E’ davvero un delitto stare chiuso in casa. Mi tocca dare ragione alla Tigre. Davanti alla tivù o al computer. Con la finestra però aperta sul bosco. Tra i miei ritagli e i miei appunti (nella foto). Col tempo che fa in questi giorni in montagna. Cieli blu senza nuvole, l’aria fresca, poca gente in paese. Tanto più che da domani è prevista pioggia e così l’estate se ne andrà assieme al sole. Come cantava Peppino Gagliardi all’alba degli anni settanta. L’Australia dopo pranzo ha battuto la distratta Lituania 87-82 con Patty Mills 23 punti. Una sorpresa? Non direi: i canguri dei canestri erano già saltati sulla pancia degli Stati Uniti di Gregg Popovich nel pre-Mondiale cinese e non è che la cosa mi abbia assolutamente tolto l’appetito. Anzi. Sarei stato pure curioso di conoscere quanti abbonati ieri hanno seguito Italia-Serbia su Sky: non molti, credo, dal momento che l’emittente di Murdoch, quando fa audience, lo fa anche sapere. Altrimenti tace ed è proprio scorretta. Mi sarebbe infatti piaciuto confrontare gli ascolti della nazionale del basket con quelli delle azzurre della pallavolo che sempre ieri, prima di cena, agli Europei sono volate in semifinale catturando quasi un milione di telespettatori su Raidue: 990mila per la precisione con uno share del 7,5%. Che non sono pochi, ma avrei pensato qualcuno di più per una partita senza prigionieri. Le russe avevano poi fatto loro il primo set e ho preso anche paura. Uomo di poca fede. Davide Mazzanti Vien da Fano è un cittì che mi convince da matti perché ha coraggio: stavolta dallo splendido mazzo ha pescato un’altra giovanissima, Sara Fahr, 17 anni, bavarese, centrale del San Casciano, che non l’ha deluso. Anzi, la ragazzina ha murato la trentenne Natal’ja Goncharova, bella quanto terribile, sul 19 pari del quarto set lanciando l’Italia al successo firmato ovviamente Paola Egonu ma anche Indre Sorokaite che viene da Kaunas e ora si è fermata pure lei a Conegliano. Tra le colline del Prosecco. Al quale si vuol cambiare nome. Per piacere. A proposito, vi avevo chiesto piuttosto perché i veneti dovrebbero idolatrare il loro governatore che è nato proprio da quelle parti. “Grazie Zaia”. E di cosa? Nessuno mi ha saputo rispondere. Forse perché è salito sul palco di Conselve durante la sagra paesana dei salvinisti padovani? E, mostrandosi bello agli occhi del Cazzaro Verde, ha arringato pure lui il popolo dei bifolchi: “Vi aspetto tutti in strada e pronti alla rivoluzione. Le piazze devono essere piene. Ci vediamo prima a Pontida e poi a Roma”. Spero almeno non con i cannoni o i bazooka, ma con le zappe e le vanghe. Una volta nascevano imparati e, dopo la terza media, non andavano più a scuola. Adesso invece nascono bravi. A far cosa? Nessuno riesce a spiegartelo: bravi e basta. Come appunto Luca Zaia o Giancarlo Giorgetti che per fortuna non è più segretario del Consiglio dei ministri con delega allo sport perché altrimenti si sarebbe corso sul serio il rischio che saltassero in aria le Olimpiadi invernali del 2026 già assegnate a Milano e a Cortina. Il leghista varesotto di Cazzago (Brabbia) si era infatti messo in urto con il Coni e con il Cio facendo ambo e combinando un vero casotto. Brava e basta è anche Alda Vanzan, penna ossequiosa del Gazzettino, che in un’intervista indecente ha creduto davvero che Gianluca Savoini, un’altra “brava persona”, nulla avesse a che fare col Matteo Salvini che gioca persino a Monopoli con i rubli. Bravo e basta è Marco Verratti che tutti dicono sia un fenomeno. Poi lo vedi trotterellare in azzurro, come prima di cena a Yerevan, e ti domandi se sia mai possibile che Meches Mancini non abbia niente di meglio per le mani. Di nazionale in nazionale non so se sia più piccola quella del calcio, che solo a un quarto d’ora dalla fine ha castigato l’Armenia in dieci per tutta la ripresa, o quella di MaraMeo Sacchetti che è tutto contento perché ha perso solo di quindici punti con la Serbia. Domani c’è comunque la Spagna. Speriamo bene. E intanto tornerà a piovere nel bosco. Governo ladro. Come sempre. Nei secoli dei secoli. Amen.