Sarò anche fortunato. Penso proprio di sì. E porterò pure culo. Questo è ormai assodato. Però sono stato quest’anno due volte al Palaverde e in entrambe le occasioni Treviso ha vinto giocando tra l’altro pure molto bene. Soprattutto in difesa. E le avversarie non erano nemmeno di comodo: quindici giorni fa la Verona dell’Uomo Dalmonte e di Leonardo Totè, totem totalmente impresentabile; oggi a mezzogiorno la Fortitudo di Matteo Boniciolli. Che ha trovato il tempo (e il coraggio) di scrivere la sua biografia dal titolo “Non è mai finita”. Già, non è mai finita. In vendita dall’11 dicembre. Mi prenoto sin d’ora due copie del libro. Perché una la vorrei regalare per Natale a Boscia Tanjevic. Sperando che Don Matteo finalmente ci spieghi cosa è successo tra lui e il Maestro al quale ha girato le spalle dopo la parentesi romana. Era il gennaio del 2011. Prima erano come padre e figlio. Poi cane e gatto. Se non peggio. Dicevo della De’ Longhi di Stefano Pillastrini. Che per me resta il miglior allenatore della A2. Anche se in questa stagione ha vinto cinque partite e altrettante ne ha perse. Ma nei due precedenti campionati ha chiuso la regular season al primo posto e non aveva la squadra più forte dell’Est. Uscendo nei playoff solo per mano della strafavorita Fortitudo. Treviso non lo dimentichi: sarà forse d’uopo. Così come è bene che si ricordi che cinque anni fa era morta e sepolta. E l’hanno salvata in due: Paolo Vazzoler e Giovanni Favaro, straordinari presidente e diggì. Oltre ad Andrea Gracis in un secondo momento. Questo premesso, torniamo a bomba e al mezzogiorno di fuoco. Saltando il pasto e accontentandomi di un panino con la porchetta. Ovviamente trevigiana. Palaverde quasi sold out: 5.130 spettatori comunque. E tifo meraviglioso. Alle stelle. Come sempre. “Semo coreti coa graspa”. Serve la traduzione? Spero di noi. Altrimenti perderebbe il gusto delle cose buone. La serie A non è poi così lontana. Il fedele Massimo Iacopini mi ha raccontato come sia riuscita incredibilmente a perdere la Reyer ad Avellino dopo un tempo supplementare. E io che non sapevo il risultato, né volevo saperlo perché mi sarei volentieri visto il ghiotto anticipo del sabato in on demand. Una pretesa davvero assurda. Ma io sono matto: non l’avete ancora capito? Come Dominique Johnson ovvero DJ, il mio caro Scaramacai nero di Detroit. Che stavolta però l’ha combinata davvero grossa: doveva sbagliare il secondo tiro come dalla panchina gli urlava Ray Bahn De Raffaele, ma è stato più forte di lui e l’ha segnato. Come nella favola della rana e lo scorpione. “Questa è la mia natura”, le disse lo scorpione e la punse sul dorso pur sapendo che, attraversando il fiume, sarebbe affogati e morti entrambi. C’erano anche quelli della Fossa, per la verità meno turbolenti e divertenti del solito. Sotterrati stavolta dai canti e dai cori di tutto un palazzo in festa. Effe sempre sotto dal primo all’ultimo minuto. Anche di sedici (41-25). Matteo Fantinelli in cattedra: 12 assist. Per me il migliore di tutti. Michele Antonutti giustiziere: 19 punti come John Brown III. Fantinelli e Antonutti, capitano e vice, sono stati a lungo out ad inizio di stagione e così vi ho già servito in tavola la spiegazione del perché la De’ Longhi è oggi tanto indietro in classifica. In più il Pilla ha per il momento dovuto tirare avanti con un solo americano come per altro è il top player numero 0 che viene da Roma capitale. Il playmaker atipico di Treviso potrebbe benissimo giocare in serie A. Sì, anche a Venezia. Ma non ne ha nessuna voglia e Vazzoler non se ne dispiace. Anche se quest’anno ha speso più che nella passata stagione e deve ancora comprare il secondo straniero. Gli consiglierei un centro grande e grosso più che una guardia, eccezion fatta per Umeh in uscita dalla Virtus, ma mi potrei sempre anche sbagliare forse perché Gherardo Sabatini non è un figlio di papà (Claudio), e anzi ha grinta dei poveri ma belli, e pure Imbrò e Negri sanno vendere cara la pelle. E qui freno di brutto dal momento che so dove mi state portando e cosa volete sentirvi dire. E cioè che alla De’ Longhi può anche riuscire il salto di categoria se la Fortitudo oggi le si è avvicinata al massimo a cinque punti (64-59) e alla fine ha perso di dieci (84-74). Calma e gesso. Ricordandovi una volta ancora che non sono cambiate le regole del gioco e che in serie A è promossa una sola squadra su trentadue. Non so se mi spiego. Quanto alla Bologna dell’Aquila sopra lo scudo niente di nuovo sotto il sole: se s’accende Stefano Mancinelli (14) nulla le è vietato, ma se il Mancio sonnecchia come nel primo tempo (0) sono dolori per un Boniciolli che di nuovo da Daniele Cinciarini, Pini e Italiano ha avuto poco e da Fultz e Bryan assolutamente nulla. E Amici (15) come prima.