A Valerio Bianchini, il sommo Vate, non piacerà anche il tiro da tre punti volgarmente chiamato bomba. E posso anche essere d’accordo con lui. Come (quasi) sempre negli ultimi tempi. Avrebbe però potuto cambiare idea in quattro e quattr’otto se nel tardo pomeriggio avesse visto giocare la Reyer al MandelaForum di Firenze: dodici su diciotto nelle triple solo nel primo tempo e più sedici (57-41) all’intervallo sull’attonito Banco di Sardara. E poi MaraMeo Sacchetti, il cittì idolatrato da Giannino Petrucci, sarebbe così costretto a cambiare mestiere e questo, allo 007 della Banda Osiris, non arrivo ad augurarglielo nemmeno io. Anche se non lo vedrei male come buttafuori all’Hollywood di Milano o come controfigura di Diego Abatantuono nelle scene spericolate di Eccezzziunale veramente. Scherzi a parte, nei primi due quarti ho perso persino il conto delle triple centrate dai lagunari di Walter De Raffaele. Di modo che ho fatto molto più presto a contare le sei bombe non andate a segno e cioè le tre fallite da Haynes (3/6), le due di Bramos (3/5) e di Tonut (3/5) e quella di Stone (1/2). Addirittura Austin Daye tre su tre da tre e uno Stefano Tonut da record: venti punti in 16 minuti al 3’ della ripresa come nessun altro azzurro in questo ultimo millennio. D’estate Stefano Sardara e Gianmarco Pozzecco vanno spesso in barca insieme e quindi non ci si deve stupire se ad entrambi non è venuto il mal di mare anche quando la Reyer con il vento in poppa è volata a più venti (72-52) e nessuno a quel punto avrebbe scommesso un euro sul successo del Banco di Sardegna oltre tutto poco sostenuto dagli italiani. Eccezion fatta per Polonara. E invece questa Coppa è stramaledetta per Venezia e per il suo sindaco. Come lo sarà sempre la Champions per la mia Juve in vantaggio 2-0 (gol di Dybala e Bonucci) già dopo un quarto d’ora e con l’ottavo scudetto di fila ormai in tasca. Ci sia o non ci sia Napoleone. Oggi Brugnaro (nella foto con l’acqua alta in Piazza San Marco) c’era con la sua signora a bordo parquet e comunque sette uscite di scena al primo turno in altrettante final eight non sono spiegabili solo con la fortuna. Fatto sta che in un amen la Reyer ha beccato un terrificante parziale di 6-27 che ha spento i suoi tiratori bollenti ed esaltato in particolare Dyshawn Pierre (24 e 9 rimbalzi), un giocatore sottostimato che mi è sempre invece piaciuto da non dire. Sorpasso sardo: 78-79 con una tripla di Tomas e 82 pari quando la pazzesca sfida infila la dirittura d’arrivo. Adesso m’immagino Valerio Bianchini che non sta più nella pelle e che se la ride, come dargli torto?, del basket da tre punti che è più inaffidabile di Daye e Haynes (messi insieme) che intanto sono completamente spariti sotto una montagna di palle perse (ben 18). E’ ora Watt sotto canestro a tenere a galla Venezia che scappa di nuovo (87-82). Ma ovviamente non può bastare e non basta no. Jaime Smith con due liberi e Jack Coley con un semigancio mancino a un secondo dalla sirena annegano la squadra del sindaco in un mare di lacrime che possono anche stringere il cuore ma non commuovere i suoi disperati tifosi che si erano illusi stavolta d’arrivare almeno in semifinale. Anche la meravigliosa Brindisi di Frank Vitucci s’avvantaggia nel primo periodo di diciotto punti (10-28) con un John Brown III esplosivo e un Adrian Banks illuminante, ma adesso lasciatemi andare a vedere il secondo tempo di Juve-Frosinone almeno sul tablet dell’arbitro Maurizio Biggi, sfegatato gobbo al pari mio. Che tanto non credo che Avellino possa recuperare come Sassari. Però in questi giorni è forse proprio il caso che la smetta di scommettere e di buttar giù pronostici a vanvera perché nelle prime battute della ripresa la Sidigas ha pareggiato i conti (54-54) con l’Happy Casa e sullo slancio l’ha addirittura staccata di sedici punti (78-62). E adesso posso davvero andarmi pure io a nascondere.