Che non fosse stata brava a scuola lo si poteva facilmente immaginare. O copiava o era un disastro. E consegnava spesso il compito in bianco. O, meglio, in rosa. Zoppicava infatti così tanto in italiano che il medico di famiglia le consigliò d’usare il bastone, ma non per darlo ogni volta in testa a Livi(d)o Proli, quanto per reggersi proprio in piedi. Solo in matematica se la cavava abbastanza bene perché quattro conti pro doma sua li ha sempre saputi fare come del resto il Bertoldo di Giulio Cesare Croce che pure non sapeva né leggere né scrivere, ma nessuno è mai stato capace d’imbrogliarlo. Mentre anche in geografia era una mezza frana confondendo Treviglio, in provincia di Bergamo, con Treviso che domani affronterà Ferrara al Palaverde di Villorba. A due passi da Maserada dove sono nati Renato Villalta e Massimo Zanetti, padrone della Virtus scellerata e litigiosa. Che poi Mamma Rosa non sia nemmeno una brava cuoca pure questo non è un mistero, ma non è in fondo un problema: anche Antonella Clerici, quando sposò Pino Motta che giocava a Desio, non sapeva del resto strapazzare le uova e non bruciare una frittata con le cipolle. Piuttosto si sperava che, una volta diventata grande e pacioccona, come la Mole Antonelliana, e unitasi in matrimonio all’ambizioso Urbano Cairo, la Rosa fosse almeno una brava madre capace d’insegnare ai suoi figli come si butta giù un inserto di cinque pagine, perché tre sono di pubblicità, senza farsi ridere dietro. Evitando magari di non celebrare Sassari proprio nel giorno in cui il Banco di Sardara piangeva la sua esclusione dai playoff e d’intervistare Livio Proli dopo che per la prima volta non so più da quanto tempo l’Armani non ha chiuso la regular season al primo posto. E comunque, sempre che non s’offenda, le notizie continuo a passargliele anche se mi verrebbe voglia ogni due per tre, che glielo dico io: fa sei, di mandarla a quel paese soprattutto quando abbocca all’amo e se lo ingoia assieme a tutto il verme. Dunque Enzino Esposito può raccontargliela finché vuole che gli piacerebbe tornare in America, stavolta nel college di Siena, ma in Sardegna – fidatevi – ci andrà a nuoto magari portandosi in groppa Pietro Aradori che è della stessa scuderia dei cavallini del Gabibbo Sbezzi. Che in questi giorni ha un sacco di lavoro: deve sistemare i fratelli Gentile, e il più vecchio (Stefano) è sulla strada di Derthona (A2) assieme a capitan Klaudio Ndoja, e sta cercando di piazzare anche Baldi Rossi a Brescia. Perché, se Mamma Rosa non l’ha ancora capito, il circo chiude e con l’arrivo di Alessandro Dalla Salda (in bocca al lupo, ndr) e Andrea Trinchieri cambierà tutto nella Segafredo, o quasi, e non resterà neanche il custode della palestra Porelli. A parte il promettente ragazzino del ’99, Alessandro Pajola, che siederà però in fondo alla panchina di Gas Gas. Che dal Bamberg, come raccontano a Pesaro, potrebbe portarsi Daniel Hackett. E non sarebbe una malvagia idea. Ma il problema vero è Aradori che ha un contratto d’altri due anni, e pure molto ma molto pesante, che non so in Italia chi potrebbe sopportare se non Milano e Venezia dove per la verità Pietro il grande ha già dato. Quanto ad Alessandro Gentile l’ha dichiarato lui stesso: “Non sono più un giocatore della Virtus: non è una mia volontà, ma un dato di fatto”. Mentre da Tiki Taka ecco il gossip del mese: la bellissima Erjona, ex moglie di Dzemaili, lo svizzero di Donadoni al Bologna, sarebbe la nuova fiamma del più piccolo dei figli di Nando e Maria Vittoria. I miei playoff cominceranno da Verona con Brescia-Varese, ma prima d’arrivarci ve ne parlerò domani. Intanto però che la Gazzetta e Proli insieme dicano che la squadra favorita per lo scudetto è adesso la Reyer mi dà un po’ fastidio e difatti invito subito Napoleone Brugnaro, che è più superstizioso di me, e come me è nato il 13, a toccarsi furiosamente. Anche perché questa stagione potrebbe finire il 17 (di giugno) che non è proprio per noi un bel numero. In effetti chi ha visto mercoledì Venezia-Milano non ha il minimo dubbio: la prima gioca a pallacanestro, la seconda forse a tiro a segno. E non difende neanche se Pianigiani le punta una pistola alla tempia. Semmai attenti ad Avellino che dopo Niki Auda ha preso Alex Renfroe, playmaker a stelle e strisce, naturalizzato bosniaco, nel mirino di Federico Casarin prima di prendere Sosa che gli è costato assai meno. In più Sacripantibus non ha più nulla da perdere e delle due una: o conquista la finale-scudetto e resta alla Sidigas, o se ne va a Torino dove Virginio Bernardi gli ha già trovato un’ottima sistemazione dai Do Forni.