Vi sono mancato? Neanche un po’. Ricominciamo proprio bene, ma non importa: riparto lo stesso. Lancia in resta. Anche se, ve lo confesso, sono stato tentato di fermarmi. Schifato, nauseabondo, stremato. E difatti non ho più scritto per quaranta giorni. O quasi. Ma, bene o male, ho fatto dell’altro. In particolare il nonno affettuoso e il montanaro gaudente. Leggendo tutto quello che, per carità, non fosse pallacanestro italiana. Convinto comunque di non essermi perso qualcosa di assolutamente eccitante durante la dorata quarantena. Se non le solite interviste acque e sale. Che non fanno male e non dicono niente. Poi Don Quijote da Ibiza, dove è stato in vacanza dopo i Giochi di Rio, mi ha telefonato e persuaso di tornare in sella. O per caso la vuoi dare vinta, mi ha chiesto preoccupato, ai mulini a vento e ai giornalisti corrotti da chi sappiamo noi? “Sia mai”. E allora dai. O vuoi forse comportarti come quel chirurgo stimato che dichiarò, gonfiando il petto, che l’operazione era perfettamente riuscita? Peccato che il paziente ci fosse rimasto. Sotto ai (suoi) ferri.
IL PRESIDENTE – Non sono spillo che sogna la cruna e nemmeno ago che ha paura di ritrovare il filo. L’aforisma non è farina del mio sacco: non sono ancora così sottile. Anche se ho perso una dozzina di chili e tutti mi dicono che sono diventato un’alice. Ma l’ho strappato a Le mille e una scusa di Alessandro Bergonzoni. Che è irresistibile quando riesco a stargli dietro e a non perdere il nastro dei suoi incalzanti monologhi. Ero rimasto alla vergogna del preolimpico di Torino. Sotto le macerie di una nazionale crollata ai piedi di tre croati, due scapoli e un ammogliato. Per colpa di chi? Il responsabile è conosciuto e il nome non devo di certo suggerirvelo io. Almeno per una volta fatelo voi se ne avete il coraggio. Ma tanto non l’avete. Purtroppo. Io comunque sarei anche stufo di ripetere sempre le stesse cose e di regalare perle ai porci. Ma sono buono e vi vengo in aiuto: so che a 71 anni è diventato pure lui nonno e che per altri quattro, come minimo, non si toglierà dalle scatole. Se li è difatti già comprati tutti i comitati regionali che a dicembre torneranno a votarlo presidente per acclamazione.
SKY E RAI – Vi dicevo del mio caro Don Chisciotte che mi ha promesso di rientrare venerdì in Italia portando con sé una sacca e una sporta di gustose notizie. Sempre che i federali non lo fermino alla dogana. Non si sa mai. E me lo arrestino. Come è già accaduto in passato. “Ne ho per tutti”, mi ha giurato e, fingendo io di non credergli, mi ha accennato di qualche monello azzurro di Ettore Messina che ha di nuovo in ritiro alzato il gomito perdendosi in qualche locanda assieme a Sancho Panza. “Ma ti racconterò anche di Danilo Gallinari o di Napoleone Brugnaro, di Simone Pianigiani o di Ferdinando Minucci, dell’americanino sbarcato a Treviso o di Re Carlo Recalcati, di Sky o della Rai, di Simone Fontecchio o del perché le Olimpiadi che non si faranno mai a Roma per volere di Beppe Grillo e di Bau Bau Mann, di Marameo Sacchetti o di Orate Frates. Sono una più carina dell’altra”. Sarò tutto orecchie. Sempre a patto che trionfi la satira e che nessuno se la prenda. “Povero illuso”.
LIVIDO PROLI – Non solo Don Quijote, ma anche il presidente dei campioni d’Italia mi ha convinto a tornare sui miei passi e a riprendere a scrivere su questo blog. Finalmente infatti, dopo un’estate di penosa carestia cestistica, Mamma Rosa ci ha regalato una sugosa intervista a firma di Massimo Oriani sulla quale avrò modo di sbizzarrirmi assieme a voi per giorni e giorni. Non oggi però. Dal momento che mi sono ripromesso di non sbrodolare e di non annoiarvi oltre la sessantina di righe quotidiane. Anche perché ho molte cose da puntualizzare pure di calcio e di golf. Su Allegri e Molinari soprattutto. Per il momento allora vi do solo i compiti per casa chiedendovi la ragione per la quale il Livido Proli, in verità mai così abbronzato e disinvolto, ha rovesciato tanta cacca addosso al povero Alessandro Gentile ben tre mesi dopo lo scudetto di Reggio Emilia. Io un’idea anche ce l’avrei, ma intanto voi dite la vostra che magari domani vi dirò la mia.