Camminando a piedi scalzi sull’erba tra i meleti pensavo a quante cose avrei da raccontarvi e invece non le posso scrivere perché non sarebbero probabilmente capite. Pensavo a Julyan Stone e alla sua fantastica partita di ieri sera a Trento: 28 minuti da primo ballerino della Scala. In punta di piedi e a testa alta. Elegante come un cigno nero e tracciante come un fulmine a ciel sereno. Pensavo a Dustin Hogue che ha bisticciato 34 minuti con il canestro e pareva avere la testa chissà dove specie quando ha sbagliato sette volte dalla lunetta, le ha prese di santa ragione dal feroce Benjamino Ortner e non è riuscito neanche a restituirgliele. Pensavo a Napoleone Brugnaro che due anni fa è diventato sindaco di Venezia e da allora Federico Casarin è il presidente della Reyer che vincerà lo scudetto. Avrebbe potuto il mio caro Pesciolino Rosso anche accontentarsi della squadra che a fine febbraio, dopo la terribile sconfitta con la retrocessa Cremona, era pur sempre terza in classifica due punti sotto Avellino e due punti sopra Trento e Reggio Emilia. E invece ha saputo guardare lontano riportando in Italia Batista e Stone. Che era il suo occhio destro già dai tempi di Re Carlo Recalcati. Colgo la piccola mela verde, poco più grande di una birricocola, che sarà matura però ad agosto. La birricocola è in Umbria l’albicocca, mentre a Trento la chiamano armelin come a Venezia perché è un frutto di provenienza armena. Non so neanch’io perché vi racconto queste cose. Forse perché pensare male non è mai stato il mio forte e allora quasi quasi preferisco cambiar discorso se non vi posso dire tutto. MaraMeo Sacchetti ha fatto miagolando uno sberleffo a Brindisi. E non ditemi che non ve l’avevo detto. Avrebbe preferito Torino, ma si è accontentato di Cremona in A2. E così Paolo Moretti resta a spasso. Come Pandoro Pancotto, Frank Vitucci, Pierino Bucchi e Paperoga Crespi. Che si era offerto all’Armani, ma i vice di Simone Pianigiani saranno i riconfermati Mario Fioretti e Massimo Cancellieri. Che con quella barba mi fa un sacco di caldo. Stasera il Nazzareno di Siena, che non piace al Pisa di Repubblica, si gioca lo scudetto con il Maccabi Haifa in una partita secca e quindi magari se ne riparla domani. Intanto, contrariamente ai suoi insolenti detrattori, non mi pare che a Gerusalemme sia stato proprio un muro del pianto: ha vinto la Coppa d’Israele e ha sfiorato la finale dell’EuroCup. Anche Ettore Messina ha fatto marameo a Giannino Petrucci comunicandogli che dopo l’Europeo non allenerà più la nazionale di Gallinari e Belinelli. E l’ex sindaco di San Felice Circeo, addolorato e offeso, s’è subito preoccupato di dirlo a Bromuro di Canfora (C10H15BrO) che l’ha scritto oggi sulla Gazzetta. Anche questo ve l’avevo già detto. Certo che Mamma Rosa è peggio dell’Addormentata nel bosco: o la sveglia il presidente federale, o la tira giù dal letto il Livido Proli, altrimenti dorme tutto il giorno che è un piacere e la sera copia le notizie dai blog. Gliene do allora una anch’io. Così la faccio contenta. Re Carlo Recalcati è ormai ai ferri corti con Dmitrij Gerasimenko, che non si muove più da Cipro, e sta studiando il modo per lasciarlo elegantemente bollire nel suo brodo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’accordo saltato in aria con Marcus Landry. L’mvp del campionato, nonché stella della Leonessa di Brescia, aveva già firmato con Cantù per una cifra molto vicina ai 250 mila euro quando il russo, o ucraino che sia, di punto in bianco ha buttato tutto in vacca sostenendo che aveva lui l’acquisto giusto per il suo allenatore. Ovvero: Dmitrij Gerasimenko. E non è uno scherzo. Si considera infatti molto più forte di Marcus Landry e lo dimostrerà nel prossimo campionato. Sempre che lo lascino venir via dall’isola sul Mediterraneo dove si è rintanato. Pacifico è che Re Carlo in poco tempo è saltato dalla padella alla brace: prima il sindaco di Venezia, che si crede il miglior allenatore del mondo, poi questo mostro, russo o ucraino che sia, che pensa di essere Tkachenko. Evviva. E poi ditemi se Messina non ha fatto bene a mandare a quel paese la nostra povera Italia della palla nel cestino.