Finalmente la Rai radiotelevisione italiana, con i suoi potenti mezzi messi a disposizione, Acciughino Pittis e Fanelli, Mastro Michelini e Dembinski, o come cavolo si chiama, si è degnata di trasmettere in diretta la quarta sfida dei quarti di finale dei playoff tra Venezia e Cremona. Deo gratias. Aveva snobbato gli altri tre duelli, ma stavolta non ha potuto farne a meno dal momento che Milano, Reggio Emilia e Avellino si erano già messe in scarsella o, se preferite, nel portafoglio il biglietto d’accesso alle semifinali. Solo per questo ora scrivo con un diavolo per capello. Mentre è mezzanotte. Anzi lo era. E piove ancora incessantemente. Sancio Pancia e io ce la siamo presa propria tutta. E anche l’asino del mio scudiero e Rocinante sono bagnati fradici di pioggia. Come pure le bisacce, gonfie d’acqua e pesanti come massi. Ma ne è valsa lo stesso la pena. Non tanto per la partita in sé, comunque gradevole e combattuta sino a cinque minuti dalla sirena. Con la Vanoli di Pancotto stanca morta e la Reyer di De Raffaele a pezzi. Ma per lo spettacolo del Taliercio di Mestre, colorato d’oro e granata, generosamente pieno e straordinariamente assordante. Napoleone Brugnaro in prima fila con la moglie Stefania e un pargoletto che gli giocava tra piedi. Credo uno dei suoi cinque figli. Forse Jacopo. Non fosse così impegnato a fare il sindaco di Venezia sono sicuro che sarebbe anche lui non poco adirato con la nostra tivù di Stato. Rima baciata. Era stato infatti proprio uno dei suoi cavalli di battaglia quello di pretendere che la Rai s’occupasse di pallacanestro come si merita. Il basket piace molto agli italiani. E prova ne sia che, a faccia della crisi e di una Lega a rotoli, oltre che di una Federazione che Giovanni Malagò sarebbe tentatissimo di commissariare, il dato d’affluenza di quest’anno nella regular season di serie A è stato il più alto registrato da venti stagioni a questa parte. Incredibile ma vero. Con una media di quasi quattromila spettatori paganti a partita e di cinquemila presenze per ogni sfida della 29esima giornata di campionato. E ancora non bastasse un incremento del 5 per cento sugli incassi e i molti biglietti omaggio. Senza contare il tutto esaurito tutte le domeniche in parecchi palasport anche della A2 come quelli di Treviso, Trieste, Fortitudo e in tante altre più o meno gloriose piazze. Ora di fronte a questo exploit da lucciconi agli occhi per chi è innamorato di questo fantastico gioco, come don Chisciotte della Mancia e lo stesso Napoleone di Venezia, cosa fa la Rai? Lo accantona e lo emargina come ha fatto all’inizio di questa settimana sui due suoi canali di competenza per mandare in onda una replica di pallavolo, le eliminatorie dei tuffi ed il nuoto sincronizzato che nel Belpaese devono avere un audience pazzesco altrimenti non ci capisco più un tubo. E qui perdonatemi la volgarità, ma quando ci vuole ci vuole: prendo per il collo la Rai e le do un gran calcio sul sedere mandandoglielo a vendere dove vuole. E già che ci sono, visto che mi sono pure beccato un bel raffreddore fuori stagione, me la prendo anche con i giornali che danno sempre meno spazio alla pallacanestro e ne sapete la ragione? Perché i pennivendoli dell’ultima ora devono andare a casa presto. Poveretti, altrimenti le loro donne brontolano e non hanno nessuna voglia di cenare dopo le 21 al massimo. Così bastano i risultati delle partite della palla del cestino, dio che palle, e qualche volta neanche quelli. E allora sapete cosa vi dico da vecchio trombone del mestiere? Almeno di non lamentarvi se poi i quotidiani chiudono e vi trovate a spasso. Vado avanti? Ma sì, ormai sono lanciato. Raccontate anche che il basket di una volta era tutta un’altra sinfonia. Specie quello a cavallo del duemila. Quando Bologna era Basket City, gli scudetti li vincevano Danilovic e Rigadeau, Messina e Sconochini, Pozzecco e Meneghin Andrea, Myers e Recalcati, Fucka e Marco Jaric, Pittis e D’Antoni e, se volete, posso continuare per un’altra ora. Non c’è dubbio: il livello tecnico era tre volte superiore e non ci si scandalizzava come oggi se Jeremy Pargo intasca trentamila dollari a settimana. Apro e chiudo parentesi: fidatevi, la guardia di Chicago e della Reyer, da giovedì in semifinale con Milano, li vale comunque tutti perché è della stessa categoria delle star dei tempi migliori. Però se la gente nel 2015-16 affolla i palasport più di allora vorrà pur dire qualcosa o dobbiamo forse anche ringraziare la Rai e i quotidiani politici, da Repubblica alla Stampa, se ogni tanto buttano uno sguardo pietoso sul nostro basket che non è poverello come a loro piacerebbe pensare? Ci si accontenta. D’accordo, ma chi s’accontenta gode. O mi sbaglio? Assolutamente no. Semmai la nostra serie A prenda di nuovo le distanze da Sky. La quale segua pura, se vuole, la Nba e l’Eurolega, ma lasci perdere il nostro campionato. Dove fa ascolti ridicoli e strilla soltanto. Che davvero non se ne può più. Tanto che, dopo il raffreddore, mi è scoppiato anche un terribile mal di zucca.