E’ mezzogiorno, anzi lo era, tra un piatto e un altro già rintoccano le due, ma sono ormai tre ore che non si parla d’altro del ritorno di Mancio all’Inter e di Walter Ego cacciato. Dico la mia a caldo: più di tiri Mancini di Thohir a Mazzarri, parlerei di un autogol maldestro che l’indonesiano di Giacarta ha tirato a se stesso. E mi spiego. La Beneamata non sta certo bene di salute. Dodici punti dalla Juventus di Allegri dopo undici giornate, un’altra corsa per lo scudetto appena cominciata e già finita, ma questo non è il peggio e, anzi, è ancora nulla in confronto ad un bilancio (ufficiale) in rosso di 85 milioni di euro che non si potrà certo spianare in quattro e quattr’otto neanche con l’aiuto della Nike, della Pirelli e della Tim. E men che meno delle banche alle quali, per un prestito di 230 milioni complessivi, l’Inter dovrà versare – secondo il Sole24Ore – un milione di euro al mese, più gli interessi, accantonandone contemporaneamente altri 46 all’anno, sino al giugno 2019. Altrimenti il fallimento è scontato. D’accordo: Walter Ego, che non ho mai potuto sopportare sin dai primi giorni di ritiro del Napoli dell’onnipotente De Laurentiis in Val di Sole, era diventato un peso ormai per tutti, ma vedendolo così solo e inzuppato d’acqua domenica a San Siro nell’allucinante 2-2 con il Verona, così teso e tanto angosciato, dico la verità: mi ha fatto anche un po’ di pena al punto che, se l’avesse accettata, gli avrei regalato persino una carezza. Ma il discorso è più complesso. Mazzarri sarà anche pieno di se stesso e vittima del modulo che diceva d’aver inventato e che il Conte Antonio, povera stella, gli avesse copiato. Un 3-5-2 al quale sino all’ultimo è rimasto ostinatamente aggrappato e che è stato forse la sua tomba. Ma certamente non è un allenatore scarso: in serie A ce ne sono molti di peggio. Pippa Inzaghi probabilmente. E men che meno è un fesso. Difatti l’estate scorsa, grazie al sostegno dei “noti Fassone (ex Juve e Napoli) e Ausilio (ex diesse della Pro Sesto)”, come scrive l’ex addetto-stampa nerazzurro, Danilo Sarugia, sempre velenoso quanto informato sulle cose segrete dell’Inter, Walter Ego, pur già sgraditissimo ai tifosi di San Siro, aveva strappato a Thohir un prolungamento del contratto a tutto giugno 2016 per una cifra intorno ai tre milioni e mezzo a stagione. Di modo che adesso “il capitalista senza capitali”, come l’ha definito il Corriere della sera, gli dovrà versare tutti questi soldi sino all’ultimo centesimo. Neanche il tycoon indonesiano non avesse già le sue gatte da pelare, i suoi debiti e una squadra quasi interamente da rifare. Soprattutto in difesa e sulle ali. Ed ecco allora che il ritorno di Roberto Mancini dopo sei anni, uno scudetto vinto a tavolino grazie al commissario Guido Rossi e un altro con la Juve in serie B, più un terzo rubacchiato alla Roma, magari non è proprio un giro di vite sbagliato, ma senz’altro non necessario e comunque un capriccio che a Thohir costerà un occhio della testa e che all’Inter potrebbe costare ancora più caro. Si parla infatti di dieci milioni di contratto al Mancio per due stagioni e mezza. Che diventano venti lordi. Più i sette a Mazzarri fanno ventisette in tutto. Cioè i soldi che la Nike e la Tim nel frattempo gli gireranno. Più la multa dell’Uefa in arrivo per violazione del fair play finanziario e, alla ripresa del campionato, il derby con il Milan e la trasferta di Roma. Dalla quale l’Inter di Mancini dovrebbe uscire con sei punti. Altrimenti saranno dolori e io mi dovrò far frate. Come nel caso in cui la Juve di Allegri vincesse la Champions. Ma non ho di queste paure. Anche se nella vita non bisogna mai dar nulla per scontato: neanche uno scudetto di una delle due milanesi prima del 2023.