L’orologio della torre segna sempre le otto e 37

rol

In qualche fondo di cassetto devo avere ancora qualche dracma: non si sa mai, potrebbe tornarmi utile se dovessi andare in Grecia. Con l’estate torna anche il mio gazzettino: appuntamento quotidiano (o quasi) di questo blog di satira che sta avendo grande successo all’edicola della palla nel cestino. Della quale continuerò comunque a occuparmi – è ovvio – in vista degli Europei di settembre in Germania. Trentatré righe al giorno come numero perfetto. Sfogliando i giornali. Che parlano tutti e solo della Grecia. Neanche l’Italia non avesse i suoi cavoli. Difatti ci sto pensando da tempo ogni volta domandandomi stizzito: perché ancora li compro? La Gazzetta dello sport con l’inserto della Pravda mi costa un euro e 50 al giorno. Come La Stampa. La Repubblica più il Venerdì e la Nuova Venezia appena uno e 70. Potrei benissimo allora non prendere il Gazzettino dell’Orchestra Papetti (con lui al trombone), ma farei infuriare la Tigre che per nessuna ragione al mondo rinuncerebbe alla pagina dei morti e delle farmacie di turno. Oltre tutto risparmierei un bel po’ di soldini. Fatti quattro conti: più di 200 euro al mese. Compresa La settimana enigmistica e Chi, il mio inseparabile amico nelle lunghe sedute sul trono del salotto piastrellato. Sì, insomma: del bagno. Ieri ho acquistato anche l’Unità (un euro e 40) e l’edicolante della piazza mi ha guardato storto prendendomi probabilmente per matto. L’orologio della torre intanto segna sempre le otto e 37. Non conosco la ragione per la quale si sia fermato: forse per guardare, incredulo e attonito, il finimondo che gli stava succedendo intorno. So però che è fermo alle venti e quasi 38 minuti almeno da quando Gigi Brugnaro è diventato sindaco. Cioè da quasi tre settimane. Ora non pretendo che il primo cittadino di Mestre-Venezia s’arrampichi sulla torre come un’edera, ma credo di non chiedergli la luna se almeno mandasse un suo sottopancia a caricare finalmente l’orologio. Anche se così non avrebbe poi più nessuna scusa per arrivare sempre agli appuntamenti con mezzora di ritardo come minimo. Sempre ieri l’ex presidente della Reyer, ora solo padrone, ha tenuto a Ca’ Farsetti il suo primo consiglio comunale. Subito criticato da Felice Casson che ha definito la nuova giunta “quattro amici al bar che cercano di costruire un progetto politico, ma non ci riescono”. Io dico che l’ex giudice, ora solo senatore, avrebbe fatto molto meglio a star zitto dopo la figura fatta al ballottaggio straperso con Brugnaro. E’ stato infatti un repellente di voti da destra e da sinistra così aggressivo che i veneziani hanno preferito restare a casa piuttosto di dare a lui le chiavi della città più bella del mondo.