Se devo dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, ho rischiato davvero grosso a sparare giudizi su questa o quella squadra dopo solo quaranta minuti di campionato. Per esempio il Banco di Sardara, che pure ha messo in ginocchio Cantù, ma non credo ci volesse molto, non è ancora quotabile senza William Hatcher e Scott Bamforth, play e guardia titolari, o quasi, di cui mi hanno raccontato un gran bene, ma mi spiace: non li conosco. Però ormai ho fatto la frittata e me la mangio. E pure di gusto. Confermando la mia griglia di partenza. Sulla quale andrò rosolando per tutta la stagione le sedici costicine della nuova serie A. Al primo posto Milano. E chi se no? Con il Nazareno al timone. Come ha scritto Sandro Gamba. Di cui mi fido ad occhi bendati. “Questione di potenza. Quella che ci vuole in un campionato dai punteggi bassi e dal gioco (troppo) controllato. E la prima giornata mi ha dato la conferma di quanto l’Olimpia sia strafavorita con Simone Pianigiani che le ha già messo pepe in difesa”. E che, mi permetto d’aggiungere, ha già definito le gerarchie: Theodore, Goudelock, Micov, Bertans e Gudaitis le basi, poi a turno gli altri: M’Baye, Jefferson e gli italiani. Da Pascolo a Abass, da Cusin a Fontecchio, per il quale non diventa tuttavia matto. Più capitan Cinciarini. E prima Kalnietis, Dragic, Young e Tarczewski che completano il robusto roster: esistono, ci sono, ma non si sono ancora fatti vivi. E non credo di dover aggiungere altro. Poi i campioni d’Italia della Reyer per i quali mi tocca per forza ripetermi: con gli arrivi di Dominique Johnson, Gediminas Orelik, Paul Biligha e Mitchell Watt mi sembrano addirittura più forti dell’anno passato. Orelik somiglia molto a Higuain. Ha qualche chilo di troppo, è vero, anche se ne ha già persi un paio. Difatti i compagni di squadra lo chiamano Gonzalo e io da oggi Pipita. Al terzo posto Avellino che mi sbaglierò anche, ma mi pare che valga invece un cicinin meno della scorsa stagione. Joe Ragland non c’è più: è andato a guadagnare il doppio al Lokomotiv Kuban e ha fatto bene, però la Sidigas ha rinunciato anche a Logan, Thomas, Cusin e Randholp, che è volato a Sassari, e non so se potrà conquistare la finale tricolore alla quale aspira ormai da tre anni stavolta con Rich e Wells, soprattutto, ma pure con Fitipaldo e Filloy che per la verità hanno deluso alla prima uscita con Reggio Emilia. Dalla quale pure mi sarei sinceramente aspettato qualcosa di più nella partita d’esordio al PalaDelMauro dopo l’acquisto di Manuchar Markoishvili e la conferma all’ultimo momento di Julian Wright. O forse sono io ad aver troppa fretta. Per tutta l’estate le pettegole del cortile avevano malignato sul futuro del club di Stefano Landi: ha dimezzato le spese e così non è più da corsa per i playoff. Addirittura? Magari è un po’ fragile nel settore dei piccoli: Mussini e Della Valle sono pesi leggeri, come Nevels e lo spaesato Candi, però c’è tanta fantasia e qualità in loro che Max Chef Menetti saprà col tempo senz’altro valorizzare. Io comunque la colloco al quinto posto preferendole al quarto soltanto il Banco di Pasquini. Sei, sette e otto Bologna, Trento e Torino. 9. Brescia, 10. Cremona, 11 Capo d’Orlando, 12. Pistoia. A meno che stasera Enzino Esposito non vinca in casa del Patata come penso e allora faccio presto: 11. Pistoia, 12. Capo d’Orlando. Cambia poco. Solidamente tredicesima Brindisi che ha ridimensionato, lei sì, e di parecchio, il budget. Infine, non me ne vogliano, Varese, Cantù e Pesaro in ordine sparso. Tutti mi dicono che Cameron Wells non è lo zero assoluto che è stato nel match contro Venezia. E vi voglio credere. Del resto a Giessen, in Germania, non è stato per tre anni un disastro. Anzi. E poi l’ha raccomandato Gas Gas Trinchieri a Artiglio Caja. E non credo gli volesse tirare un bidone. Come non mi sogno di sparare sulla Red October che è una croce rossa: perché è una cosa che non si deve fare, punto e basta. In più Toni Cappellari è un amico di vecchia data e ha fatto benissimo a rimettersi in gioco. Caso mai sarebbero da tirare le orecchie a Mamma Rosa che si è coccolata sino all’altro ieri Gerasimenko e adesso se la prende con Marco Sodini, il vice di Bolshakov ancora per qualche ora, perché ha dichiarato che è già stato un successo che Cantù sia sbarcata a Sassari. E cosa doveva dire? Che non avevano nemmeno i soldi per comprarsi un panino? Intanto Guido Bagatta ha promesso che Siena rivincerà lo scudetto entro tre anni e Segafredo Zanetti entro quattro. Di modo che a Giorgio Armani non resta che vincere i prossimi due e mettersi il cuore in pace perché poi non ci sarà più trippa per gatti. E neanche per Napoleone Brugnaro.