Ronaldo non è più il Re Sole e guai a chi mi tocca Dybala

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Sono oramai dieci giorni che Facebook mi chiede dalla mattina alla sera, e pure di notte, a cosa sto pensando e non gli rispondo. Ma non sono arrabbiato con lui. Anzi, in occasione dei miei settant’anni è stato con me molto carino se quasi la metà degli amici, che sono oltre quattromila sul social, mi hanno fatto gli auguri. E comunque cogito ergo sum come sosteneva René Descartes. Che non è, come crede Flavio Briatore, un’ala francese un po’ dribblomane alla Ribery, più brutto di Leo Turrini, e ce ne vuole, ma quello che è ritenuto il fondatore della matematica e della filosofia moderna. Cartesio insomma. Dieci giorni di silenzio per ricaricare le pile e andare incontro ad un settembre che per me non sarà semplice, però nemmeno in vacanza ho staccato la spina, né intendo farlo a breve termine. Anche se pensare non è mai stato il mio forte e per questo ogni giorno vorrei scacciare, e persino schiacciare, i miei pensieri che sono in effetti più cattivi che buoni, ma non sempre ci riesco perché sono più lento di una lumaca e mi perdo sovente in un bicchier d’acqua tra tempeste che magari nemmeno esistono. Pensavo che stasera non mi dispiacerebbe se il grande Torino di Walter Ego Mazzarri e Papà Urbano Cairo non ce la facesse a metter sotto il Wolverhampton in Europa League. Ed è inutile che Massimo Gramellini e Aldo Grasso, le migliori granatine del Curierun, s’indignino per così poco quando entrambi odiano la Juve da quando sono nati e tutte le notti hanno l’incubo che possa vincere anche la Champions dopo otto scudetti di fila. Sono di nuovo sincero: pure io cartesianamente dubito che la mia Signora possa prendere la coppa maledetta per le orecchie almeno sino a quando avrà quella palla al piede di Cristiano Ronaldo che non si rende conto che va per i 35 anni ed è un Re Sole vicino al tramonto. Tra meno di quarantott’ore torna la serie A con la Juve a Parma senza Marx Sarri, la diretta su Sky e CR7 assieme alla Joya (nella foto ancora finalmente insieme). Pensando che il calcio mercato avrebbe dovuto chiudere domani sera le bancarelle. Così almeno si sarebbero potute tirare le somme mentre invece si continua a comprare e a vendere e non si sa ancora con quale attacco per esempio i campioni d’Italia andranno all’assalto dell’ennesimo scudetto o quale fine farà Mauro Icardi. Difatti consiglierei a Gianni Mura di lasciare chiusa in un cassetto la sua palla di lardo perché qualsiasi presagio sarebbe oggi ritenuto audace e per qualcuno persino giudicato un po’ campato in aria. Tanto più che alla prima firma dello sport di Repubblica bisogna riconoscere d’aver pronosticato Egan Bernal in giallo a Parigi prima che i ciclisti del Tour de France salissero in bici a patto, scrisse, che il giovane colombiano non avesse fatto il gregario a Thomas. E così è stato. Bravo Gianni. Quando ci vuole, ci vuole. A un mare di cose ho pensato in questi pochi giorni in montagna. E molto ho letto di ogni, anche e soprattutto di politica, non scoprendo oggi che siamo il Paese di Pinocchio, ma anche di belle zucche che non si fanno prendere per il cesto da quel burattino di Marteo Salvini che può piacere solo ai fascisti e alle capre come urlerebbe Vittorio Sgarbi che però mi è diventato persino più odioso di Maurizio Belpietro. Ecco, ho quasi pronta anche la lista dei cento più insopportabili d’Italia dopo quella della Banda Osiris che ha avuto un enorme successo tra i miei aficionados. E comunque guai a chi mi tocca Paul Dybala che è la Joya di tutti i gobbi e che non scappa. Men che meno all’Inter. Come ha dichiarato nel pomeriggio mettendo con le spalle al muro Fabio Paratici. Al quale ricordo che non abbiamo mica ancora dimenticato come ha fatto fuori Max Allegri assieme al suo compagno di merende Pavel Nedved. Che mi è caduto in disgrazia dopo che l’ho tanto amato di cuore.