Pensieri in libertà, ma col parastinchi. Il primo: se Matteo Salvini si tuffa in piscina, io precipitevolissimevolmente esco dall’acqua. Lo farebbe anche lui con un negretto, un rom o un terroncello. La ragione? Sono giorni che ha addosso la stessa canotta con la scritta “no all’euro” e mi sa tanto che puzzi come un maiale. Soprattutto sotto le pelose e virtuose ascelle. Il secondo: il Sachsenring non è un circuito per le Yamaha e quindi Valentino Rossi deve essere soddisfatto del podio conquistato ieri dietro le due Honda. Nella caccia al suo decimo titolo mondiale Ricciolino ha infatti pur sempre 13 punti di vantaggio su Lorenzo e 65 su Marquez. Pochi o tanti, buone vacanze: te le sei strameritate, grande campione. Il terzo: se Salvini dice “vedere il mio Papa che riceve un crocifisso con falce e martello mi fa girare le palle”, sono tentato di correre in Bolivia e di chiedere al presidente Evo Morales asilo politico. Tanto più che Bergoglio non ha fatto una piega. A caval donato non si guarda in bocca: viva Francesco. Il quarto: il Milan si è liberato di El Shaaraway. Che era diventato un peso. Ed era troppo chiacchierato. La brava e buona Alessandra Bocci sulla Gazzetta li ha definiti “certi pettegolezzi che fanno male”. Magari è anche così, ma resta il fatto che 15 milioni per un giovanotto che gioca una partita ogni otto, ed è un terno al lotto, a me sembrano l’affare del secolo. E mi stupisco che l’abbia fatto lo Squalo Galliani, più alla frutta del suo presidente quasi ottantenne. Il quinto: mi chiedete perché porto ancora il parastinchi nonostante abbia smesso di giocare al calcio dai Mondiali del Messico ’86 con Gianni Rivera arbitro? Semplicemente perché la Tigre mi dà calci sotto il tavolo ogni qual volta racconto agli amici le cazzate che scrivo. E non ho altro mezzo di difesa che questo. Il sesto pensierino del giorno è ancora dedicato a Salvini: “Sei un fannullone”, gli ha rimproverato l’europarlamentare belga Tarabella che parla un italiano migliore di quello di Matteo. “E’ una vergogna: sei l’unico che nell’ultimo anno e mezzo non abbiamo mai visto a Bruxelles. Sei sempre e solo in tivù. E mai in aula. Soprattutto quando c’è da lavorare”. In verità era da un pezzo che andavo pensando che il leader del Carroccio avesse la stessa voglia d’ammazzarsi di lavoro del Trota, ma devo ricredermi: ne ha decisamente molta meno del figlio laureato del Senatur Bossi. Il settimo e ultimo pensiero nano va a Wimbledon: tutti si aspettavano lo slam di Serena Williams e di Novak Djokovic, meno quelli di Martina Hingis in doppio con Sania Mirza e nel misto con un altro indiano, Leander Paes. Così come non è stata una sorpresa, almeno per me, che molti corridori continuino a doparsi sperando di farla franca. L’avevo scritto alla partenza del Tour de France e per una volta sono stato buon profeta in patria. O cattivo? Difatti mi spiace molto per Luca Paolini che non mi sembrava proprio tipo da far uso di cocaina. Ma un mix di cocaina, anfetamine, antidolorifici e caffeina alza la soglia della fatica e crea euforia specie prima di una terribile tappa sul pavè belga.