Non so se il 21 settembre sia stato l’ultimo giorno di questa dolcissima estate olimpica dell’emisfero boreale iniziata il 21 giugno con Matteo Berrettini che ha vinto sull’erba del Queen’s. Dodici ore di luce e dodici ore di buio. E’ molto probabile, ma non è poi così importante. Son certo invece che il buon Rino Tommasi avrebbe evidenziato la data con un “circoletto rosso” come ho fatto pure io dal momento che martedì scorso mi hanno iniettato la terza dose di vaccino Pfizer e per questo credo che debba ritenermi comunque un cristiano fortunato. Che poi la sera stessa la Virtus abbia anche vinto la SuperCoppa del basket non nego che la cosa non mi sia dispiaciuta. Anzi, ho fatto i sinceri complimenti a Don Gel Scariolo che non sentivo da un bel po’ di tempo. Forse dai tempi senesi dell’“aria rancida”. Soprattutto per le difficoltà con le quali ha serenamente affrontato l’impari sfida senza Ekpe Udoh e Nico Mannion: “Non dobbiamo essere tentati di poter vincere, ma ci proviamo lo stesso”. E per come ha invece strapazzato l’Armani giocando un’ottima pallacanestro sin dai primi canestri di Mouhammadou Jaiteh (10-2) sino al tiro libero segnato (90-84) dall’indiscusso mvp della finale, Alessandro Pajola, che il 9 novembre compirà 22 anni e che potrebbe complicarsi la carriera soltanto in due modi: o andando a giocare qualche minuto nella Nba di Ciccioblack Tranquillo o nella Milano di Erode Messi(n)a dove avete già visto che fine sta facendo anche Pippo Ricci che a Bologna era amato più di quanto (forse) avesse meritato. A meno che pure lui come Amadeus Della Valle o Davide Moretti, pescandone a occhi bendate due dal cesto dell’Olimpia delle ciofeche massime, non preferiscano i facili soldini a più di qualche scena muta e allora questo è un altro paio di maniche. Per carità di Dio: la SuperCoppa l’ha conquistata la primavera scorsa persino Andrea Pirlo e quindi non ne farei un dramma se l’ha persa la squadra dell’ex ortolano, Panta Panta Panta, Leon Leon Leon, Dell’Orco, che spero non sia stato lui a disegnare per Giorgio Armani le più orribili divise azzurre della storia dei Giochi da Atene 1896 ad oggi. Né si possono scaricare addosso al torvo Ettore Messina tutte le responsabilità della disfatta del 21 settembre all’Unipol Arena come hanno fatto con inaudita ferocia in questa settimana gli esausti tifosi meneghini da tastiera. Perché stavolta il mio Erode ha validi alibi di ferro ai quali aggrapparsi e che ora vi vado ad elencare anche per correre in aiuto all’amico Andrea Tosi che è stato quasi linciato per l’ardito 6 in pagella che ha dato a Messina sul quotidiano di Mamma Rosa che pure sabato aveva una pagina di pubblicità profumatamente pagata e interamente dedicata all’AX soltanto per benedire il suo esordio in questa serie A che non può di nuovo perdere. Uno, non è facile passare tutta un’estate ingolfato in un cappotto, quello dello 0-4 rimediato a giugno dalla Segafredo, e non poterselo togliere nemmeno nell’ultimo giorno della stagione più calda dell’anno. Due, il president-coach di Milano avrebbe avuto nell’occasione tutte le ragioni di questo mondo per lamentarsi, e per la verità non lo ha fatto, della stanchezza accumulata in tre giorni dalla sua squadra che aveva dovuto prima affrontare i bambini terribili di Treviso e poi in semifinale l’opulenta Brindisi alla quale non è riuscito a portar via neanche Frank Vitucci (come assistente allenatore) essendo alla fin fine la sua offerta risultata inferiore al triennale che invece si è potuto permettere di dargli Marino il Fernando da Martina Franca. Tre, non è colpa di Messi(n)a se Giorgio Armani ha deciso che il budget quest’anno non possa sforare i 40-45 milioni d’euro e così il povero Ettore ha dovuto rinunciare a prendere anche l’mvp dello scorso campionato, Stefano Tonut, e accontentarsi di Davide Alviti e Pippo Ricci. Quattro, né ha pianto, come è sua abitudine, sull’assenza in primis di Troy Daniels che nei Denver Nuggets non guadagnava meno di tre milioni di dollari e che non avrebbe di sicuro mandato in tribuna contro la Virtus assieme a Kafeb Tarczewski e a Jerian Grant che ha giocato a New York, Chicago, Orlando e Washington e che quindi proprio una riserva non dovrebbe essere. Assolto dunque per una volta il Messi(n)a in SuperCoppa, affinché soprattutto la smetta d’andare in giro dicendo che ce l’ho con lui, ma figuriamoci, l’ho presa un po’ alla larga perché nelle mie intenzioni c’era seriamente quella di buttar giù una griglia di partenza il più circostanziata possibile piuttosto della solita noiosa presentazione di un campionato che oltre tutto presumo sarà ancora più scadente del precedente se si escludono le tre big, Milano, Virtus e Reyer che sono di un altro pianeta. E per questo mi ero proposto di guardarmi per benino tutte le otto partite della prima giornata e poi di mettere in fila indiana le sedici partecipanti cercando d’azzeccare il più alto numero possibile di pronostici. Ho così visto in tv sabato Gevi-Armani e ieri Dolomiti-Virtus, oltre che dal vivo l’ottima Venezia di Ray Ban De Raffaele che ha triturato Cremona. E il resto me lo sarei pappato tra oggi e domani in registrata su Eurosport Player se nel frattempo non fossi stato travolto dagli ultimi eventi che mi hanno minato anche le poche certezze che ritenevo d’aver ormai acquisito. Come l’infortunio capitato a Awudu Abass (in gran spolvero) che si è lesinato il crociato del ginocchio destro e sarà out almeno sino a Pasqua. O le dimissioni, anticipate da Walterino Fuochi su Repubblica, chapeau, di Gelsomino Repesa dalla Fortitudo che con lui, smonatissimo, avrebbe avuto parecchie buone possibilità di retrocedere assieme a Pesaro o a Napoli o a Cremona. D’accordo nel pomeriggio la Segafredo ha già provveduto a sostituire Udoh con JaKarr Sampson, ala-centro di 2 metri e 06, 28 anni, oltre duecento partite in Nba vagabondando tra Philadelphia e Denver, Chicago e Indiana. Mentre nell’altra Bologna l’allenatore più gettonato ad ereditare il fardello di questa Effe così mal ridotta sarebbe un cavallo di ritorno, Antimo Martino, sotto contratto ancora con Reggio Emilia. Nel qual caso la presidentessa Veronica Bartoli, ora che è entrata in possesso dell’80 per cento della società reggiana, dovrebbe dare un robusto aumento di stipendio a Attilio Caja che per ben tre volte in questo mese ha messo in ginocchio lo sfortunato Gelsomino che comunque, potrei scommetterci, troverà prima di Natale una squadra fuori dal Bel Paese nella quale accasarsi. Io invece, al posto del patron Christian Pavani, già stamattina avrei convocato in sede MaraMeo Sacchetti e da domani l’avrei obbligato a riprendere a lavorare in palestra visto che deve ancora pagarlo sino a fine giugno. Peccato che in questa nostra pallacanestro nessuno sia più bastardo di me e che Stefano Mancinelli, sposato a Lorenza Guerra Seragnoli e futuro numero 1 della Fortitudo, non ne voglia neanche sentir parlare di un ritorno del cittì azzurro alla guida di una squadra che l’anno scorso aveva abbandonato all’ultimo posto in classifica e in condizioni di forma tali che sarebbe senz’altro finita in A2 se non fosse subentrato a dicembre Luca Dalmonte. E comunque per il momento lasciatemi dire che mi è piaciuto assai il diciottenne Matteo Spagnolo che il Real Madrid ha prestato a Cremona e che Galbi Galbiati sbaglia a non alternare a Peppe Poeta perché i due, giocando insieme, potrebbero davvero salvare la Vanoli che mi sembra alquanto scarsotta nel complesso, ma non meno di Napoli (rivedibile), Fortitudo, Varese, Pesaro e la stessa UnaHotels se non avesse Artiglio come allenatore che è – poche storie – una garanzia di lavoro e di miracoli. Ora sarei proprio curioso di vedere solo il supplementare di una brutta partita quale è stata mi dicono Trieste-Brindisi e il travolgente terzo periodo (18-40) di Treviso con la deludente Tortona di Ramondino al quale devo urgentemente trovare un soprannome. Così come mi piacerebbe capire come la Carpegna Prosciutti di Aza Petrovic abbia saputo tener testa al Banco di Sardara sino all’ultimo tiro con i due brasiliani Demetrio e Pacheco sul piede di partenza. Misteri di un basket sempre più mediocre. Eccezion fatta per le tre big e ora per lo scanzonato team di Max Chef Menetti che, pur privo per altri 40 giorni del suo capitano Matteo Imbrò, sabato se la giocherà comunque nel derby con la Reyer la cui eccellenza ieri sera è stata Jeff Brooks. Alla faccia del Messi(n)a che si sarebbe voluto privare anche di Tarczewski e di Moraschini che sono rimasti invece a Milano per questioni che vi prego di ricordarmele perché sono davvero gustose da raccontare. Oggi avrei desiderato anche presentarvi il libro di Messer Ferdinando Minucci da Siena come si evince dalla foto che accompagna questo articolo, ma il Corriere della sera mi ha anticipato di qualche ora pubblicando alcuni interessantissimi stralci di “Memorie, sospetti e bugie – Mens Sana Basket: una fine inaccettabile” che uscirà giovedì nelle librerie e sarà presentato il 7 ottobre a Bologna nello stesso hotel dove il presidente della Lega in pectore, e già eletto per acclamazione (tranne che da Renato Villalta e Ciglione Toti), venne arrestato all’alba dell’8 maggio 2014. E mi dispiace, ma almeno su quel “nero di seppia” di cui in passato mi sono abbondantemente occupato, perdonatemi l’alterigia ma non mi sento secondo a nessuno. Men che meno al quotidiano di Papà Urbano Cairo…