Salvo Milano, Venezia e Trento: tutto il resto è robetta

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Torno a scrivere di pallacanestro perché non posso più star zitto e fare finta di niente. Anche se credo che l’abbiate capito che mi era sinceramente passata la voglia. Dopo aver scoperto che in quel mondo c’è molto di peggio della Banda Osiris. Che oltre tutto perde i pezzi per strada ogni giorno che passa, ma farei un errore a prenderla sotto gamba perché è come il verme solitario: si riproduce quando gli tagli la coda e non gli strappi la testa. Per esempio mi rattrista ancora pensare ai signori della Virtus che non hanno partecipato al funerale del loro presidente. A Rimini. Dove c’erano proprio tutti. Pure il caro Carletto Ancelotti che doveva andare a Salisburgo. Tranne la maggior parte dei giornalisti di Bologna catturati dalla conferenza-stampa che contemporaneamente Sasha Djordjevic teneva non voglio neanche sapere dove. E poi per dire cosa? “Vinceremo il campionato”. Raccontatemene un’altra di migliore. Un’autentica vergogna, come ha tuonato a caldo più di qualcuno. Anche importante e famoso. Che tuttavia s’è poi subito raffreddato preoccupandosi in fretta d’aggiungere: “Però, mi raccomando, questo non te l’ho detto io”. E mi sono cadute le braccia. Sfinito. Alberto Bucci avrebbe meritato ben altra riconoscenza. Anche se a Rossella e le sue tre figlie saranno senz’altro piaciuti, come a me, i quattro granatieri livornesi allineati uno accanto all’altro in chiesa davanti alla bara del Dottor Stranamore. Il più bel soprannome che Oscar Eleni avrebbe potuto inventarsi quel giorno mentre si pranzava insieme prima della finale con Milano. Nella sua casa. Con la bella famiglia. Lassù in collina. Dalla quale si vedeva il mare. Alberto Tonut, Flavio Carera, Alessandro Fantozzi e Andrea Forti. Che segnò quel canestro-scudetto con una frazione di secondo di ritardo. Peccato. Mancava solo il figlio che era stato più vicino a Alberto negli ultimi giorni: Walter De Raffaele. Che al mattino gli aveva detto addio nella camera ardente allestita a Palazzo d’Accursio, in Piazza Maggiore, e la sera doveva sul serio essere al Taliercio di Mestre per il ritorno coi russi di Novgorod che hanno escluso la Reyer dai quarti di Champions. Un altro peccato. Purtroppo. E comunque è certo che d’ora in avanti vedrò le partite della Segafredo con la stessa indifferenza del padrone del caffè: perda o vinca, sarà per me eguale. Come bere l’acqua di questo o quel sindaco. Siena è stata cancellata con un colpo di spugna e nessuno ha fatto assolutamente nulla per salvarla. Anzi. Così non va in serie A l’Orlandina del buon Marco Sodini (sempre) senza soldini, ma la Virtus Roma di Ciglione Toti che assieme al fratello Pierluigi è stato indagato per traffico illecito d’influenze: avrebbero promesso 110 mila euro a quel galantuomo pentastellato di Marcello De Vito in cambio della riqualificazione degli ex mercati generali di Ostiense. Sinceri complimenti. Da Sacripanti(bus) a Djordjevic: un bandaosiris ha sostituito un altro. Ed è quindi cambiato poco. Peccato che il serbo costerà a Massimo Zanetti il triplo se non il quadruplo: un milione e rotti sino a giugno 2021. Più tutto il resto: ricchi premi e cotillon. Se durerà tanto a lungo con Baraldi e mi permetto di dubitarlo. Oggi come oggi salvo allora un paio di società e di loro solo m’interesso: l’Armani di Proli e l’Umana di Casarin. O al massimo tre: Trento e non Trieste. Il resto è robetta. Porto in palmo di mano due allenatori: Artiglio Caja e Frank Vitucci. Oltre a Pianigiani e Ray-Ban che per la verità sfoggia occhiali da sole d’un’altra marca. Indovinate quale. Non ditemi che è la stessa che penso io. Più Fred Buscaglia. C’è assai di meglio semmai in A2: Max Chef Menetti, Pandolce Pancotto, Pierino Bucchi, il Tigre Dell’Agnello, l’Uomo Dalmonte. E ci si diverte pure di più come in Treviso-Montegranaro che ho visto due settimane fa al Palaverde e mi ha appassionato da non dire. Anzi, lo dico: moltissimo. Stasera a Desio c’è Milano contro il Panathinaikos e non è vero, come sostiene l’imbarazzante Mamma Rosa, che la squadra di Mike James volerà ai playoff d’EuroLega qualora di nuovo le riuscisse di batterlo. Dovrà infatti vincere un’altra partita: o con la capolista Fenerbahce al Forum o con l’Efes (quarto) di Ataman a Istanbul. Altrimenti poi lo senti Sandro Gamba. La Reyer invece, come vi avevo anticipato la scorsa notte, ha portato un Kennedy in laguna: è il D.J. di Pittburgh (Pennsylvania) che giocava a Melbourne. Dove ha perso la finale del campionato australiano. Di lui ho sentito parlare benissimo da chi davvero ne capisce. E non importa se è una guardia-ala tiratrice e non il lungo muscoloso sotto canestro che avrebbe dovuto prendere il posto di Austin Daye come auspicavano gli anonimi veneziani tra un’ombra e un’altra. Questo acquisto ad hoc piuttosto conferma che De Raffaele ha ridato fiducia al figlio di Darren che adesso deve fare una cosa soltanto: mettere la testa a posto se ne è capace.