Mi rivolgo agli uomini di mondo. Perché di quelli del basket mi fido poco: ti raccontano sempre quello che vogliono. La cronaca del fatto quotidiano e poi la domanda. Ieri sera, prima di cena, la Virtus si è fatta viva a ciel sereno con poche righe: “L’atleta Guido Rosselli non sarà a disposizione dello staff tecnico per le gare di campionato fino a nuova comunicazione”. Tutto qua. Si conoscevano in verità da tempo le insofferenze del capitano brontolone che è un libro aperto e quindi non era un segreto per nessuno a Bologna che si lamentasse di non essere più molto considerato in Segafredo. Chiuso com’è nel ruolo di ala piccola da Alessandro Gentile che, se non gioca almeno mezzora a partita, s’ammazza. Aveva così dovuto pure far buon viso a cattiva sorte e dividere con Klaudio Ndoja i minuti sul parquet da numero quattro. Mal digerendo anche che Albertone Bucci avesse confidato persino al custode del Palazzo e l’abbia ripetuto pure in televisione di cercare sul mercato un crack d’americano più alto, grosso e forte di Rosselli. Questo il fatto. E ora la domanda: secondo voi per arrivare al punto di vivere da separati in casa o, peggio, da emarginati non sarebbe bastato tenere Rosselli seduto in fondo alla panchina con le mani legate e un bavaglio alla bocca? No, perché avrebbe comunque fatto le faccette e manifestato il disagio ai suoi fans e amici che nella Virtus non sono nemmeno pochi. O piuttosto devo allora pensare che il toscano, che non le manda a dire nemmeno al capo di gabinetto (del governo), abbia litigato, e pure di brutto, con qualcuno della società o della squadra o dell’entourage che conta nel cerchio magico di Massimo Zanetti? No, perché se chiedi lumi agli interessati ti guardano allibiti e giurano sconcertati che non è successo in fondo niente di poi così rilevante. E quindi? Vallo a capire. I fratelli dell’altra sponda dicono che Rosselli non possa vedere neanche dipinti Aradori e i Gentile e il loro agente. Che per non far nomi si chiama Riccardo Sbezzi. Che con Luca Baraldi, il braccio destro di Zanetti, è pappa e ciccia. Ma credere a un fortitudino che spettegola sulla Virtus è come domandare a un pescivendolo se siano freschi i suoi scampi che pur puzzano d’ammoniaca lontano un miglio. Di certo già quest’estate si annusava nell’aria che la convivenza tra l’empolese, nato a due passi da Massimo Iacopini, e il nuovo gruppo della scuderia del mio Gabibbo sarebbe stato difficile. E per questo non penso che nessuno se ne risenta se affermo che tutta la faccenda sia stata comunque gestita male e conclusa ancora peggio. Dal momento che non è stato neanche simpatico che la Segafredo abbia chiuso la porta in faccia al suo capitano, che da quel che sembra ha tenuto un atteggiamento anche esteriormente ineccepibile, definendolo un atleta. L’ho imparato del resto sulla mia pelle spesso e volentieri che la gratitudine non è di questo mondo. Va bene, ma adesso? Tutti lo vogliono e tutti lo cercano. Come il barbiere di Siviglia. E non nego che Rosselli farebbe molto comodo a un sacco di club di serie A di media-bassa classifica. Ma hanno per esempio Pistoia e Varese i soldi per prenderlo senza far arrossire il bilancio? Non costa infatti neanche poco e quindi è più logico pensare che alla fin fine l’ex capitano (ora mai) della Virtus approderà in A2 dove la tassazione è assai meno pesante e un jolly-leader come Rosselli fa la differenza. Nel senso che non solo rafforzerebbe le ambizioni di promozione della squadra che riuscirà ad accaparrarselo, ma soprattutto indebolirà la concorrenza. La favorita è l’Alma Trieste. Che già è capolista nel girone dell’est e pure imbattuta, checché ne dica la Gazzetta. Poi ci sarebbe Treviso che gli corre dietro da una vita e farebbe la felicità del Pilla Pillastrini. Mentre la Fortitudo non credo che abbia molte chances a meno che la Virtus non voglia darsi la zappa sui piedi e masochisticamente martellarsi i marroni, alias zebedei, mettendosi contro anche gran parte dei suoi tifosi che pure non hanno ancora ben capito, al pari mio, cosa sia mai successo di tanto grave da escludere Rosselli dalla rosa della squadra di Alessandro Ramagli. Che da tutta questa storia voglio lasciar fuori. Perché ha già un canestro di cavoli suoi a cui pensare. E domenica affronta Brescia, un’altra capolista imbattuta, con Klaudio Ndoja capitano e nessun cambio per lui. Se non Kenny Lawson. Che domenica al Forum ha giocato però quattro minuti raccogliendo la bellezza di zero punti e manco mezzo rimbalzo. In bocca al lupo.