E adesso mi dovrebbero fare sindaco di Reggio Emilia

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Che altro c’è da dire sulla Grissin Bon? Poco se l’hai già detto. E io l’ho scritto ormai da un bel pezzo. Quando molti mi guardavano con sospetto e pensavano: ma questo è proprio matto. Parlano i titoli del mio blog. Quello di una settimana fa per esempio prima che la squadra di Stefano Landi (e di Sandro dalla salda tradizione contadina) con cinque uomini contati più Pini, che non ha messo ieri sera il naso in campo, e senza Lavrinovic, affrontasse la Reyer in gara sei con le spalle al muro e poi la battesse: “Più di tutte la Grissin Bon meriterebbe questo scudetto”. O ancora il 12 giugno: “Se il Cincia avesse la pelle nera (e magari un altro cognome) giocherebbe nella Nba”. Anche nei Warriors freschi campioni. Esagerato? Nemmeno un po’. Provocatore? Forse. Come sempre. Di certo sino a pochi giorni fa stavo comodamente seduto sul carro mezzo vuoto dei vincitori trascinato dai puledrini di Max Chef Menetti, mentre già oggi i posti sono solo in piedi, ho un gomito dell’inviato della Pravda rosa giusto sulla bocca dello stomaco e una mano sul portafogli perché ho paura che, nella ressa, la gente che è nel frattempo salita me lo rubi. Difatti scendo in tutta fretta e vi avverto: il discorso scudetto non è ancora chiuso. Anzi, ora sul 2-0 viene il bello. Però è anche pacifico che Sassari per vincerlo adesso può concedersi solo un passo falso nelle prossime quattro o cinque finali. Così come è indubbio che, se domani ci fossero le comunali, dovrebbero eleggermi sindaco di Reggio Emilia. Come Napoleone a Venezia. La prima cosa che farei sarebbe un palazzetto. In fondo se Franco Dal Cin è riuscito a costruire lo stadio di calcio in sei mesi perché non potrei tirar su io un palasport per il basket prima di Natale? Sono forse un impedito? E sono forse tanto peggio di Brugnaro? Non credo. Scherzi a parte, per la verità avevo pure pronosticato l’ultimo duello tricolore tra l’EA7 e l’Umana, ma chi avrebbe mai potuto immaginare che in gara 7 di semifinale Banchi desse ancora fiducia a Daniel Hackett, che non andrà mai d’accordo con Ale Gentile, e Recalcati a Pietro Aradori che è stato in laguna un pesce fuor d’acqua? In compenso ne ho indovinate altre prima di tutti gli altri: “l’aut aut di Gentile: o Banchi o io” (4 aprile), “il ritorno sperato di Proli” (31 maggio), “il litigio di MaraMeo Sacchetti con Sardara” (30 aprile). Per non parlare di “Venezia non da scudetto, ma da quarto posto” o “dell’esagerato enplein di Trento” (6 maggio). Perché va benissimo Trainotti manager dell’anno, ma votereste ancora, oggi come oggi, Buscaglia e Mitchell miglior allenatore e giocatore del 2015? Non penso. Del resto se Flavio Vanetti del Corsera mi chiama dal secolo scorso Scoopea un buon motivo ce l’avrà di sicuro. O no? Sinceramente lo devo ammettere: l’inatteso uno-due della Grissin Bon sul Banco di Sardegna, che pur veniva da un doppio successo al Forum, mi ha gasato da pazzi. Al punto che stamattina la Tigre mi ha sgridato di brutto: “Hai finito di sbrodolarti addosso? Non posso mica fare tutti i giorni il bucato”. Chiedo venia e così al massimo aggiungo ai ricordi un titolo soltanto di un pezzo di questo blog datato 5 giugno 2014: “Il presidente della Reyer punta a diventare sindaco di Venezia: e io lo voto”. Detto fatto. Ma vediamo adesso se anche lui sarà di parola. Luigi Brugnaro mi ha promesso infatti a breve due chiacchiere a quattr’occhi. Senza pesciolini rossi intorno. Magari prima delle vacanze e del raduno della nazionale in Trentino. Della quale non potrà non far parte anche Achille Polonara, mi raccomando con una elle sola. Piaccia o non piaccia a Simone Pianigiani. In un’Italia che è presto fatta: i quattro Nba, i tre di Milano e i tre di Reggio Emilia. Più Cusin e Pascolo. E le riserve al seguito Aradori e Superbone Vitali. O forse Cervi a primavera che tra i monti d’estate di solito rinasce. Ma gli Europei di Germania sono ancora lontani e allora mi preoccupo intanto di ET Fanelli che confonde Razzoli con Innerhofer che non sono proprio due gocce d’acqua: uno fa slalom ed è ex campione olimpico, l’altro è discesista ed è ex campione mondiale di superG. Giuliano abita non lontano dal PalaBigi, mentre Christof vive dalle parti di Brunico. Non c’è invece assolutamente più niente da fare per quel che riguarda Denbinski, o come cavolo si scrive, che anche ieri sera s’è perso dietro al povero Dyson. Del quale, affondando il coltello nella piaga, ha detto: “E’ già assolutamente negativa la sua partita ferma allo zero assoluto: zero falli subiti, tre spesi, zero punti, due perse, meno 5 di valutazione. Eppure veniva da una gara 7 a Milano che era la stata la sua migliore con 21 punti e 6 rimbalzi”. Peccato che in mezzo ci sia stata anche la prima finale. “Pure qui una partita delle sue peggiori: 6 punti, tre perse, nessun rimbalzo, 0 su 3 nelle triple”. Intanto Silins infilava la bomba del definitivo allungo (52-36) all’inizio del terzo periodo e lui, quasi quasi, neanche se ne accorgeva se non l’avesse interrotto il paziente Michelini. Senza parole.