi stavo raccontando. Ah sì, del time out di Messina. Che ha una faccia più nera della notte. E’ accovacciato davanti a Filloy, Datome, Belinelli e Hackett seduti in panchina. Mentre Sacripanti si mantiene a debita distanza. Una brutta storia anche questa. Sulla quale magari torno con più calma domani. Scarabocchia qualcosa sulla lavagnetta. Impreca. Breve pausa. Tranquillo incredibilmente tace. Ettore prende fiato. Poi esplode: “Vaffanculo”. Con chi ce l’ha? Vallo a sapere. Con se stesso? Con l’Italia? Con qualche giocatore? Con l’incolpevole Pino? Con me? Però adesso basta: se ne torni pure a San Antonio, in Texas, con Popovich (nella foto al suo fianco, ndr) che non gli lascerà la panchina manco morto. Ma ci resti. Che nessuno lo andrà più a cercare. Neanche Petrucci. Forse Ciccioblack che ha annunciato su Facebook il suo imminente ritiro da Sky e gli piacerebbe fare il piccolo vice coach agli Spurs. Fosse vero.