Salendo il colle reggiano sotto la pioggia, che sarebbe poi diventata nevischio, ho pensato a tante cose. Belle e brutte. In assoluta libertà. Come sempre. Saltando di palo in frasca senza che qualcuno mi potesse sentire. Pensavo soprattutto alla sera prima e a una partita, GrissinBon contro Reyer, 98-96 dopo un supplementare, che a me è anche piaciuta. E pure parecchio. Dite che son di bocca buona e che mi accontento di poco? Può anche darsi, ma intanto vi avevo già mandati a remengo a uno a uno, voi tutti che avete la puzzetta sotto al naso. E non era ancora l’ora di pranzo. Sparando in aria e sperando di colpire di nuovo Ciccioblack Tranquillo. Che sta scrivendo un libro che non leggerà come al solito nessuno. Neanche se ve lo regalano. Stavolta è un romanzo noir. Che tratta di un delitto passionale sul Mar Nero. Mi sembra logico e scontato. Pensavo a Virginio San Bernardi e a Riccardo Gabibbo Sbezzi che si sono divisi il nostro basket: a me i buoni allenatori, a te i buoni giocatori; io presidente degli agenti, tu vice. Ammesso e non concesso che esistano ancora in serie A dei bravi allenatori. A parte Max Chef Menetti e Pandoro Pancotto. Il primo mi piace anche perché non si lamenta mai. Come del resto Gelsomino Repesa al quale, poveretto, oggi manca Bruno Cerella e domani magari non avrà Daniele Saponetta Magro o Mantas Kalnietis. E non sa più quale quintetto inventarsi con solo Cinciarini, Simon, Alessandro Gentile, Macvan e Batista oltre a Lafayette, McLean, Jenkins, Sanders, Barac e lo stesso Cerella che alla fin fine ha saltato solo una partita e mezza di Coppa Italia. Ma Gelsomino ci vuole tutti prendere per il sedere? Ho questa netta sensazione. Pensavo anche, mentre il tergicristallo giocava con la pioggia sempre più battente, che la Gazzetta non ne indovina mai una di basket-mercato a meno che il Livido Proli non passi una velina a Vincenzo Di Schiavi. Però non mi dispiacerebbe se avesse finalmente azzeccato il nome dell’allenatore del Banco di Sardara per la prossima stagione. Cesare Pancotto, più di qualsiasi altro, si meriterebbe infatti di tornare nell’isola, ma se ha dato la sua parola di rimanere a Cremona anche per l’anno venturo non è tipo che se la rimangi dalla sera alla mattina. Come qualcuno che conosco. Piuttosto ho saputo da uno dei miei italianissimi Sancio Pancia che un presidente di serie A, di cui non vi faccio ancora il nome, ha nei giorni scorsi chiesto aiuto a Simone Pianigiani che, cortese e lusingato, non ha però accettato l’offerta. L’ex amato cittì, peraltro inibito sino a dopo Pasqua, e adesso lo vogliamo anche torturare?, aspetta in verità uno jawohl dal Bayern Monaco che tarda ad arrivare perché i Pesic, Svetislav e figlio, sono comunque sotto contratto sino a giugno 2007. Così come tra i nostri allenatori devo salvare anche Maurizio Buscaglia, non fosse altro per il capolavoro che gli è riuscito con Toto Forray, l’italo-argentino che mai avrei pensato potesse diventare un playmaker anche migliore di Peppe Poeta e persino più solido di Andrea Cinciarini. Ma pure mi sono dovuto ricredere su Sacripantibus, il mio coach del mese di febbraio, che con gli avanzi di Cantù sta pasteggiando a caviale e champagne. Anche se al suo posto avrei detto a Giannino Petrucci: “Mi spiace, ma non sono l’ultima ruota del (tuo) carro”. Scarpetta rossa, sindaco di San Felice Circeo, infatti l’ha rimesso alla guida dell’Under 20 azzurra dopo che Ettore Messia l’aveva offerta a SottoBanchi, Menetti e Buscaglia. Ma il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare. Come scrisse il Manzoni per giustificare il suo Don Abbondio. A proposito di Luca Banchi, mentre Max Menetti mi faceva strada salendo verso la trattoria del Cacciatore, dove siamo stati di un bene ma di un bene che nemmeno potete immaginare, ho pensato male non vedendolo agli 80 anni dell’Olimpia. Magari lo hanno anche invitato, ma, come Tanjevic, impegnato con la nazionale del Montenegro, che è da sempre la preferita di Ciccioblack, non ha voluto ugualmente partecipare alla festa del Forum dopo tutto il fango che Proli gli ha rovesciato addosso. Ora il maremmano avrà tutti i difetti di questo mondo, solo un paio però meno di quanti ne ho io, ma è l’uomo, prima ancora dell’allenatore, che ha riportato lo scudetto a Milano diciott’anni dopo il grande Boscia e per questo meritava comunque più rispetto. E qui smetto di pensare perché mi sono lambiccato il cervello anche troppo. E mi è venuto un terribile cerchio alla testa. Pensando soprattutto che non è stato bello dimenticarsi d’invitare il caro Bepi Stefanel che, piaccia o non piaccia, ha fatto la storia dell’Olimpia e, bene o male, ha vinto come Giorgio Armani uno scudetto e una Coppa Italia (nel 1996). Più due finali di Korac perse perchè Tanjevic non è di certo nato con la camicia.