C’è ben poco da stare allegri se avesse ragione l’epidemiologo Zach Binney della Emory University di Atlanta secondo il quale gli stadi potrebbero rimanere vietati al pubblico addirittura per un anno e mezzo. A partire da oggi. Questa è la news del Corriere della Sera del primo maggio. Che a sua volta l’ha presa dal Times. Il quale aveva intervistato il giovane professore della Georgia. “Bastano solo pochi contagiati in una folla di 60 mila persone perché ci sia il rischio che poi si torni in piena pandemia da Covid-19”. Ovviamente Binney parla d’impianti di larga capienza che in Italia ci sogniamo. A parte rarissime e non certo esemplari eccezioni come l’Olimpico, San Siro e il San Paolo. E soprattutto di grandi eventi sportivi. Che non sono purtroppo più le nostre partite di pallacanestro. Ma siccome oggi ho promesso ai miei aficionados di alta qualità che mi spiace per la Banda Osiris e Gesù Cripto ma mi seguono in buon numero e sono in continuo fermento perché è da un pezzo che non scrivo di palla nel cestino, è giusto che siamo tutti lo stesso molto preoccupati per le sorti di un basket che amavamo tantissimo, ed era stupendo, prima che dirigenti incapaci, rissosi e grossolani lo spingessero al macero e Vanesio Sky poi nella tomba con i suoi giornalisti pieni di boria e di certezze (beati loro). Adesso lo so che vorreste che facessi anche i nomi e i cognomi dei serial killer che non serve disturbare Tom Ponzi per individuarli a pranzo o a cena in qualche McDonald’s con i loro allenatori preferiti. Peccato che, meglio tardi che mai, abbia imparato dall’Orso Eleni che essere criptici non vuol dire necessariamente essere anche vigliacchi, ma ti aiuta a vivere senz’altro meglio e senza tanti avvoltoi che ti girano intorno. Però è pure fattuale, come direbbero i gemelli Maurizio Crozza e Littorio Feltri, che io sono nato sotto il segno del leone, due giorni prima di Ferragosto, ma anche che la mia vera natura è più quella dello scorpione che punge in mezzo al fiume la rana che se l’è caricato in groppa e lo sta portando sull’altra sponda. “Ma così moriremo tutti e due” si dispera la povera rana morsa sul collo. E lo scorpione ghignando: “Pazienza, vorrà dire che ce ne faremo entrambi una ragione. Ma è più forte di me: non riesco proprio a frenare il mio istinto”. Quindi, se avrete la pazienza di seguirmi nel breve discorso che vi andrò a fare, vedrete che, strada facendo, mi scapperà involontariamente di fare anche qualche nome, cognome e soprannome di personaggi del mondo del basket che proprio non riesco a digerire. Tanto più che la mia lista della Banda Osiris è esposta sulla pubblica piazza ed è lunga almeno quanto cento massoni in fila indiana con ciascuno il suo bel numero di matricola. Inoltre ho settant’anni suonati e quindi sono rimaste soltanto un paio le cose che ancora mi mettono paura: il cancro e l’ignoranza. Che è poi la madre di Salvini e della Meloni e quindi di tutti i salvinisti e i fascisti che infestano il Paese. Mentre Renzi e Berlusconi mi fanno soltanto un’unghia di pena perché sono politicamente ormai morti come Travaglio e Scanzi glielo ricordano ogni santo giorno. Resta comunque il fatto, e non credo che debba spiegarvelo io con tutti i virologi che negli ultimi due mesi sono spuntati come funghi, dalla D’Urso alla Palombelli, da Attilio Fontana a Luca Zaia, che il carognavirus, all’opposto della cicala, non ama il freddo e odia il caldo, ma piuttosto si trova più a suo agio nei locali chiusi in autunno-inverno che all’aperto in primavera-estate. E sin qui siamo tutti d’accordo: spero. Perché se invece, tanto per cominciare a fare qualche nome, l’Orco cattivo (Pantaleon Dell’Orco), Zabajoni (Giacomo Baioni), l’Anonimo Veneziano (cronistello del Gazzettino), Raffa Ferraro (la Giornata schifo), Giuseppe Sciascia (ex Succhi d’arancia) o Michelino Morselli (maestro di tennis di casa Armani) o lo stesso Paul Biligha, il moro di Venezia rifugiatosi a Milano, o Michelle Hunziker, la sciocca molestatrice elvetica di quella superdonna che è Giovanna Botteri, non l’hanno ancora capito, glielo rispiego molto ma molto volentieri. Io che non sono Paganini e nemmeno “il diavoletto vanitoso che sa tutto e ha già scritto tutto prima degli altri” come ha chiosato Jesus Cripto Superstar che porta anche la croce per il suo Messi(n)a e mi hanno detto che ce l’avesse proprio con me. Può darsi. Io semmai mi ero riconosciuto nel lupo ululante che parla alla luna e difende Simone Pianigiani e Livio Proli. Dei quali gli racconterò più tardi. Così domani sull’Indiscreto (pubblicità gratuita, ndr) non s’arrabbierà per niente. Adesso mi preme di più chiarire che, se le estreme previsioni dell’epidemiologo di Atlanta dovessero essere vere, la nostra serie A che non vuole tornare a giocare a porte chiuse, e ha perfettamente ragione, dovrà saltare almeno una stagione per evitare il rischio che un focolaio di Covid-19 scoppi in un palasport di basket pur con una capienza di spettatori ridotta di due terzi per rispettare le distanze minime di sicurezza. E comunque, a voler essere ottimisti, il campionato si riaprirà in Italia assieme agli altri luoghi chiusi per eccellenza, che sono i teatri e i cinema, e quindi intorno al prossimo dicembre. Non prima. Ecco allora che la formula delle venti squadre divise in due gironi con Torino, Verona e Ravenna ripescate dalla A2 e diciotto giornate più o meno di regular season da Natale a Pasqua, più la Coppa Italia a metà febbraio, e a seguire i playoff con gli ottavi di finale, non mi era sembrata un’idea così malvagia che invece non è stata (quasi) nemmeno esaminata dalla Lega e bocciata in quattro e quattr’otto da Ettore Messina e da Umberto Gandini soltanto perché l’aveva presentata Luca Baraldi assieme a Christian Pavani. Nonostante la formula potesse calzare a pennello all’Armani, l’unica di tutte le squadre italiane impegnata quest’anno in EuroLega (diteglielo per favore al presidente, ndr). Tutto questo mi spiace assai ma non mi va assolutamente bene nonostante mi tocchi, per una volta, dare ragione ai due dirigenti bolognesi che sostengono da un po’ di tempo che ormai in Lega si fa tutto quello che vuole l’allenatore delle scarpette rosse. Che è culo e camicia con il neo-presidente varesino del quale mi occuperò un’altra volta, però intanto do quattro (di voto) alla sua intervista al Corriere della Sera piena di sciocchezze (le partite su Facebook) e d’inesattezze (le nazionali giovanili che fanno da traino a quella di MaraMeo Sacchetti) che Flavio Vanetti avrebbe dovuto almeno correggergli. Così risparmiandogli, da buon compaesano, l’ennesima brutta figura mediatica. Domani scatta la fase-2: liberi tutti, gridano Salvini e Zaia, e per questo io mi tappo in casa più barricadiero e rintanato di prima. E comunque, se non l’avete ancora intuito perché siete un po’ suonati o distratti, la nostra serie A di pallacanestro è immersa nella cacca sino al collo. Tanto che soltanto la Real Mutua vuole essere ripescata, mentre sia Verona che Ravenna hanno già rinunciato alla massima serie non potendo sostenere le spese che la Lega non ha in alcun modo provveduto ad alleggerire. Ci sono pochissimi soldi in cassa, gli sponsor si tirano indietro, non si sa quando ci sarà la ripartenza, gli incassi saranno almeno dimezzati, le iscrizioni sono slittate di un mese, ci sono almeno un paio di società persino d’alta classifica che non sanno come chiudere questa stagione e già si parla d’acquisti per la prossima. Ma per piacere. Facciamo i bravi. O devo pensare che il coprifuoco vi ha bruciato il cervello? Il mercato lo possono fare al momento solo tre società: l’Olimpia, la Virtus e la Reyer. Non ancora Pallino Sardara e il suo Banco perché si deve prima disfare di Torino sperando che qualcuno glielo compri per due lire. Non di sicuro Brescia e Brindisi di cui vi accennavo prima. A meno che Grazia Graziella Grazie lo stesso Bragaglio non rinunci al giocattolo e lo regali a Mauro Ferrari, il signor Germani, o Fernando SottoMarino non vinca al SuperEnalotto. Non si sa mai. Io glielo auguro. Altrimenti Adrian Banks col cavolo che resta con Frank Vitucci e qui proprio non capisco perché Federico Casarin non gli sia già saltato addosso. Banks è stato l’mvp dello scorso campionato, ha sempre fatto un mazzo grande così all’Armani, De Raffaele ne va matto e la Reyer ancora ci pensa? No, proprio non ci pensa e, per sostituire Ariel Filloy, ha preso un giovane di grandi speranze, Lorenzo D’Ercole, 32 anni, e ignorato Federico Miaschi di 20 che è tutto suo. D’accordo quest’anno si spera che Davide Casarin (17) venga finalmente lanciato in orbita come merita e che Stefano Tonut (26 e mezzo) non ripeta la falsa partenza della passata stagione, ma Banks, scusate se insisto, l’avrei lo stesso portato in laguna al posto di Jeremy Chappel. Mentre è vero che Bruno Cerella è tentato di tornare a Milano come ho scritto già a suo tempo, ma solo per cambiar vita e fare il fotomodello per Giorgio Armani. Confermati tutti gli altri, da Stone a Watt che voleva andar via per testare l’EuroLega, e pure Vidmar, se accetterà di giocare solo in EuroCup, Venezia ha bisogno di un lungo americano e poi è a posto. Le ho consigliato Isaac Fotu, il neozelandese che lascerà Treviso, ma nemmeno qui il Pesciolino tricolore mi ha ascoltato. E fa bene. Vediamo se invece Ettore Messina mi dà per una volta retta giurandogli che non gli chiedo un euro e neanche un grazie. Però, e non per gioco, ma perché ho i miei informatori, lo invito a buttare un occhio sul Fenerbahce dove, lo so, c’è Maurizio Gherardini con il quale è da un pezzo che è in rotta, ma la più ricca delle squadre turche è da dicembre che non paga gli stipendi, ridurrà il suo budget comunque del 40 per cento e Obradovic a queste condizioni non ci sta e ha già fatto le valigie. Per andare dove? Si sussurra a Barcellona soffiando la panchina sotto al naso a Pesic e portandosi magari dietro anche Gigi Datome (nella foto) che in verità preferirebbe tornare in Italia e accasarsi nell’unico club che gli potrebbe ancora dare uno stipendio su per giù uguale a quello che prende a Istanbul. Cioè l’Armani. Dalla quale, per dirla tutta, è già stato contattato. Come Nando de Colo. Altro che Nikola Kalinic. Una coppia come De Colo-Datome non costerebbe poco, ma sarebbe da final four d’EuroLega. Se non da titolo. O mi sbaglio? Bene, stavolta non l’ho fatta lunga, ma lunghissima. Tuttavia non voglio di nuovo far arrabbiare Gesù Cripto e allora in fretta gli devo raccontare, come promesso, di Pianigiani. Tranquillo, anche se non dovrei dirlo io: Simone non andrà a Parigi ad allenare il Levallois Boulogne come ha scritto l’Equipe e confermato Sportando il succhiaruote. Né il Livido Proli avrà più tempo di dare una mano a Pesaro come vi avevo anticipato il 27 febbraio su questo blog e solo ieri Mamma Rosa ha ripreso fischiettando la notizia con tutta calma. Peccato che negli ultimi due mesi ne sia passata d’acqua sotto i ponti sull’Olona e non solo la Vuelle non è scesa in A2, e nemmeno si auto-retrocederà, ma soprattutto l’ex braccio destro di Giorgio Armani, con il quale la rottura è prolungata, inizierà presto una nuova stimolante avventura d’amministratore delegato del gruppo Missoni e al massimo potrà consigliare all’amico Ario Costa di prendere il coach Massimo Cancellieri come aveva già fatto un anno fa, ma il diesse Stefano Cioppi, mal consigliato da Daniele Baiesi, detto il Tedesco, un altro bandaosiris, numero di tessera 035, preferì affidare il Prosciutto Carpegna all’inesperto Federico Perego. Al quale riuscì l’impresa di non vincere manco una partita neanche a sparargli.