Capitolo terzo del nuovo campionato, il primo dopo la chiusura del mercato d’agosto. E già non si parla più della Var: per forza, il Chievo non ha mai messo il naso sabato nell’area bianconera se non su una punizione di Radovanovic, la respinta di Szczesny, o come cavolo si scrive, e il salvataggio di Benatia. E quindi perché scomodare la Var creata solo e soltanto allo scopo d’impedire alla Juventus di vincere il settimo scudetto di fila? Nelle prime due giornate di campionato non c’erano del resto né il rigore per il Cagliari, né quello a favore del Genoa, ma la Var li ha concessi entrambi abboccando al tuffo di Cop, appena sfiorato da Alex Sandro, e otto giorni dopo ignorando il fuorigioco di Galabinov. Di modo che molti hanno pensato che la Var abbia le mutande rossoblu. Niente vero: di sicuro è nata in qualche bordello di Milano e, per non fare un torto a nessuno, una domenica le porta a strisce nerazzurre e un’altra a righe rossonere. Ci sono infatti voluti tre falli in area del Milan prima che ieri all’Olimpico l’arbitro Rocchi si decidesse finalmente a concedere un calcio dagli undici metri alla Lazio. Senza svegliare Orsato che davanti alla Var se la dormiva di gusto già da una settimana. Da quando cioè nello stesso stadio aveva chiuso un occhio, e s’era addormentato, su un’entrata a scivolo di Skriniar direttamente sulle gambe di Perotti nemmeno sfiorando la palla. E la Roma stava dominando la sfida, aveva già preso tre pali e vinceva (solo) 1-0. Eppure Mamma Rosa al fischietto Irrati ha dato ugualmente quasi 6 in pagella. Facendo molto arrabbiare Papà Urbano che di cognome fa Cairo. Il quale ai suoi avvocati pare abbia dato il mandato d’avviare la causa di separazione. Ma dai: per così poco? Anche se non passa giorno in cui la Gazzetta non tradisca di confessare il suo amore eterno per l’Inter, Icardissimo e Spallucci. Al quale ha tenuto persino nascosto che i cinesi prima che a lui avevano pensato ad Allegri e poi a Conte. Ne parla tutta Certaldo. Dove Spalletti è nato e dove proprio l’altro giorno sono andato dal suo contadino a comprare un po’ d’olio. “Le posso dare al massimo una lattina da cinque litri perché ne è rimasto già poco per la mia famiglia. E quest’anno la raccolta delle olive sarà ancora peggio: il 40 per cento in meno”, mi ha raccontato il brav’uomo. Che da me ha voluto invece sapere se sia vera la storia che gira da tempo in paese. Ovvero che Luciano sarebbe stata la terza scelta di Zhang Jindong, il nuovo proprietario del club di Thohir con il controllo da fine giugno del 68,55 per cento del capitale nerazzurro. Non vera. Verissima. Ma per carità non gliela dica: potrebbe sul serio rimanerci assai male. Ora che l’Inter fosse interessata a Parrucchino, e che gli abbia offerto 50 milioni per un quinquennale, lo sanno anche i muri delle mura di Boccaccio, ma il Conte Antonio mica stava (e sta) male al Chelsea, checché ne dicano i giornalisti della Stampa granata e quel Marianella che già l’autunno scorso aveva scommesso che il tecnico di Lecce non avrebbe mangiato a Londra il panettone. Difatti ha vinto la Premier League al primo colpo e non è escluso che faccia il bis a maggio. Grazie a Alvaro Morata, il (mio) bimbo d’oro che, quando lo fai giocare, segna. E che, aperta e chiusa parentesi, io non avrei mai ceduto al Real Madrid per prendere Higuain. Come non ho ancora capito perché Marotta ha speso 40 milioni per Douglas Costa e altrettanti per Bernardeschi quando sa benissimo che Acciuga li utilizzerà ad ogni morte di Papa. Ma questo è tutto un altro discorso, sul quale magari ritornerò presto. Adesso la bomba. Prima che a Conte, l’Inter aveva bussato alla porta di Max Allegri promettendogli otto milioni d’euro a stagione. Più bonus vari e tutti i giocatori che voleva. Questo la Juve lo sa molto bene. Perché dopo l’insonne notte di Cardiff fu lo stesso livornese a chiederle di rompere il contratto che lo legava per un altro anno ai campioni d’Italia. Da sei, tre scudetti con Conte e tre con Allegri: questo è sempre il caso di non dimenticarlo. E lo dico soprattutto ai napoletani che sono sicuri di vincere il prossimo. Campa cavallo. A meno che Andrea Agnelli non gli avesse sensibilmente aumentato lo stipendio. Come è successo. E non l’avesse liberato della Mela Marcia. Come è stato. Mentre l’innominato Leo Bonucci ha beccato oggi un 4 persino da Mamma Rosa e la gente solo ora magari comincia a pensare, come il vostro pennivendolo da tempo, che la Juve abbia rifilato un altro bidone al Milan.