Io tifo Grissin Bon. Perché non si può? Anche se col prosciutto di San Daniele non sono male neanche i Bibanesi. O no? Walterino Fuochi (Repubblica) tifava per la Virtus dell’Alfredo Alfredo Cazzola. Ma si può? Questo no. Il giovane Werther Pedrazzi (Corriere della sera) un tempo strizzava d’occhio a Cantù, adesso non lo so. E la figlia? “Pensa alla tua”, borbotterebbe l’amico. Già. E difatti cambio subito in fretta discorso. Il postino, a casa mia, suona sempre alle 10.40 in punto. Tutti i lunedì. E di solito son dolori. Stavolta no. Oggi mi è andata di lusso: 96,99 euro bimestrali di Tim e 73,99 per due di Sky. Troppi schei? Forse sì, ma sono soprattutto i 99 centesimi a mandarmi in bestia. E comunque ho deciso: quando scadranno, non rinnoverò almeno uno dei due contratti con My Sky. La Champions da settembre sarà su Premium e poi quel Marinella Marianella, che tifa per il Toro e per Cantù, mi sta proprio qui. E non dico dove perché mi leggono anche i minori di 14 anni. Vi piaccia o no. Mi leggono le mamme e i papà. Mi legge persino Pesciolino Rosso che andava dicendo che tanto non mi avrebbe letto nessuno. Io tifo Grissin Bon. Perché non si può? Gli altri possono tifare per chi vogliono e io no? Gli altri si nascondono dietro a un dito, stravedono per l’Olimpia, eppure adesso fanno fatica a digerire che al posto di comando dell’EA7 sia tornato Livio Proli. Neanche Lupo de’ Lupis avesse fatto meglio. Tutti quelli che amano il basket hanno in simpatia Reggio Emilia che almeno prova a giocare a pallacanestro. Con gli uomini contati, un buon generale e gli arbitri contro. Questo mi ha detto ieri il grande Paron tra una buca e un’altra di golf. E questo mi basta, e avanza, per pensare che sto dalla parte giusta. Nico mi ha regalato dodici cestelli di ciliegie di Vignola e mi ha fatto il giornalista più felice della terra. E allora cosa volete che me ne importi del resto? Tifate pure per chi volete, ma io per il Banco di Sardara proprio non ce la faccio. E non tanto perché giocano a tiro a segno e alla viva il parroco: questo è il basket di MaraMeo Sacchetti che ha già vinto SuperCoppa e Coppa Italia e non escludo che possa diventare anche campione d’Italia senza un italiano ancora protagonista nelle finali tricolori. Giocando almeno otto metri lontano dal canestro. Quanto perché se c’è una parola (spagnola) che mi è odiosa è il triplete. Che mi fa venire in mente l’Inter e Mourinho. O soltanto perché MaraMeo non può presentarsi in quegli stati sul palcoscenico dello scudetto: non dico in giacca e cravatta, ma nemmeno nella tuta-pigiama di chi si è appena alzato dal letto o con le infradito di chi passeggia sul bagnasciuga. O perché i cronometristi di Sassari ciulano sul manico, come direbbero in Lombardia, e barano sul tempo. O perché neanche il presidente della squadra dell’oratorio si siede più in panchina al fianco del suo allenatore soprattutto se poi con lui convivi da separato in casa. Lo immagino: altri tre anni di contratto sono lunghi da morire, ma maramao che Sacchetti lascia l’isola se Stefano Sardara non gli va prima incontro con una robusta buona uscita. Neanche morto. Difatti Varese ha preso Moretti. E qui non riesco più a trattenermi e vi butto là alcune domande senza risposta. Perché il Consorzio ha preso un allenatore, pagandolo il doppio, in sostituzione di un altro che gli ha appena dato trenta punti di scarto con una semplicissima zona 3-2 come ha fatto Artiglio Caja due mesi fa a Pistoia? E perché Giulio Iozzelli ha dovuto precisare con un comunicato d’essersi confermato alla Giorgio Tesi quando nessuno gli aveva detto d’andar via? E perché l’unico allenatore quest’anno retrocesso ha trovato ancora una squadra in serie A come è successo al buon Vincenzino Esposito? E perché in ogni partita nella quale fischia Citofonare la Monica o il suo Vicino di casa scoppia un casino e poi sarei io il cattivo? Se avessi degli amici, vi potrebbero confermare che sono invece buono come il pane. Basta che non mi mordano o mi sappiano accarezzare. Per questo, forse perché è sparito in Germania, tanto di cappello a Gas Gas Trinchieri che ha vinto il campionato della Bundesliga, ma che non allenerà mai a Milano. Almeno finché c’è Proli. Semmai con lui al Bamberg potrebbe andare Nicolò BonoMelli, che nessuno più vuole in Italia. E, già che c’è, pure come assistente Paperoga Crespi che non so per quale ragione non ha ancora firmato a Verona. O meglio lo so: questo nostro basket è proprio diventata oggi una comica. Nel quale, augurandosi che vinca sempre il migliore, nessuno più dice come l’altro grande Paron: “Speremo proprio de no”.