Sono davvero un sacco strani i cittì dell’Italia di Giannino

ITALIA - MACEDONIA

Non so in quanti me l’hanno chiesto dopo che domenica ho buttato giù la lista completa dei bandaosiris da PantaLeo Dell’Orco, il numero uno, a Giacomo Baioni, detto Zabajoni, mi raccomando con la i lunga, così alla veneziana si legge “zabagioni” che non occorre nemmeno vi dica con cosa potrebbe far rima. Forse con Lazzaroni che sono i famosi biscotti di Saronno? Una bella idea: i lazzaroni intinti nello zabaione come nessuno meglio della Tigre sa sbattere: uova, marsala e zucchero. Ecco, sarà questo il dolce del mio settantesimo compleanno che non ho però ancora deciso dove andrò a passare. Pensavo a Formentera, ma forse non mi sembra più il caso dopo che il Prozzecco e le sue colline sono diventate patrimonio dell’Unesco. E adesso chi lo tiene più l’allenatore del Banco di Sardara che già volava alto e faceva fatica a salutarmi? Lui che abbraccia il primo che gli capita a tiro pur d’essere al centro dell’attenzione permanente che fa cambiare idea alla gente. Come cantava più o meno così Franco Battiato. Io invece lo ripeto ancora in rima baciata: per me non è cambiato proprio niente di niente. Nonostante il Poz sia andato a un nulla dal vincere lo scudetto. Lo ripeto: Carlo Recalcati avrebbe fatto molto meglio a lasciargli fare il manager: aveva già preso contatti con la Bocconi e, se avesse fatto anche un salto al teatrino della commedia dell’arte, sarebbe stato ancora meglio. Invece Re Carlo l’ha spedito a calci sul sedere al corso d’allenatori di Bormio. Dove mi raccontano fossero più le volte che marinava la scuola di quelle nelle quali s’addormentava sul banco durante la lezione. Del resto lo si vede quando traccia con il gesso le freccette sulla lavagna: i giocatori guardano da un’altra parte per non ridergli in faccia. E non ditemi che non la pensate uguale a me. La metà degli allenatori di serie A che ho infatti intervistato, domandando cosa ne pensassero del loro collega Pozzecco, mi hanno chiesto per favore una domanda di riserva. E l’altra metà? Lasciamo perdere. Altrimenti faccio i nomi e i cognomi come domenica ho fatto con la loggia massonica del nostro basket. E dunque schiaccio il pedale del freno perché in fondo gli voglio molto più bene di quanto possano immaginare a Sassari. Intanto mi faccio l’ennesimo nodo al fazzoletto così un giorno magari vi racconto anche cosa ne pensano i coach d’Italia di San MaraMeo Sacchetti o di Paperoga Crespi. O cosa dicono due deputate del Gruppo Misto sul conto del Prosecco patrimonio dell’umanità. Di sicuro non brindano alla certificazione dell’Unesco e semmai consigliano gli abitanti di quelle terre di non fare giocare i loro bambini tra quelle vigne avvelenate dai pesticidi. Se questo fosse uno Scacciapensieri sono già a 33 righe e potrei mettere un punto. Invece vado avanti perché devo ancora liberarmi di un bel po’ di appunti. Per esempio vi fidate ancora dei giocatori che si battono il petto dedicando amore eterno alla loro squadra e poi per una manciata di dollari si vendono al miglior offerente? E ci credete che tutti i dirigenti e gli allenatori del BelPaese siano alla Summer League di Las Vegas per cercare un americano da sogno piangendo miseria e non per tentare la fortuna al casinò con qualche bella pupa seduta sulle ginocchia? E chi tra i giornalisti vincerà quest’anno l’ambito premio Fuga dalla notizia che in passato se lo sono aggiudicato Leonildo Turrini e Ciccioblack Tranquillo? Non so in quanti me l’hanno chiesto, avevo cominciato col dire prima di perdermi in mille altre chiacchiere, per quale motivo non ho infilato Giannino Petrucci nell’elenco definitivo della Banda Osiris che vi riproporrò domani da uno a cento. In fila indiana. Con il loro rispettivo numero di tessera d’iscrizione alla massoneria. Non pensate che non ci abbia pensato. In fondo Giannino da Valmontone ha una venerazione per il Messi(n)a e per Sacchetti, oltre che per C10H16O (Canfora) e, se la nazionale è caduta nella buca di Sky, lui giura che non è colpa sua, ma non ha fatto nemmeno niente perché anche la Rai trasmettesse almeno le partite degli azzurri ai prossimi Mondiali in Cina. Però alla fine ho deciso di lasciarlo fuori dalla lista dei bandaosiris non fosse altro perché non avrebbe mai accettato d’essere secondo a qualcuno e questo, bisogna dargli ragione, sarebbe stata un’umiliazione troppo grande e immeritata per uno che, bene o male, deve portare sulle spalle come Atlante un mondo capriccioso e litigioso. L’ultima grana di Petrucci è Crespolo, l’ottavo nano della nostra pallacanestro con lui nella foto. L’Europeo delle azzurre, ha ammesso il presidente federale in un recente intervista al Corriere, è andato male. E, per confessarlo lui, chissà quanto deve essergli costato. Quindi si cambia manico? “Valuteremo. Avevamo una squadra competitiva e non potevamo perdere con l’Ungheria”. Tutto vero. E’ quel “valuteremo” che mi stona. “Valuterò” avrebbe dovuto dire deciso perché a Palazzo decide solo lui. Insomma ho la sensazione, conoscendolo da quarant’anni, che Crespi avrebbe già le ore contate se non fosse che Giannino non ha in punta di lingua il nome del successore. A meno che non torni sui suoi passi e richiami Andrea Capobianco. Improbabile. O cerchi un allenatore tra le donne: Cinzia Zanotti ad esempio. Difficile. E così finirà che potrebbe anche farsi piacere Paperoga. Piuttosto non ho capito l’esclusione di Tonut e Polonara dalla nazionale. Anche se un bel mese in barca sul Mediterraneo non potrà di certo che far bene a Stefano che nelle ultime cinque estati non ha fatto un solo giorno di vacanza. Del resto come poteva MaraMeo lasciare a casa il figlio che si è appena sposato? Così come è pure vero che Biligha e Della Valle hanno vissuto gli ultimi playoff seduti tristemente in panchina, mentre Polonara e Tonut si sono contesi da protagonisti lo scudetto sino alla finale delle finali. Sono proprio tutti  un sacco strani i cittì di Giannino. Non vi sembra?