Fannullone che non sei altro: è da una settimana che non ti fai vivo. Dove t’eri mai cacciato? Chiese Don Chisciotte al suo scudiero. Alzando il sopracciglio come succede anche a me quando sono contrariato. “Mi hanno detto, signoria vostra, che ce l’avevate con il mondo intero”. E dove sarebbe la novità, di grazia? Sono quattrocento, e più, anni che combatto i mulini a vento dall’alba al tramonto. “Ne convengo. Però stavolta mi è parso, e credo di non essermi sbagliato, che le pale le girassero più vorticosamente del solito. Al punto che per sette giorni non è mai uscito di casa”. Vuoi dire pale o palle? “Le une e le altre. E comunque, mio unico cavaliere errante, si può sapere, se mi è lecito ancora domandare, contro chi stavolta è montata la sua collera?”. Io spero, Sancio, che anche tu non mi voglia prendere per il sedere come ultimamente si sono divertiti a fare in molti”. Per esempio? “I due somari che lavorano uno da Mamma Rosa, in via Rizzoli, a Crescenzago, e l’altro nel retrobottega dell’omonima pizzeria a Roma: il primo è il sottopancia del Livi(d)o Proli e il secondo di Giannino Petrucci. Ma nomi e cognomi più non ne faccio. Dovendo in questo imparare molto dall’amico Sergio Tavcar. Che volentieri vedrò sabato a Trieste. E poi non voglio parlare oggi di pallacanestro. Magari domani che è il primo maggio. “Eppure ne avrebbe di cose da raccontare”. Tempo al tempo. Tanto più che solo mercoledì si tornerà a giocare l’ultima giornata di campionato. Ma tu dimmi, piuttosto, cosa hai mangiato e quanto hai bevuto per avere quella pancia? Un bove intero della Mancia e tutta l’acqua del Manzanarre? “Sono nato grasso e lei lo sa benissimo, mio don Quijote, avendomi strappato alla campagna, e pure alla moglie e ai figli, che ero ancora giovane, con la promessa mai mantenuta di regalarmi un’isola . “E’ vero, però in compenso hai girato la terra e conosciuto gente di tutte le razze. Hai visto sette Olimpiadi e non so quanti campionati del mondo. Hai cenato con l’avvocato Agnelli e con Gianni Rivera, con Lucio Dalla e Giorgio Gaber. Hai dialogato con Arvidas Sabonis e Michael Jordan, Maradona e Pelè, Rossi e Cabrini, Sivori e Carmelo Bene. Hai diviso le ultime Marlboro con Michel Platini e viaggiato sull’aereo per il Messico nuvole tra Gianluca Vialli e il grande Gaetano Scirea. Hai indovinato che Toni Kukoc sarebbe arrivato alla Benetton e che San Epifanio, il mitico Epi, sarebbe stato l’ultimo tedoforo ai Giochi di Barcellona. Sei stato in vacanza con Sandro Gamba e la cara Stella. Hai fatto arrabbiare Bearzot e Sacchi. E qui mi fermo affinché tu poi non dica che vivo solo d’amarcord. “Però non mi ha ancora confessato le ragioni della sua tremenda incazzatura”. Neanche se mi torturi te le rivelo. E comunque d’ora in avanti non ti chiamerò più Sancio Panza, ma Sancio Pancia. A meno che tu non ti metta a dieta, come ho fatto io, e non perda una decina di chili in un paio di mesi. “Certo è, e non mi giudichi un villano se glielo confesso, che sono stato un pezzo a guardarla mentre lei si sbrodolava addosso tutti i dolci ricordi della sua vita di pennivendolo da strapazzo. E veramente non l’avevo mai vista prima con tale brutta cera. Tanto che ora ho finalmente capito il motivo per il quale Miguel de Cervantes Saavedra le ha dato quel nome di Cavaliere dalla Trista Figura che si porterà dietro per tutto il resto della vita come Flavio Tranquillo, che ormai tutti chiamano Ciccioblack, o Acciughino che per tutti è Riccardo Pittis”. T’avevo pregato di non parlar di basket, ma tu di nuovo mi hai disubbidito e così ora t’infilzo con la lancia. “Ci avrei scommesso che sarei riuscito a farla inquietare”. Ma no, caro scudiero: c’è voluto ben altro per trattenermi una settimana segregato in casa. “Coraggio, sputi il rospo, che le potrà solo che far bene”. Tutti matti per il Bardo: ho letto dovunque. E per il Cervantes? A parte questo blog, nessun altro se ne è ricordato. O quasi. Eppure Shakespeare e il mio creatore sono scomparsi lo stesso giorno di quattrocento anni fa e non è che l’inglese sia stato molto più geniale del celebre castigliano. “Ma se il contendere è stata anche un domanda del Rischiatutto di Fabio Fazio e Fiorello?”. Ecco, per l’appunto: un quiz è diventato Miguel de Cervantes Saavedra nella memoria degli italiani. Roba dell’altro mondo. “Come l’ultimo libro di Ciccioblack al quale Walterino Fuochi, che purtroppo non s’occupa quasi più di palla nel cestino, ha dedicato mezza pagina su Repubblica. Non so, se l’ha letto, don Quijote?”. No, né l’articolo, né il libro. “Potrei saperne la ragione?”. Semplicemente perché Tranquillo non sa scrivere. E’ noioso, pesante, contorto. “Ma vende”. Sì, almeno cinquanta copie ad ogni presentazione: è la tariffa base. “Senza fattura e senza bolla (ddt) d’accompagnamento?”. Questo lo devi chiedere a Ciccioblack. A me deve ancora spiegare, lui che si professa paladino della legalità, come facesse a non sapere dieci anni fa cosa fosse il nero. “Di seppia o di Siena?”. Di Siena e di qualche altro luogo. “Dove?”. Io lo so, ma non te lo dico: mica sono scemo. In fondo poi gli voglio anche bene e allora, tranquillamente, aspetto assieme a lui che pure tutto il resto cada in prescrizione. (5 continua)