Se Dio vuole, sono ormai due giorni che la Gazzetta non si occupa più di Metta World Peace o come cavolo si vuol far chiamare. Al quale per una settimana e mezza Max Oriani ha però contato anche i peli che gli escono dal naso e gli crescono sulla pancia. E non quelli che ha in un altro posto: cosa avevate capito? Pensate sempre male, mentre io sono estremamente serio e lo è anche Giancarlo Magalli che vorrebbe presto riproporre il gioco dei fagioli che tanto successo ebbe ai tempi di Pronto, Raffaella? con questa domanda: quanti peli ha il Panda? Telefonate e potreste vincere dei bei soldini. Ieri il giornale all’acqua di rosea, dopo essersi persino inventato vecchie code ai botteghini di Pistoia con tanto di foto del secolo passato, forse anche per giustificare la presenza sul luogo d’addirittura due inviati, ha pensato bene d’interessarsi d’altro. Ovvero di Fortitudo e di Boniciolli, come ho fatto io venerdì scorso, ma pure di Verona, Treviso e Siena che stanno ritornando a galla con mio sommo piacere. E oggi ha intervistato Achille Polonara, mi raccomando con una elle sola, e Luca Vitali, che affettuosamente da una vita chiamo Superbone. In verità a una domanda su Metta World Pea(ce), che deve essere anche un mio lontano parente, bene, così da oriundo lo facciamo giocare nella nazionale di Simone Pianigiani, il nostro Max Oriani non ha saputo rinunciare. Anche se Superbone gli ha poi risposto: “Mi spiace, ma non l’ho ancora visto giocare”. Apriti cielo. Ma com’è possibile? Ma dove vive? Su Marte? No, a Cremona. E comunque Luca deve fare in modo di vedere l’ex campione dei Lakers almeno sabato in televisione, alle 20.30, su Gazzetta Tv per la diretta ovviamente di Max Vergani con Dan Peterson. Altrimenti è un uomo morto. Veramente – ha obiettato il povero Vitali terrorizzato e bianco come un cencio – alla stessa ora io sono in campo a Pesaro. Niente paura. Gli ho trovato io la soluzione al problema: si fa registrare Cantù-Capo d’Orlando dal fratello Michele che tanto Caserta-Milano si gioca a Pasquetta. E così la Gazzetta sarà contenta. E più ancora il buon Max Oriani che, fosse per lui, andrebbe tutti i giorni negli Stati Uniti d’America anche soltanto per fare la pipì e tornare subito indietro. Ha tracce di Nba pure nel sangue e allora non capisco una cosa: perché a Dindondan dà ancora del lei quando lo conosce da trent’anni, hanno mangiato almeno cento volte la pastasciutta o la pizza (con molto olio) insieme e fanno le telecronache uno seduto a fianco dell’altro? Il mistero è forse collegato alle regole imposte da Fratel Coniglio, ma non ho mai associato Oriani alla Confraternita della Osiris e comunque se ne può riparlare in un altro articolo quando vi svelerò i nomi di molti nuovi soci frequentatori milanesi. Adesso mi preme dire che non ce l’ho assolutamente con Max e men che meno con Ron Artest che nel 2011 ha voluto cambiar nome in Metta World Peace e ora, non ancora contento, in The Panda’s Friend: sono tutti e due bravi e pure simpatici. E’ che il troppo storpia: non vi pare? Neanche il nostro basket avesse l’anello al naso e la Nba non avesse già da un pezzo scaricato Ron Ron. Non so dalle vostre parti, ma dalle mie quando si vuol mandare qualcuno in mona, però non si ha tutta questa confidenza, lo si manda in Cina. Magari al Sichuan Blue Whales. E in ogni caso Anna Cremascoli ha fatto strabene a chiamarlo a Cantù per 30 mila dollari al mese. Questa è la cifra esatta: fidatevi. Permettevi tuttavia di dire che mi è sembrata esagerata l’attenzione riservata all’amico dei Panda dalla Gazzetta e pure da Deni Dembinsky, o come cavolo si scrive, che addirittura ha messo in onda lo stesso speciale su “Metta un campione a cena” prima del salto a due e durante l’intervallo della partita di lunedì sera e probabilmente l’avrebbe ritrasmesso una terza volta ancora a fine gara se Pistoia-Cantù non fosse andata ai supplementari, Sacripantibus non avesse regalato la vittoria ai Moretti padre e figlio e, soprattutto, se non avesse dovuto in fretta e furia passare la palla al Processo del Lunedì e a Enrico Varriale che, se non l’ha mandato in Cina, l’ha però direttamente spedito a quel paese. E senza passare per il via. Per non parlare di Alice nel Paese delle meraviglie che, quando la nuova stella del Cantucky ha sbagliato uno dei suoi cinque tiri (su sei) da due punti, l’ha subito giustificato sostenendo che l’aveva fatto apposta per far prendere un rimbalzo al suo compagno di squadra. Come no? Ma questo sarei capace di farlo anch’io. E per molti dollari in meno.