“Coraggio gente, quest’anno Milano è roba vera. Ci sarà da divertirsi. E stavolta a ridere non saranno solo gli avversari”. Così ha chiosato Massimo Oriani, l’inviato di punta di Mamma Rosa, concludendo il suo pezzo da Mosca in occasione del debutto della nuova Ax in EuroLega. Anche Milano +14 nel bel principio, poi De Colo (19) e Sergio Rodriguez (20) e il Cska che sullo slancio vince di nove (93-84). Voti alti: 7 a Gudaitis e Micov, bocciati solo Kalnietis (4.5) e M’Baye (5). “La squadra di Pianigiani (7) si è dimostrata comunque pronta per questi palcoscenici”. Avrei voluto credergli e invece l’ho messo subito sul chi va là: attento Max, l’Eurolega è una brutta gatta da pelare e non sarà facile per le scarpette rose dell’Olimpia conquistare i playoff. Perché, bene o male, nella classifica finale dovrebbero mettersi alle spalle almeno otto squadre e ne avevo già contate nove o dieci più forti dell’Armani. Neanche un mese dopo lo stesso Oriani sulla Gazzetta oggi si è chiesto allarmato titolando di brutto a tutta pagina: “Un altro anno da buttare?”. E proprio a me adesso lo domandi? Ti avevo avvertito per tempo d’andare con i piedi di piombo, ma non mi ha voluto dar retta e sei partito per la tangente. Però ora potrei anche risponderti: ma non l’avevi scritto tu che quest’anno ci sarebbe stato da divertirsi? Ma sarei scorretto e difatti non lo sono. Tanto più che in effetti nemmeno io avrei potuto immaginare una mortificazione del genere: 62-94, ma anche 52-89 quando Jasikevicius, scuola Obradovic, ha smesso di diventar rosso come un peperone e d’urlare come un demonio. E ha buttato sul parquet le seconde linee dello Zalgiris. Che gioca un basket delle meraviglie, spettacolare e lui sì piacevole, che somiglia un sacco a quello della Slovenia campione d’Europa a settembre. In Lituania la pallacanestro è religione e culto, scuola e programmazione. Mentre da noi è diventata un casino, un allevamento di polli in batteria e di pavoni incompetenti ad un alto al chilo. Ma non voglio neanche farla troppo pesante e all’amico Fritz consiglio solo di seguire meno la Nba su Sky con Tranquillo e più l’EuroLega sul web con Trigari e Meneghin che la raccontano bene e sono molto più rilassanti. Ad esempio una settimana fa avevo visto su Eurosport player Kaunas perdere solo di tre punti a Mosca (Clyburn 26, De Colo 25) e non mi sarei stupito se avesse vinto ieri sera al Forum. E dunque ci eravamo tutti sbagliati sul valore della Ax Milano? Anche Sandro Gamba? Non vorrei neanche pensarci. Però intanto la Repubblica li ha bocciati tutti in blocco e sono fioccati i quattro in pagella. Quattro a Theodore, Goudelock, Jefferson, M’Baye, Gudaitis e pure a Pianigiani con questa nota: “Colpe, e grosse, di una squadra involuta e senz’anima”. Esagerata, ma c’era da scommetterlo. E qualche altro giornale arriverà presto a rimpiangere persino Gelsomino Repesa. Per favore, fate i bravi. Di sicuro Cory Jefferson, al quale Oriani ha dato sei, ma spero sia un errore di battitura, non so quanto costi e non voglio neanche saperlo, però sicuramente tanto, e comunque va rispedito con il primo aereo in Alaska. Perché non serve e nell’Armani sono già anche troppi. Sedici o diciotto? Ho perso il conto. Mi auguro non diciassette. Che non è un numero fortunato. Piuttosto c’era proprio bisogno di prendere pure Jerrells, due erre e due elle, mai quante Llull, che con Simone ha vinto l’anno passato il titolo d’Israele nell’Hapoel Gerusalemme? Penso di no. E non per ragioni tecniche. Nelle quali non mi sogno nemmeno d’immergermi. Ma perché le conosco molto bene le perpetue della nostra parrocchia: adesso tra loro bisbiglieranno che questa è la Milano che ha voluto Pianigiani. Assolvendo quindi di nuovo Proli. E questo non mi pare giusto. E neanche corretto. Mentre per i processi sommari c’è ancora tempo: siamo appena alla sesta giornata d’Eurolega e l’Armani peggio di così non poteva partire. E soprattutto difendere. Perché a volte, come diceva il grande Vujadin Boskov, “non si vedono le autostrade dove i saggi vedono i sentieri” e, come dice Simone, “il basket diventa un peso o un incubo quando dovrebbe essere invece solo una gioia”. La gioia di Edgaras Ulanovas per esempio. Che non so quanto guadagna e neanche voglio saperlo.