L’Inter in serie B: è dal 1993 che dovrebbe finirci

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Messi non è Diego: la Repubblica riscopre l’acqua calda con questa afa fottuta. Ma mi faccia un piacere. Il Napoli con Vomitino non avrebbe mai vinto lo scudetto. Il Napoli con Maradona erano fuochi d’artificio, sole e vita: uno spettacolo tutto l’anno. Vi rinnovo l’invito: se volete, i giornali ve li leggo io tutti i santi giorni. Risparmierete tempo e danaro. E pure certe trombonate di Papetti o Cangini. A una sola condizione: non potete essere fascisti, interisti, berlusconiani o trasversali, magari trans ma non puttane, boyscout o porci con le ali. Altrimenti non riusciremmo ad andare d’accordo più d’un minuto. A guardarlo bene Salvini ha un muso da maiale, ma mi posso sempre anche sbagliare. Difatti piace a molte donne: dalla Isoardi alla Meloni, dalla Le Pen alla Saltamartini. Dalla Stampa d’oggi: “Grillo, Vendola e Salvini: Atene nuova terra promessa dell’opposizione anti-euro”. Tutti e tre insieme appassionatamente anche con Fassina, Brunetta e Civati: c’è qualcosa che non mi sconquinfera. Sì, insomma, che non mi torna. Il fronte variegato del No ha vinto con Grillo che esalta Temistocle, Vendola che accarezza Tsipras e Salvini che accende le ruspe. Che non vanno mai in moto. Per forza, nessuno ci mette un euro di gasolio. Si potrebbe andare tutti allo zoo comunale. Vengo anch’io? No, tu no. O alla Festa dell’Unità sventolando le bandiere di Forza Italia sottobraccio a Noemi Letizia, Ruby o alla Minetti, o a Patrizia D’Addario quando faceva la escort e a Iris Berardi quando non aveva ancora 17 anni, o a Alessandra Sorcinelli e Barbara Guerra: ma quante fidanzate aveva il Vecchio prima di mettersi il cuore in pace con Francesca Pascale, 49 anni più giovane di lui, Dudù e le camere (da letto) separate? L’Inter merita la serie B: lo dice un consigliere della Fiorentina e lo scrive anche la Gazzetta notoriamente con le mutande nere e azzurre a strisce. Io invece lo dico e lo scrivo almeno dalla Pasqua del 1983, domenica delle Palme, quando a Marassi segnò Bagni a 5’ dalla fine il 3-2 della vittoria sul Genoa e nessuno corse ad abbracciarlo. Per forza: più di metà Inter s’era giocata la casa scommettendo sul pareggio e un gol almeno di Spillo Altobelli. A Jesolo nel weekend non ci vado neanche se mi pagano: dieci chilometri di coda, l’aria condizionata rotta, il bimbo che frigna perché ha fame, il cofano dell’auto sul quale puoi cucinare anche due uova al burro, il gommone che si sgonfia sul tettuccio e ancora non bastasse un doppio blackout sabato sera e ieri mattina tra piazza Marina e piazza Nember, ovvero nel cuore del Lido senza luce. Ma che ore sono? Per l’orologio della Torre sempre le otto e 37 da più di tre settimane. Ma l’hai detto a Brugnetta? Almeno una volta al giorno. E lui? Non mi ha nemmeno badato. Un sindaco di Mestre-Venezia ha cose ben più importanti da fare. Giustissimo. Basterebbe solo che lasciasse fare qualcosina pure agli altri. O mi sbaglio? Intanto mi dondolo nell’Amaca di Michele Serra. A domani.