Della politica alla gente non interessa più niente. Avrei potuto scrivere nulla al posto di niente e così avrei evitato la rima. Che in questi casi si chiama baciata e io l’ho proprio cercata. Adoro le filastrocche per i bambini. Posso? “Buono è il pane saporito, che ridesta l’appetito”. Tanto che ne ho scritte anche un paio d’acchito per dedicarle a Petrucci imbufalito. “Ma quanto sei cretino, urlò Malagò ieri a Giannino”. Il quale subito rispose: “Non sono io il cretino, prenditela piuttosto con SottoMarino”. Nessuno s’offenda. Per carità. Figaro qua, Figaro là. E se la mia satira accende la vostra ira, datemi pure un Tapiro che è il marito della tapira. Almeno finalmente prendo un premio. Dicevo: agli italiani non interessa più nulla della politica. Figuriamoci se poi è sportiva. E peggio ancora se cestistica. Prendete oggi Repubblica: neanche un pallino sull’assemblea della Legabasket di ieri a Fiumicino. E ha fatto bene. In fondo non è successo nulla ed è cambiato poco o niente. Ogni club di serie A tira l’acqua al proprio mulino e nessuno si fida dell’altro neanche se è suo compagno di cordata. Milano per i prossimi dieci anni farà l’Eurolega sperando che una volta per tutte si decida a mettere in piedi anche una squadra che non sia competitiva solo a parole. E allora serve l’ennesima rivoluzione di luglio. Salvando Ale Gentile, Simon, forse Kalnietis e nessun altro. Le ribelli Reggio Emilia, Sassari e Trento, le uniche con il cervello e le palle, hanno deciso di giocare l’EuroCup prendendosi un sacco e una sporta di brutte parole e di bacchettate sulle dita. Quando al contrario hanno lottato per i loro sacrosanti diritti e li hanno difesi anche per gli altri. Alla parrocchietta si vorrebbe in verità unire l’ortodosso Dmitry Gerasimenko, ma Cantù prima deve pensare a raggiungere i playoff e poi se ne potrà anche riparlare con Jordi Bertomeu. Intanto la meritocrazia è andata a farsi benedire dal momento che, se la bella Cremona di Pancotto e la sorprendente Avellino di Sacripatibus dovessero arrivare seconda e terza dopo l’Armani scudettata, come non è un paradosso prevedere, non potrebbero ugualmente partecipare né all’Eurolega, né all’EuroCup, ma alla nuova Champions della Fiba, cioè alla terza coppa del vecchio continente. Il che sarebbe un po’ come se Max Chef Menetti invitasse a cena Gelsomino Repesa, che non è come me a dieta, e gli offrisse solo due uova al tegamino, senza tartufo e senza sale, proibendogli persino di fare la scarpetta con il pane e accompagnandole al massimo con tre fette biscottate della GrissinBon di farina integrale. E Venezia? Sarebbe grasso che cola se il prossimo anno potesse disputare almeno la fase preliminare della Coppa della Fiba. Sempre che non le finiscano davanti, oltre a Cremona e Avellino, anche Pistoia che per ora la precede di quattro punti in classifica. La Repubblica già parla poco di pallacanestro, figuriamoci allora se può perdere tempo a correr dietro all’assemblea di Fiumicino che pure è durata sette ore, ma non si sa bene per decidere cosa. Ha titolato la Gazzetta: i club di serie A adesso sono liberi di scegliere. Le rifaccio la domanda: cosa? Se possono andare in bagno durante la lezione di Tranquillo o se la devono fare addosso perché Ciccioblack li vuole tutti in aula? Però la Repubblica oggi ha anche dedicato due pagine a Denis Verdini, che si è beccato due anni per corruzione, una terza alle liti nel Pd e un altro paio alla crisi della destra in vista delle elezioni per la poltrona di sindaco a Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. Neanche la gente non sapesse chi è Verdini, che il Pd è diviso peggio della Lega di SottoMarino, che Renzi è con le spalle al muro come Frank Vitucci a Torino o che Salvini e la Melloni si sono alleati contro Berlusconi rischiando un fiasco completo della destra nelle cinque città dove il 12 giugno si andrà a votare. Almeno il mio sindaco è in vacanza a Rio de Janeiro e sembra che non gliene importi più un fico secco dell’Europa e della Reyer. Alla quale tutti ormai mettono i piedi in testa e Napoleone Brugnaro non fa una piega. Strano. E comunque, se il quotidiano che più stimo dedica ancora ogni giorno una mezza dozzina di pagine come minimo alla politica italiana, perché anch’io non posso scrivere qualche riga, senza peli sulla lingua e l’ironia in punta di penna, di un accordo-barzelletta tra Lega e Fiba che svuota la Champions di valori e contenuti ancor prima del suo varo di lunedì a Parigi? Chi me lo impedisce? Nessuno. Non oggi però: ormai è tardi. Ma vedrete che domani ci sarà da divertirsi. Con Baumann, Malagò e Giannino tutti e tre incazzati neri col povero SottoMarino, presidente decaduto di una Lega che almeno sembra ricompattarsi intorno a Proli per merito soprattutto dei tre tupamaros con la testa sul collo e le palle.