Dopo aver vinto il prossimo scudetto, già celebrato dalle tivù di regime e a pagamento, Sky più Premium, che mi costano l’occhio della testa, e dal resto dell’Italia dello stivale che non tifa bianco e nero a strisce, il Napoli stasera a Fuorigrotta sarà tutto un fuoco d’artificio come ogni sabato e domenica di campionato. Magari quest’anno in Champions ha anche perso due volte su tre. E non importa se con il Sassuolo la puzza di bruciato l’abbiano sentita anche in Val di Sole e se agli ospiti siano stati negati come minimo un paio di rigori clamorosi. Del resto il Var è stato creato al solo scopo di danneggiare la Rubentus e di tutelare anche la Roma e la grande Inter. Di cui Mario Sconcerti(no) ha scritto ieri sul Corriere: “I parametri dicono che ha tutto in regola per vincere il titolo”. Per la verità questo lo predisse anche due anni fa di questi tempi quando la Beneamata era allenata dal suo amico Mèche Mancini. Sottigliezze. Semmai Sconcertino non mi faccia ripetere sempre le cose. Perché non sono presuntuoso come Paganini, che non è il Luca del Frosinone, ma il violinista genovese meno celebre, però deve mettersi bene in testa una cosa: il Napoli spettacolo di Marx Sarri, come titola ad ogni piè sospinto Mamma Rosa, è di un’altra galassia e di sicuro vincerà il prossimo scudetto. Con i tre tenori o con le tre frittole. E non c’è Inter dell’immenso Spalletti o la Roma del tristissimo Di Francesco che tenga. Quanto alla Juve, non vedete quanto arranca se per pareggiare con il piccolo Sporting di Lisbona ha dovuto sudare sette camicie ed è già piombata nella crisi del settimo anno. Come ha sottolineato anche oggi Sconcerti: “E’ diventata una squadra come le altre”. Magari quando non si concentra e non prende paura, ma questo lo sostiene Acciuga Allegri e il livornese ne racconta tante. Stasera dunque c’è Napoli-Manchester City, il maestro contro l’allievo, e non viceversa, visto che Pep Guardiola ha dodici anni meno del napoletano e non ha ancora vinto niente. Una sfida da non perdere per nessuna ragione al mondo. Dite? E difatti stasera salgo a cena a Monte San Lorenzo di Gambugliano, nel Vicentino. Dove mi aspetta una faraona allo spiedo che è pure uno spettacolo certamente non uguale a quello che serviranno a tavola Callejon, Mertens e Insigne, ma nella vita a volte basta accontentarsi. Anche perché nel giorno della festa di tutti i santi Righetto Sacchi sulla Gazzetta ha già beatificato Sarri e Guardiola spiegando che il loro calcio è arte perché “hanno messo al centro del loro progetto la vittoria attraverso la bellezza”. Giusto. Così come è un’arte rosolare a fuoco lento la faraona che alla Trattoria di Gian Nico Amabile e figli è più croccante del mandorlato del Bauce di Cologna Veneta. Fidatevi.