Sacchetti ha litigato con Sassari, ma perché dovrebbe andare a Varese soffiando il posto a Caja?

romeo

Come dice Gepi Cucciari, grandissima, basta con questa storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: forza e coraggio, riempiamolo. Oppure, in alternativa, svuotiamolo e facciamola finita una volta per tutte. Per carità, uno al tavolo della roulette può anche giocare, se si diverte, 50 euro sul rosso e altrettanti sul nero. Così non perde mai. A meno che non esca lo zero. Però la Gazzetta non può scrivere che il patron De Cesare (Avellino) “ha al momento due idee: proseguire con Frates o puntare su Bucchi”. Perché la terza quale sarebbe? Forse richiamare Frank Vitucci con il quale ha litigato sino all’altro ieri? Via, siamo seri e smettiamola soprattutto di prendere per il sedere i lettori che sono molto meno scemi di quanto pensa il quotidiano travestito di rosa con le scarpette rosse e le mutande nerazzurre. Sarò anche un fanatico manicheo. Cioè per me una cosa o è bianca o è nera. E, se è bianca e nera, può essere solo la (mia) Juve. E quindi sempre la Gazzetta non può buttare là tra le righe la storia “dell’interesse di Varese per Meo Sacchetti” se prima non mi ha spiegato la ragione per cui il Consorzio di Masnago non dovrebbe confermare Artiglio Caja che con una squadra delle comiche ha vinto 5 partite su 9. E, in seconda battuta, già che c’è, raccontarmi anche perché Sacchetti dovrebbe lasciare l’isola felice quando è legato a Sassari da un triennale da mezzo milione di euro. Non sarà mica allora che Meo è ai ferri corti con il presidente Sardara come lo è Bucchi con quello di Brindisi e della Lega? Ecco, se la Gazzetta sa qualcosa, lo dica chiaro e tondo. Senza tanti giri di parole. I suoi lettori le saranno oltre misura grati. Altrimenti taccia. Che fa più bella figura. E lasci in pace il can che dorme. Mio figlio per la verità me lo chiede tutti i santi giorni ormai da quasi due lustri: “Perché, papà, non fai come me che ho smesso di comprare quel giornale da quando, per regalare uno scudetto alla sua squadra del cuore, ha goduto nello spingere la Juve in serie B con 30 punti di penalizzazione?”. Me lo domando pure io da nove primavere e la risposta è sempre la stessa: evidentemente, oltre ad essere un ostinato manicheo, sono anche un perverso masochista. Che si rovina il fegato anche quando gli tocca leggere che al Venezia sono riusciti due colpi della madonna. Che sarebbero? Aradori per i playoff e Tonut per il prossimo campionato. Ora nessuno discute il valore di Pietro il Grande da Brescia, tre mesi al Galatasaray e tre all’Estudiantes, invero con magri risultati, però alla Reyer serviva come il pane un playmaker o un unobarradue e ha preso un’ala o, al massimo, un trebarradue. Di modo che, se per caso a Goss venisse un improvviso mal di pancia, Recalcati sul più bello si troverebbe in braghe di tela e Napoleone Brugnaro non glielo perdonerebbe. Quanto a Stefano, l’avevo detto anche al padre: caro Alberto, tutte le squadre possono andare bene in serie A per il tuo bravo figliolo tranne Milano e Venezia. E difatti Tonut la prossima stagione potrebbe giocare in prestito altrove. Magari a Bologna, come spero. Tanto ha firmato un contratto che lo lega a Venezia così a lungo che molto prima di lui si potrebbe stufare Brugnaro della Reyer. Questo si mormora alla Giudecca, così come a Sacca Fisola e in Strada Nova. Soprattutto nel caso in cui il candidato sindaco dovesse perdere le elezioni del 31 maggio e non andare neanche al ballottaggio con Felice Casson. Come non è da escludere. E perché la Gazzetta piuttosto non scrive che da quando Napoleone non va negli spogliatoi del Taliercio durante l’intervallo e nemmeno in trasferta con la squadra, perché molto impegnato in campagna elettorale, l’Umana vola che è un piacere, il buon umore è tornato di casa nella squadra di Carlo Recalcati e il Pesciolino Rosso si è sbizzarrito in buoni affari? Due giornate al termine del campionato e ancora non si è deciso se a Caserta sarà restituito il punto di penalizzazione che le è stato tolto più di due mesi fa per il ritardato pagamento dell’Irpef dell’ottobre scorso. Si parla un sacco male della federazione di Opti Pobà Tavecchio, ma anche questa di Giannino Petrucci siete proprio convinti che sia tanto meglio? Di sicuro si crede più furba di tutte le altre ed infatti aveva fissato tra otto giorni la discussione del ricorso presentato dalla Pasta Reggia nella speranza, neanche segreta, che per il 5 maggio fosse già stata messa una bella pietra sopra il discorso retrocessione. E invece, siccome il diavolo fa le pentole ma non (sempre) i coperchi, ecco che la squadra di Vincenzino Esposito si inventa un paio di vittorie che non stanno né in cielo né in terra, come quelle con Venezia e Sassari, riaprendo così tutti i giochi e, soprattutto, scombussolando i piani del Palazzo. Con un punto infatti in più in classifica Caserta, vincendo domenica con Reggio Emilia, potrebbe anche perdere il 10 maggio lo spareggio di Pesaro di sei punti ed essere lo stesso salva. Ma anche di questo la Gazzetta non si occupa. E sapete per quale motivo? Perché il suo bicchiere è sempre mezzo pieno e sempre mezzo vuoto.