La gelida padovana Eleonora Daniele, ex Grande Fratello d’inizio secolo, eliminata ad un passo dalla finale poi vinta da Flavio Montrucchio, che pure oggi conduce un programma su Discovery e si è sposato la velina Alessia Mancini, ha due figli e non se la passa male, s’è improvvisamente scaldata stamattina quando a Storie italiane ha annunciato coram populo sanremese che il Festival di Rosario Fiorello, che l’anno scorso è stato vinto dai Maraschin come il distillato di ciliegie dalmate o come cavolo si chiamano, forse Maneskin? ma non potrei giurarlo, è stato seguito ieri sera nel Bel Paese minimo da un teledipendente nazional-popolare su due se lo share è stato pari al 54,7 per cento e gli spettatori in media hanno sfondato il tetto dei dieci milioni arrivando quasi a undici. Con la punta più alta alle 21 e 46 precise quando Amadeus è stato affiancato dal fuoriclasse di Catania, dove è nato anche il mio Messi(n)a, president-coach dell’Armani che sempre ieri al’ora di cena ha vinto a Belgrado con la Stella Rossa in EuroLega pur giocando da cani, e gli ascolti – guarda caso – hanno avuto un’improvvisa impennata oltre i sedici milioni e mezzo. Evviva. Bene, brindate e alzate pure il gomito, basta che prima o poi la finiate di celebrare come un Dio questo Amadeo Umberto Rita Sebastiani, il celebre lecca-lecca di Ravenna e dei Soliti idioti quotidiano che non sopporterei nemmeno se lo seguissero otto veneti su dieci, cioè quanti nella mia regione sono stati in fondo quelli che hanno votato a più riprese Luca Zaia, l’ex braccio destro del pregiudicato Giancarlo Galan, e non se ne sono ancora pentiti. E invece questo mostruoso trionfo della prima serata a Sanremo, nonostante la clamorosa stecca di Massimo Ranieri che è stata subito soffocata e corretta con “una leggera sbavatura che ci sta quando un settantenne s’emoziona cantando sul palco dell’Ariston”, è stato celebrato per tutta la giornata in tutte le salse di questo mondo, anche bourguignonne e persino merengue, da tutti e tre i canali della Rai, specie dall’Uno, in Oggi è un altro giorno e nella Vita in diretta, e in tutti i tiggì della tivù di Stato sino a quando non è cominciata la seconda serata del Festival della canzone italiana non più con Fiorello ma con Checco Zalone, un altro che spacca lo schermo. Come avrei voluto fare anch’io se non avessi avuto la partita della Reyer in EuroCup contro i salsicciotti tedeschi dell’Ulm che adesso magari guardo assieme a voi: pochi, anzi pochissimi, ma buoni. Perché mica ho cambiato idea: il Sanremo d’Amadeus, che vinceranno Mahmood e Blanco, è già stato stabilito, mi fa venire l’orticaria quando va bene e quindi lo ripeto: non lo vedrei nemmeno sotto tortura. Tanto domani saprò tutto lo stesso. Dall’alba sin dopo il tramonto. Magari, come oggi, dimenticandovi che non è ancora finita la pandemia e che andava da tutti molto meglio ricordata la morte di Monica Vitti, una delle più grandi attrici italiane del nostro tempo, Leone d’oro alla carriera nel 1995, premiata assieme a Woody Allen, Ennio Morricone, Alberto Sordi e Martin Scorsese. Dunque vediamo un po’ quale quintetto iniziale ha proposto nell’occasione Walter De Raffaele dopo che Tarik Phillip, lo sciagurato playmaker di Brooklyn ha rescisso il pesante contratto da 300.000 mila euro con Venezia e ha trovato casa a Burgos in Spagna: Theodore, Tonut, Vitali, Brooks e Echodas. Lo stesso starting five che, devo essere sincero, avrei buttato anch’io sul parquet mancando ancora Mitchell Watt e tenendo buono in panchina Julyan Stone che non può svalvolare ogni due per tre finché non ci dice con chi ce l’ha e chi secondo lui batte la fiacca in difesa. Ed è subito 7-2 e 12-6 con tutti i cinque oro-granata a segno, Tonut e Vitali con una tripla. Assist di Brooks per Echodas che schiaccia il 18-8 di metà primo quarto. Una meraviglia in attacco. Tanto che mi devo stropicciare gli occhi per capire se ci sto vedendo bene. E questa sarebbe la squadra sbagliata e costruita male che viene da quattro brutte sconfitte di fila, che non giocherà le final eight di Coppa Italia e che ha lo spogliatoio spaccato in due? E’ ancora troppo presto per sparare sentenze e comunque entra un motivatissimo Austin Daye, che non pare più sentire dolori alla schiena se riesce a segnare un canestro meraviglioso dei suoi inarcandosi all’indietro. L’Ulm finisce il primo quarto doppiato (14-28) e incredulo. Sembra un paradosso, ma non lo è: Ray-Ban ha una panchina molto lunga, anche troppo, che accettano in pochi, e deve far giocare tutti. Anche De Nicolao, anche Bramos, anche quel pasticcione di Sanders, anche il contestatore Stone e non è più la stessa musica. In più ha Jordan Morgan, l’ultimo acquisto, che è pronto per il debutto e già scalpita. La Reyer allenta così le maglie in difesa e non è più perfetta o quasi in attacco con le seconde linee: 35 pari in un amen. Soprattutto De Raffaele non può rinunciare alla regia e alle magie di Jordan Theodore: i tedeschi addirittura avanti nell’intervallo lungo (42-44). Mi dicono che Amadeus col suo teatrino si raccomandi continuamente perché la gente torni a teatro. Io ci andrei di corsa. Tanto più che ce l’ho a due passi da casa, ma se il vaccino fosse obbligatorio. Ho invece paura, e non sono di natura un fifone, d’essere contagiato dai no vax che hanno avuto il Covid e così non vado più nemmeno al Penzo di Sant’Elena o al Taliercio di Mestre o al Palaverde di Villorba. Dove pure domani arriva Trieste e sarebbe un derby da non perdere. Tra due giorni cominciano anche le Olimpiadi invernali, ma non lo sa nessuno. Tra quattro anni saranno a Cortina e mi vien da piangere pensando alle strade che dovrebbero fare per raggiungerla comodamente e non le faranno. E’ morto anche Maurizio Zamparini che parcheggiava la macchina in cortile sotto la magnolia e firmò nel 1987 la fusione tra Venezia e Mestre nello studio di mio padre, grande avvocato. Questa è una storia davvero bella da raccontare. Ma un’altra volta. Magari domani. Se ne è andata pure la cara Mara Corsolini: non poteva vivere senza avere al fianco il suo magnifico marito brontolone ed è stata presto accontentata. Non sapevo che nel loro capodanno lunare i cinesi quest’anno festeggiassero la Tigre. Quindi devo fare un regalo alla mia? Ci sto pensando. Intanto è cominciato il secondo tempo, De Raffaele ha riproposto il quintetto della palla a due e la Reyer, pur soffrendo, prende di nuovo le distanze dall’Ulm che resta sempre dietro di tre o quattro incollature. Molto bene ancora Echodas che non darei più via: schiaccia e stoppa, cosa puoi chiedere di più a un giovane pivot? S’infiamma Daye come sa accendersi solo lui: 67-58 alla fine del terzo periodo. Però è nell’ultimo quarto che di solito Venezia si smarrisce imbruttendosi e avvilendosi. Stavolta no. Meno male. Anzi, stringe i denti e morde ancora con Daye, mvp del match con 21 punti. Ma andava premiato pure Martynas Echodas: 19 più 9 rimbalzi. La Reyer addirittura ribalta la differenza canestri: aveva perso di 7 in Germania, stasera ha vinto di 10 (89-79). Che abbia finalmente voltato pagina? Ve l’ho sempre detto e ve lo ripeto: bene o male che vada quest’anno Venezia arriverà comoda in semifinale dei playoff. Poi chissà? Basta che Stefano Tonut e Michele Vitali vadano d’amore e d’accordo. Come nella foto. E si convincano che insieme possono giocare benissimo e non ognuno per conto proprio. La squadra non è mai costata tanto come quest’anno. Forse si è insistito troppo su Tarik Phillip che non era né carne né pesce. Forse di Austin Daye non si potrà mai fare a meno. Senz’altro da Jeff Brooks ci si aspetta che dia molto ma molto di più a De Raffaele. Che è livornese di Ovosodo, quindi duro da morire. Senz’altro questa regular season è stata falsata dal Covid: volete ficcarvelo bene nella zucca? L’ha beccato per fortuna in forma lieve anche Napoleone Brugnaro a Roma durante la rielezione di Mattarella e quindi è in isolamento o quarantena che dir si voglia. Buonanotte a tutti. Tranne che a uno. Scusatemi, ma mi ha davvero stomacato. Nella speranza, temo vana, davvero che sia il suo ultimo Sanremo leccando ora a destra, ora a manca. Come ha imparato a fare da Fabio Fazio…