Adesso però non esageriamo con ‘ste notti maggiche della pallavolo alle quali Repubblica ha dedicato addirittura la prima pagina con tanto di foto a colori degli azzurri che si danno cinque dopo la quarta vittoria di fila ai Mondiali coi domenicani scalzi. Sono stato il primo (forse) a segnalare il clamoroso successo televisivo dell’Italia di Juantorena e Zaytsev o, se preferite, di Simone Giannelli e Massimo Colaci, addirittura una settimana prima che se ne accorgesse Maurizio Crosetti, ma ora non facciamola più grande di quella che è. E comunque voglio vederli domani i numeri della diretta di stasera nella partita con la Slovenia e con Tempetation Island Vip contemporaneamente su Canale 5. Perché il volley in tivù piace soprattutto alle donne, ma le donne vanno matte anche per il reality show di Simona Ventura che più morboso è e più le appassiona. Difatti non so chi l’abbia detto, però di sicuro aveva ragione da vendere: non finiremo mai di capire le donne. Non bastasse è tornata la Champions con Stella Rossa-Napoli (0-0) e Liverpool–Paris Saint Germain (3-2) dopo cena e dopo Inter-Tottenhan (2-1) e Barcellona-Psv (4-0, tripletta di Messi). Certamente la pallavolo in Italia si vende bene ed è stata brava a preferire la Rai a Sky, il sicuro per l’incerto e soprattutto la tivù in chiaro a quella satellitare che ha solo il calcio in testa e agli sport di nicchia non regala niente. Ma non vi sembra esagerato che Mamma Rosa titoli oggi a pagina 38: “Anche domenica oltre due milioni davanti alla televisione” e in quella successiva dedichi alla nazionale di Gianlorenzo Blengini pure un pallino sullo stesso tema: “Sono stati oltre due milioni (2.087.000) i telespettatori che hanno seguito gli azzurri contro la Repubblica Dominicana con uno share del 9.38 per cento”? Repetita iuvant: d’accordo, ma sarà contento Papà Urbano Cairo di pagare due volte una notizia di (a.a.)? Non credo. Spilorcio com’è. Quanto a Maurizio Crosetti non l’ho mai visto in un palazzetto e meno ancora ad una partita di volley. Difatti lo si comprende dal suo incipit molto ma molto enfatico: “C’è questa palla che vola e non cade mai”. Se così fosse, una partita di pallavolo non finirebbe più e durerebbe come il volo di un aquilone che ha preso il vento. “E’ un fenomeno di massa”. Cala, cala Trinchetto, diceva quel Carosello dell’acqua minerale. Mi pare Recoaro. In verità nel nostro campionato di serie A la media degli spettatori a partita supera di poco le duemila unità. Che sono sempre la metà di quelli che raccoglie ogni domenica la pallacanestro che però ha legato la nazionale a Sky sino – credo – al 2021 e così si è data la zappa sui piedi. Basti del resto pensare che nell’estate di due anni fa l’avvincente finale del preolimpico di Torino tra l’Italia e la Croazia che valeva l’ultimo posto per i Giochi di Rio, e che anche si allungò di un tempo supplementare, fece su Sky poco più di 330.000 ascolti quando la Rai, se proprio le fosse andata male, avrebbe con un soffio sfondato il muro dei tre milioni di telespettatori anche con il commento di Edi Dembinski o come cavolo si scrive. Henryk Dembinski è stato invece un generale polacco di Napoleone Bonaparte contro i russi a Lipsia, ma non so se sia un antenato di Edi o di Brugnaro e se questo vi possa anche interessare. Piuttosto il presidente della Lega della pallavolo è Paola De Micheli, sottosegretario all’economia nell’ultimo governo Renzi, mentre Carlo Magri, deus ex machina federale per 22 anni, si è recentemente dimesso dalla Giunta del Coni per entrare a far parte dello staff di Giancarlo Giorgetti che proprio oggi ha negato l’appoggio del governo alle Olimpiadi di Milano-Torino-e-Cortina. Insomma se la pallavolo ha santi in paradiso e organizza i Mondiali in Italia ogni otto anni come se niente fosse, il basket nasconde i dati degli audience sulla tivù di Paperino (e Murdoch) perché giustamente se ne vergogna: eppure sculacciando la Polonia e l’Ungheria gli azzurri si sono qualificati per la rassegna iridata in Cina del prossimo settembre, ma ieri davanti al video – fidatevi – non eravamo in tutto più di centomila. E’ anche per questo che oggi ho girato apposta alla larga dalla nazionale dei Sacchetti che per la verità non mi ha convinto nemmeno a Debrecen: ero difatti alla fin fine più nero di Ciccioblack. E comunque, tranquilli, che al plurale lo posso anche usare come aggettivo, tornerò domani sull’argomento per l’ultima volta prima di dedicarmi anima e corpo nell’abbattimento quotidiano proprio della Banda Osiris massone per massone. Pardon, mattone per mattone. Tremate gente. Però due cose ancora voglio dirvi prima d’andare a nanna. Domani a Roma, e non a Teano, Giannino Petrucci s’incontrerà con Alberto Mattioli, l’ex luogotenente longobardo, e i due, alla presenza di Tanjevic, fumeranno il calumet della pace mentre Boscia non rinuncerà al suo toscanello. In più anche a loro sarà giunta all’orecchio la voce, messa in giro ad arte da Mario Canfora (C10H16O), di un MaraMeo che vorrebbe togliere il disturbo una volta intascato il passaporto per la Cina. E quindi vuoi che i tre, magari a pranzo, non parlino anche del possibile successore del cittì molto precario? Perché no? E così uno butterà là il nome di Paperoga Crespi e un altro quello di Sacripantibus. Per carità di Dio. Ma stavolta deciderà Giannino e il suo preferito è anche il mio: Walter Ray-Ban De Raffaele. Sperando di non averlo così bruciato.