Sbriciolati sabato (108-62) i simpatici filippini, rottamati oggi (92-61) i rudi angolani, siamo tra le prime sedici squadre di questo Mondiale e così , male che vada, giocheremo il preolimpico. Per chi s’accontenta di poco è stato già centrato l’obiettivo massimo e quindi potremmo anche già tornare a casa prima di fare brutte figure con la Serbia, la Spagna e Portorico o Tunisia. Per chi, come me, invece ritiene che la nostra avventura in Cina debba ancora iniziare perché sinora non è stata una cosa seria, c’è un sacco di curiosità di vedere se siamo proprio così scarsi come dicono in giro. Io francamente non lo credo e comunque mi rifiuto di pensare che i larghi successi su due squadre inesistenti come le Filippine e l’Angola siano se non altro serviti a confermare MaraMeo Sacchetti alla guida della nazionale sino al 2023. No, così non vale ed è troppo comodo. Anche a costo di sembrare antipatico, ma non basta aver avuto un sorteggio più favorevole di quello dell’Atalanta in Champions per aver convinto Giannino Petrucci a tenersi stretto il suo meraviglioso cittì indipendentemente se andremo o meno ai Giochi di Tokyo della prossima estate. Vi dico la verità, anche se lo so già che non mi crederete: non ho scritto niente dell’esordio degli azzurri a Foshan per una ragione molto semplice: semplicemente non ho visto la partita con i filippini. O, meglio, dopo i sette punti di Datome e i quattro persino di Biligha, ho preso sonno sul divano con il block-notes sulle ginocchia come spesso mi succede la domenica con i Gran Premi di Formula 1 a meno che non siano avvincenti come gli ultimi. E mi sono risvegliato sul 92-46 per gli azzurri mentre Ciccioblack Tranquillo con poco buon gusto prendeva per il sedere quel povero vecchio di Andray Blatche, l’ex Nba che è una sorta di mito tra le oltre settemila isole filippine. “Arriva il nuovo passaporto e lui dice: festeggiamo con un bel tweet in tagalog. Quindi grande hashtag, tutto apposto, solo che sbaglia una lettera e invece di scrivere cuore scrive lavanderia. Che non è proprio la stessa frase. Grande Andray, fattelo almeno correggere da un buon maestro”. E giù a ridere. Lui e Pessina che, tenendosi la pancia, aggiunge: Che sfiga? E io: Che classe? Piuttosto non sapete neanche quanta gente si è lamentata delle insopportabili telecronache dell’urlatore. E proprio a me lo venite a dire che lo vado ormai ripetendo da almeno vent’anni sino alla noia? Anziché a me telefonate semmai a Sky e fatevi sentire. Sarebbero già molto meglio Alessandro Mamoli e Francesco Bonfardeci che sono già sul posto. Ma è solo tempo perso. Ci provò infatti anni fa Lorenzo Dallari, che pure era vicedirettore, e venne licenziato su due piedi. Rassegnatevi: è intoccabile. Come Robert De Niro e io non sono bravo come Kevin Costner. Anche se lo stanai quando confessò sul suo blog d’aver preso il nero da Ferdinando Minucci in quel di Siena. Acqua fresca. Per esempio nel pomeriggio Geri De Rosa è stato gradevolissimo nella telecronaca di Spagna-Portorico, ma l’ha fatta dallo studio di Rogoredo e nessun s’è sognato, come sarebbe stato giusto e meritevole, di mandarlo in Cina. A fatica ha vinto (73-63) la nazionale di Gel Scariolo che invero parte sempre con il freno a mano tirato nelle prime uscite. 19 di Marc Gasol e 17 di Rubio che gli hanno tolto le castagne dal fuoco e comunque adesso non mettetevi pure voi a ridere se vi dico che l’Italia può giocarsela alla pari con questa Spagna se Portorico, che sabato ha superato l’Iran di solo due punti, l’ha messa alle corde per tre quarti su quattro. Stavolta con l’Angola non mi sono addormentato. Anche perché mi ero appena alzato dal letto. E’ partito a mille Danilo Gallinari (nella foto contro le Filippine) e tutto poi è stato facile. Hackett c’è. In palla Belinelli (17). Alti e bassi di Datome ancora in ritardo e spesso fuori dai giochi d’attacco. Meglio Tessitori di Biligha. Mvp Jeff Brooks, una bella doppia doppia, 11 + 11. E gli africani? Orribili. 15 punti realizzati nei primi 17 minuti, contro i 36 dei nostri in passeggiata. Che sarebbe stata anche piacevole e salutare se gli angolani non si fossero messi ad usare la clava sotto canestro e Alessandro Gentile non fosse quasi venuto alle mani con Leonel Paulo (espulso) che per poco non gli apriva pure in due la fronte con una testata.