Non me ne vanto d’aver pronosticato l’1-1 qualche ora prima della seconda sauna in due giorni del Taliercio. Anche se MarQuez Haynes s’era messo d’impegno per farmi spernacchiare dai tifosi trentini: due falli più tecnico dopo nemmeno 200 secondi di gioco, roba da matti, e triste panchina per tutto il resto del primo tempo. Alla Reyer non mancano i buoni pistoleri: anche Filloy e McGee hanno il grilletto facile, ma il texano che gioca per la Georgia, e non scherzo, è il Billy the Kid al quale Walter De Raffaele non può mai rinunciare a cuor leggero. Specie in queste finali di fuoco quando Hogue e Sutton mettono le mani addosso a Batista e solo sparando le triple non a salve puoi far saltare in aria le difese di Fred Buscaglia. Difatti all’intervallo forse ve lo siete dimenticato, ma Venezia e Trento erano ancora pari. Poi nella ripresa si è scatenato Haynes e la storia la sapete. O c’è bisogno che adesso vi riavvolga il nastro della partita perché ieri sera eravate fuori a cena e vi siete persi la sfida nella fornace del Taliercio? Neanche ci penso. Due tivù l’hanno di nuovo mostrata in diretta e, se anche una è stata di troppo, potevate benissimo registrarvela. Come ho fatto io. O leggervela oggi sui gazzettini. Se invece vi piace la vita comoda, mi dispiace, ma non sarò mai anche il vostro maggiordomo e al massimo vi posso raccontare cosa è successo al termine di gara 2. Quando le squadre sono rientrate nello spogliatoio, avevo azzeccato alla grande il pronostico, +15 Reyer e così è stato, non me l’ero fatta sotto come tanti veneziani di mia conoscenza, e di poca fede, e stavo già disossando lo squisito galletto ai ferri del Galium con le mani. Anche se un po’ me ne vergogno. Di cosa? No, non certamente di mangiare il pollo ungendomi le dita come i bambini con il cono di gelato alla crema. Me lo consente anche il Galateo di monsignor Della Casa e non soltanto Silvio Berlusconi. Che non è ancora morto. Ma m’imbarazza piuttosto pensare che il mio sindaco sia quasi venuto alle mani con Toto Forray che non mi sembra nemmeno un ragazzo rissoso. Anzi, del capitano dell’Aquila, ho sempre sentito parlar bene dai tempi in cui giocava a Jesolo e già mi attraeva. Caso mai il padre Esteban avrebbe potuto evitare d’infilarsi la maglietta d’ordinanza argentina e, se proprio non riesce a farne a meno, avrebbe dovuto prendere posto nella gabbia, per altro indecente, riservata ai tifosi ospiti e non mescolarsi agli aficionados oro granata. Che l’hanno seppellito sotto una montagna di palline di carta. Ovviamente cosa è accaduto nell’imbarazzante dopo partita non c’è traccia sulla Gazzetta che pure aveva spedito due inviati di punta a Mestre. Mamma Rosa va a letto presto: questa sarà la scusa. Anche molto prima delle dieci e mezza. S’addormenta subito e soprattutto non è sua la colpa se le finali dei playoff si giocano sempre più tardi. Storie. Dormirebbe come un sasso anche se le corride tricolori cominciassero a mezzogiorno. La verità è che non va in cerca di rogne e non le importa un accidenti nemmeno che l’ex collega Luigi Longhi, presidente di Trento e persona tutto d’un pezzo, sbotti dopo aver diviso Napoleone Brugnaro da Forray junior che si erano sfidati a muso duro e non si erano risparmiati le parole gentili: “Per stupidi però non vogliamo passare”, ha tuonato. Come ho letto sull’Adige che pure chiude la prima edizione prima del quotidiano di Umberto Cairo. Pare che Longhi alludesse agli sputi che dagli spalti bollenti hanno centrato in pieno anche Buscaglia durante il duello da saloon del far west più che dei playoff. E comunque proprio non ci siamo. Anche se i fischi di Lanzarini, Lo Guzzo e soprattutto di Martolini avevano fatto arrabbiare pure me, oltre che il sindaco di Venezia e suo figlio, e avessero più volte indignato Paperoga Crespi che per (sua) fortuna ascoltano in pochi. Altrimenti domani a Trento farà più caldo ancora. Mentre lo scudetto sembra aver cambiato direzione e qualcuno l’abbia già visto incamminarsi verso il Ponte della Libertà soprattutto alla luce degli ultimi chiari di luna. Non saranno infatti di gara 3 né Dominique Sutton né Esteban Batista, ma, tra le due assenze, peserà senz’altro più quella dell’americano della Dolomiti Energia. Dove erano sette gatti e adesso sono diventati sei. Più Lechthaler con due acca. Mentre Ray Ban può bene o male sostituire l’uruguagio con Ben Ortner. Però a pallacanestro si gioca sempre in cinque e allora ci andrei piano prima di dar per morta Trento. Che ha otto vite, una più dei gatti. Come vi vado dicendo da giorni. Ma non mi badate.