Ho dovuto lasciar passare giorni e giorni prima di riprendermi dallo shock anafilattico di vedere Massimo Giletti che si sbaciucchia Alessandra Moretti in una spiaggia d’agosto nell’azzurro mare di Sardegna. L’ex portavoce di Bersani, convertita a Renzi, e già questo avrebbe dovuto allarmarmi, ha avuto il mio voto alle recenti europee. Non so se mi spiego: sono proprio un coglione. Perché darmi del mona è poco. Giletti ha una sola qualità: è juventino. Per il resto è meglio lasciar stare e comunque sono allergico a tutti i giornalisti che invitano nei loro salotti quelli di destra e quelli di sinistra che s’azzannano in diretta e poi magari vanno a pomiciare dietro le quinte. Lo so da tempo: la bella Alessandra ha un debole per la televisione. Mi ricordo che, quando era ancora vicesindaco di Vicenza, s’alzava anche alle quattro e mezza per essere in trasmissione con me alle sei in punto a Rubano, in provincia di Padova. Parlo delle sei del mattino: avete capito bene. D’inverno prima dell’alba. Ancora col buio pesto e un sonno con molte o: sonnooooo. Commentavamo sbadigliando la rassegna stampa e poi facevamo colazione insieme. Sempre a Rubàno con l’accento sulla a: altrimenti avremmo lasciato che ci andassero Giancarlo Galan e i suoi compagni di merende. Era già carina, ma non più di adesso: del resto il fascino del potere è sempre una bella carta in più se te la sai giocare. Ma con Giletti no. Per cortesia. Ho dovuto invece lasciar passare anche il mio compleanno del 13 di agosto per trovare il coraggio di parlare di quel che è accaduto una settimana fa, l’otto dell’otto, a Palazzo Madama dopo l’approvazione del ddl che decreta praticamente la fine del bicameralismo nel Belpaese. Io non discuto il disegno di legge: fosse per me il Senato lo avrei raso al suolo già da un pezzo. Ma mi è venuto il mal di stomaco e ho fatto come Vomitino Messi quando ho visto il ministro per le riforme Maria Elena Boschi, giovane e graziosa bandierina del Pd, abbracciare con trasporto prima Maria Rosaria Rossi, la segretaria del Pregiudicato affidato ai servizi sociali oltre che amica del cuore di Francesca Pascale, e poi Paolo Romani, il capogruppo di Forza Italia al Senato, che io non bacerei sulla guancia neanche per diecimila euro. Al quale non è scappato di precisare: “La riforma porta due firme: quella di Renzi e quella di Berlusconi”. Altro che la mano di Bersani sulla spalla di Angelino Alfano che fece gridare all’inciucio. Questa è una porcata bella e buona. Come ha strillato il Fatto Quotidiano al quale, comunque la pensiate, non si può assolutamente dare torto. In più le effusioni d’amore tra la Finocchiaro e Schifani, i pissi-pissi e gli strusciamenti fra pidini e forzisti ben descritti e commentati da Marco Travaglio. “Scene hardcore, anzi da Arcore”. Ebbene non ci crederete, ma da quel giorno devo ancora riprendermi. E intanto do un voto al lato b di Monna Boschi in bikini riproposto da Chi (domani in edicola) sulla spiaggia di Marina di Massa: dal tre al quattro. Un culo flaccido come disse una volta del Berlusca la Minetti ripudiata. O un culo secco come quello di Sigourney Weaver in Una donna in carriera? Una grande delusione comunque. Come l’Adulterio di Paulo Coelho che ho lasciato a metà sul comodino e ho sostituito con La cuoca di Himmler che almeno parte con slancio: “Non sopporto la gente che si lagna. E quanto pare non si trova altro sulla terra”. Brindiamo allora ai miei 65 anni e al mio Conte Antonio che va in nazionale. Ringraziandovi delle centinaia di auguri che mi avete mandato e ricambiandoli con una storia del pranzo del mio compleanno che domani vi andrò a raccontare affinchè possiate ritagliarla e prendermi per il sedere ogni qual volta mi lamenterò del governo del lupetto e delle sue lupacchiotte. Io scrivo pure a ferragosto e così, se anche la Juve cede Vidal, sarò pronto sul pezzo.