Ho sbagliato anch’io. Come mi capita spesso. Dovevo titolare: “Meravigliosa Reyer di Napoleone Brugnaro”. E non: “Le scarpette rosse son delle sòle”. Anche perché potrebbe pure accadere che Venezia non vinca più con Milano nelle prossime quattro partite e allora le sarà stato negato il piacere di ricevere almeno i giusti applausi dai palchi del proscenio dei playoff. Dove di solito siedono i critici con la puzza sotto al naso nonché i signori con le loro belle dame di compagnia. E’ che non si ha nemmeno il tempo di riflettere sull’inattesa caduta dell’Armani che già si gioca a Reggio Emilia la replica della sfida con Avellino e stasera si torna a Desio. “Tutte scuse, prima dovevi parlar bene dei vincitori e poi male dei vinti. Quante volte te lo devo ancora ripetere?”. Hai ragione, caro Barone Sales. Rimedio subito, ma non mi lasciare: mi manchi, e tu non sai quanto, ma sei il mio angelo custode e senza di te al mio fianco mi potrei perdere in questo viaggio tra i sentieri del basket che spesso mi portano fuoristrada e m’inducono all’errore. In effetti i meriti della Reyer sono stati in gara 1 superiori ai demeriti dell’armata di Gelsomino Repesa. Che ha giocato male perché, lo si deve dire, Walter De Raffaele riesce sempre a mettere in difficoltà i suoi avversari ai quali non lascia spesso fare quello che vogliono. E difatti non ho mai visto Max Oriani seminare così tanti brutti voti nella Gazzetta come ieri: 4,5 a Lafayette, Simon e pure ad Alex Gentile, addirittura 3,5 a Kalnietis e 5 a Repesa. Otto invece a De Raffaele e a tutta la sua squadra con un poker di 7 per Ejim, Tonut, Green e Ortner. Bravo, anche se con il Gelsomino piangente non sarei stato così largo di manica. In più, e nessuno l’ha sottolineato, è raramente successo prima di giovedì sera che Milano perdesse in casa sotto gli occhi di Citofonare Lamonica che ha l’Olimpia nel cuore. Ma non voglio infierire oltre sul fischietto di Pescara. A patto che sia un uomo di parola, come credo, e vada sul serio in pensione al termine di questi playoffs. Volto in fretta pagina. Perché sta per iniziare gara 2 a Desio, ma soprattutto Milan-Juve. Onde per cui mi registro EA7-Umana che mi vedrò in santa pace solo domattina. Nonostante mi sembra scontato che l’Armani non possa perdere due partite di fila. Dunque Reggio Emilia è sul 2-0 nei confronti di Avellino e stavolta Sacripantibus si è incartato la sconfitta e se l’è portata a casa risparmiandoci la sceneggiata finale di lui scamiciato che voleva stritolare il povero Kaukenas. Mi sembra, e stavolta non mi sbaglio, caro il mio Barone, anzi ne sono assolutamente certo che Max Chef Menetti ha dato di nuovo una lezione al collega allenatore della Sidigas. Eppure Pallino Fanelli ha al termine del duello voluto sottolineare che Avellino è stata molto più vicina al successo di quanto non dica il punteggio finale: 86-78. Cado dalla seggiola e quasi mi faccio male. Forse ho visto un’altra partita. E’ probabile. Perché quella che ho visto io non ha avuto storia dal 52 pari in avanti. Ma anche lo capisco: deve stare tre giorni in Irpinia, dove domani farà oltre tutto molto caldo, e non vuole avere nessuna grana con la gente del posto. Stefano Michelini invece ha chiuso la telecronaca testualmente sintetizzando così il match: “Al Pala Del Mauro sarà tutta un’altra storia perché la Sidigas stasera, seppur sconfitta, ha dimostrato di saper leggere meglio il gioco contro i raddoppi e la pressione di Reggio Emilia: e il frutto sono stati i ben 39 punti dei suoi due centri”. Cioè del suo pupillo Cervi a primavera (19) e Ivan il terribile Buva (20). Lascio a voi giudicare: io sono senza parole. Esterrefatto. Aggiungo solo che forse la GrissinBon ha dovuto arrangiarsi senza Vladimir Veremeenko che non credo sia poca cosa. E che al contrario mi è sembrato monocorde il basket di Sacripantibus che, per dare la palla sempre sotto a Cervi e Buva, non ha quasi mai fatto male ai reggiani di Menetti con il tiro da fuori. Eppure i cecchini non gli mancano. Da Nunnally a Leunen. O mi sbaglio ancora?