Stiamo freschi se anche Federica Pellegrini muore di caldo nuotando nella piscina olimpica di Verona dove si sta allenando in vista dei prossimi Mondiali nel Kazan. E stiamo proprio freschi se al primo temporale d’estate non è soltanto grandine con chicci grandi come susine, ma anche una violenta tromba d’aria che a metà pomeriggio ha devastato la Riviera del Brenta scoperchiando le case e sradicando gli alberi. Purtroppo anche un morto e una trentina di feriti, tra cui due molto gravi. A Silvio Berlusconi, martire d’Italia, è andata invece ancora bene: i giudici della I sezione penale del tribunale di Napoli l’hanno infatti condannato ad altri tre anni di carcere per la presunta corruzione e compravendita di senatori, che nel 2008 causò la caduta del governo Prodi, quando la procura ne aveva chiesti due in più: addirittura cinque e buona notte suonatori. Ovviamente si è trattato di un’assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico e costruito su un teorema accusatorio risibile. Oltre che l’ennesima “persecuzione giudiziaria” messa in atto per ledere l’immagine del più grande uomo politico della storia italiana dopo (forse) Camillo Benso, conte di Cavour, e prima o dopo, ma questo dovete stabilirlo voi, Benito Mussolini. Che secondo Ignazio La Russa irradiò anche di luci il suo regime fascista. E comunque tranquilli: neanche stavolta il vostro innocente Cainano, che in dieci milioni avete votato, si farà un solo giorno di galera. Lo salverà difatti di nuovo la prescrizione che scatterà tra poco meno di quattro mesi: il 6 novembre. Come si è affrettato a precisare il simpatico avvocato padovano, Niccolò Ghedini, che magari in primo grado non vince quasi mai, ma poi, alla ripresa dei processi, diventa pressoché imbattibile. Meglio della Juve del Conte Antonio rinviato a giudizio per chissà quale frode sportiva. Finirà insomma ancora tutto a tarallucci e vino. O, se preferite, a caviale e champagne. Tanto offre il senatore Sergio De Gregorio che per cambiare schieramento, ovviamente da sinistra a destra, intascò tre milioni di euro – sempre secondo quel che ha ipotizzato quel mastino napoletano di John Woodcock – cavandosela con un patteggiamento d’appena venti mesi. Evviva. E’ quasi mezzanotte. Anzi lo era. Ma prima di spegnere la luce devo chiedere scusa a Repubblica se ieri ho dubitato che non avesse mandato l’85enne, o quasi, Gianni Clerici a Wimbledon, ma il magnifico Dottor Divago mi aveva tratto come al solito in inganno scrivendo che era nel suo giardinetto a bagnare i fiori durante il match tra le sorelle Williams. Che aveva in verità visto dalla tribuna. “E mi stavo già avviando a casa quando, dal campo uno, ho sentito levarsi al cielo nuvole d’applausi”. Stava perdendo re Djokovic, due set a zero con Anderson, e lui non lo sapeva. O, meglio, fingeva di non saperlo. Perché doveva probabilmente correre ad annaffiare i suoi gerani all’ora in cui il sole sta per tramontare. Come cantavano i Rolling Stones nel loro unico brano in italiano.