Un’ora a mezzogiorno. Seduto al Royal Cafè, nel cuore di Cortina, sfoglio i giornali e sorseggio un cappuccino tiepido con la schiuma. Non c’è più un posto al sole e nella piazzetta di fronte all’Hotel de la Poste all’ombra serve un maglione. Passeggia su e giù la gente per Corso Italia. Coppie tutte eguali. O quasi. Avanti con gli anni, ma forse i giovani sono andati in gita approfittando della (rara) bella (mezza) giornata. C’è chi lo chiama struscio, chi vasca, chi listone. Ci siamo capiti insomma. La gente non ha fretta: del resto è domenica d’agosto. Un film del 1949. Con Marcello Mastroianni doppiato da Alberto Sordi. Questa non la sapevate, immagino. Camminano piano e guardano le vetrine, commentano i prezzi e non entrano nei negozi di moda. Persino qui si sente la crisi. Invero i veri ricchi non hanno mai speso: altrimenti che ricchi sarebbero? Solo la Cooperativa è piena come un uovo. Specie al piano terra dove c’è il supermarket dei generi alimentari. E tutti fan la spesa. Su e giù anche per le scale mobili: ai piani superiori si può sempre curiosare ma non comprare. Vuoi mettere una volta: era tutto uno spendi e spandi. E un ostentare per il centro di Cortina. I soliti discorsi. Io invece mi diverto a indovinare i giornali che acquista la gente alla storica edicola di Lutteri che ha un banco anche fuori. Sul selciato. A due passi, al massimo tre, dal mio cappuccino e dai miei cinque quotidiani. Ma perché vi racconto queste cose? Perché questo è il mio gazzettino. Con la gi minuscola di Giorgio Gaber. Dove scrivo quel che mi pare. E se volete conoscere il prezzo del cappuccino al tavolo del Royal Cafè anche ve lo dico: appena tre euro. Il Gazzettino con la maiuscola, che mi ha sbattuto la porta in faccia, vi fa invece sapere che Giancarlo Galan può corrompere ancora e quindi per i giudici deve restare in galera. Butteranno via la chiave? Non credo. So che nel Veneto tutti sapevano e ne parlavano da anni nei bar dove un tempo si discuteva solo di pallone. Ma dopo il Venezia e il Treviso è saltato in aria quest’estate anche il Calcio Padova. Pure il Vicenza non se la passa bene. Resta solo Verona con il Chievo, due squadre in serie A come Roma, Milano, Torino e Genova. Troppa grazia Sant’Antonio. Lunghe code per la Slovenia. Dove forse le vacanze costano meno, ma attenzione: appena possono vi fregano. Il professor Romano Prodi nella sua rubrica della domenica vi informa che la Cina è diventata la seconda economia del pianeta e si appresta ben presto a diventare la prima. Code all’edicola. Quelli del 68 lo sapevano già da un anno (prima) grazie a Marco Bellocchio e la Cina è vicina. Io non ero un sessantottino, anche se andavo a sentire le lezioni di Toni Negri all’università di Scienze Politiche di Padova quando ero iscritto a medicina. Però ero certo che non avrei mai fatto il medico e non mi sono infatti sbagliato. Se non sapete invece chi sia Toni Negri io non so cosa farci. Cavoli vostri. Sempre il Gazzettino, non quello del trombettista ma del trombone, aveva solo ieri esultato: stop alle grandi navi a San Marco, sarà in diciotto mesi ampliato il canale Contorta. Cominciate a contare che intanto a me vien da ridere. Ma dove vivete? In un Paese nel quale servono anche sette mesi, come ho letto oggi su Repubblica, per avere la carta d’identità digitale, nel febbraio del 2016 le navi da crociera dovrebbero fare l’inchino a Fusina e Marghera? Ma in quale commedia all’italiana? “Capitan Schettino e la Serenissima Repubblica”? Ed infatti stamane il Gazzettino si è subito corretto: bisogna sempre fare i conti con la burocrazia e così i tempi si potrebbero pure allungare. Ma va? Chi l’avrebbe mai pensato? E intanto perché non dar magari retta all’ex sindaco Massimo Cacciari che ammonisce: “Una follia in più o una in meno, ormai cambia poco, ma penso che sia molto pericoloso scavare ancora la Laguna”. Ricordando ai veneti che nelle regionali del 2000 Giancarlo Galan fu eletto governatore grazie a un milione e mezzo dei vostri voti, pari al 54,96 per cento. Contro il 38,22 che ottenne Massimo Cacciari. E poi se dicono che siamo proprio dei gran mona abbiamo anche il coraggio d’arrabbiarci.