Gli scout americani, in bermuda e scarpe-tennis, se ne sono andati prima di morir dal caldo. Per la verità erano già lessi da un pezzo nel pentolone bollente del Taliercio o, meglio, erano già rosti, come si dice dalle mie parti, ma Claudio Crippa li aveva convinti a rimanere almeno sino a quando Toto Forray sotto i loro occhi non ha scucchiaiàto la tripla del 39-64 e il destino della Reyer è parso allora a tutti ormai segnato. Era da un sacco che non vedevo il Crippino di Desio e devo confessare che non l’avevo riconosciuto. Anche se non è molto cambiato dai tempi dell’Eurolega e dello scudetto della Virtus di Ettore Messina. Stava seduto in loggione accanto a Frank Vitucci. Col quale ogni tanto scambiava qualche parere sulla prima sfida di una finale-scudetto che nemmeno lui avrebbe mai pensato che i gatti di Trento potessero far loro in quel modo. Cioè mostrando d’avere otto vite, una più dei gatti. E saltando e graffiando con una voglia e una vigoria esplosiva che, dico la verità, non ricordo d’aver visto in nessuna altra squadra della nostra serie A dalla terza se non addirittura dalla seconda guerra d’indipendenza. Claudio Crippa è il capo dei talent scout per l’Europa dei San Antonio Spurs. Dove è approdato prima del nostro cittì e dopo che Manuel Ginobili era già sbarcato negli States. Pensavo di vedere ieri sera nella fornace del Taliercio anche Ettore. Che invece è rimasto in California, come mi ha confessato Crippino. C’era però in sua vece Roberto Brunamonti al quale, per strappare una mezza parola, non basta una tenaglia. Come a Fred Buscaglia non riesci a cogliere un sorriso nemmeno se gli fai il solletico sotto la pianta dei piedi, ma questa probabilmente è anche la sua forza. Così come è semplice la sua pallacanestro e per questo mette paura. Me lo ricordava sempre mio padre: se Gesù cammina sulle acque, i veneziani volano più alti di lui e si credono padreterni. Altro che “cogli la prima mela”. Per carità ho trovato lo striscione srotolato dalla curva lagunare molto simpatico, ma anche un cicinin presuntuoso. E difatti spero che Venezia pensasse, dopo aver eliminato Avellino, d’avere già lo scudetto in tasca. Altrimenti non saprei proprio come possa vincere quattro volte con la Dolomiti Trento, cominciando da domani sera, se non riuscirà ad essere di nuovo umile e molto più seria. Mi auguro anche che Brunamonti, l’Ermetico, venga a rivedere Ariel Filloy perché quello di ieri non è stato il playmaker che Oscar Eleni e io ci siamo permessi di consigliare a Messina per la nazionale dei prossimi Europei. Filloy