Tra le zucche e i cavolfiori dell’orticello della nostro villaggio ho piantato un cartello: per favore non ditemi cosa ha fatto l’Armani a Belgrado. E così quarantott’ore dopo il match con la Stella Rossa non sapevo il risultato della partita dell’ottava giornata di EuroLega e non avevo ancora sentito il pompiere di Viggiù che, prima del salto a due nell’inferno della Kombank Arena tra Kuzmic e Raduljica, ha rivisitato il caso Alessandro Gentile, capitolo IV di una storia infinita, quello del calcio al secchiello o al cestino, insomma ci siamo capiti. Nello spogliatoio di Desio. All’intervallo della sfida con il Baskonia. E Gelsomino Repesa che mette in castigo il monello: “Brutto cattivo, starai seduto per tutto il secondo tempo in panchina e poi andrai direttamente a letto senza cena. Ringraziando il cielo, con sette Pater, Ave e Gloria, che non lo dico ai giornalisti che sono fuori dalla porta e non aspettano altro per sbranarti come lupi”. Avrebbe dovuto dire “cani”, più che “lupi”, ma non mi sembra questo il momento di cercare il pelo nell’uovo e di parlar male dei poveri colleghi milanesi. Piuttosto, prima d’andare avanti con il discorso che appassiona dall’Alpi alle piramidi, e dal Manzanarre al Reno, e che il fulmine scoppi da Scilla al Don, che il Manzoni chiamò Tanai, forse è necessario che magari spieghi ai più giovani chi erano i pompieri di Viggiù, paese del Varesotto o del Varesino che si vanta d’essere stato il primo nella storia d’Italia, e qui mica scherzo, ad aver avuto dal 2009 al 2014 un sindaco di colore, ovvero diciamo pure nero di pelle: Sandra Maria, detta Sandy, Cane della Lega Nord. E poi non ditemi che il nostro non è un Paese bizzarro. Nel quale imperversa in televisione il razzista e xenofobo Matteo Salvini: l’altra sera da Bruno Vespa, ieri da Fabio Fazio e domattina magari su Rai 1 dalla sua bella, Elisa Isoardi, Miss Fragola e Miss Muretto, in Tempo & Danaro. Povera Italia. Se Viggiù, comune di confine con la Svizzera, si trovi nel Varesino o piuttosto nel Varesotto, come credo, dovrei domandarlo a Flavio Vanetti che è di Varese e soffre da matti per la squadra di Paolo il caldo Moretti che è riuscita persino a perdere sabato a Masnago con la matricola Brescia e che ora pensa sul serio di cambiare il tecnico aretino. Ma l’inviato del Corrsera potrà rispondermi al telefono? Non penso: Giannino non gradirebbe. Semmai Viggiù è diventata famosa per una vecchia canzonetta popolare ed un divertente film di Totò che ha i miei anni: i Pompieri di Viggiù cantata anche da Gigliola Cinquetti, oltre che dal Quartetto Cetra e Claudio Villa. Evviva. Il mio pompiere è invece Geri De Rosa che io affettuosamente chiamo Jerry confidando che non se la prenda con me e con Tom. Come telecronista lui è senz’altro il numero uno con due piste di vantaggio sul secondo, ma è ancora più bravo a buttare acqua sul fuoco della prima polemica che gli capita a tiro e che si accende nella nostra silente pallacanestro. Quello che è successo martedì all’intervallo nello spogliatoio di Desio, ha detto giovedì sera, sinceramente a me non interessa nulla. Ma allora perché ne parla? “Nel senso che lo spogliatoio è la casa di Milano e quello che avviene lì dentro non deve interessare a nessuno”. Non sono d’accordo, ma non importa e neanche ci tengo, come Jerry, ad essere il Garrone del libro Cuore del 2016. “Repesa ha tolto Gentile e non l’ha più messo in campo nella ripresa secondo me anche perché Dragic e Abass stavano andando molto bene”. Dunque Alessandro non ha più giocato contro i baschi del deprimente Bargnani solamente per una scelta tecnica del Gelsomino piangente come sostengono anche Andrea Meneghin e Hugo Sconochini. Peccato che questo non sia proprio vero dal momento che è stato lo stesso Repesa a confessare d’aver punito Gentile per un altro motivo. Che sarebbe dovuto restare “all’interno della squadra” se qualcuno, che ben conosco, il giorno dopo non avesse fatto la spia. Che non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù e che quindi, quando muore, va laggiù. Mentre francamente non sapevo che a Fox Sports esistesse persino una sezione di vigili del fuoco del basket alla quale tutti possono accedere. Basta che non difendano il figlio di Nando e il fratello di Stefano. Perché questo è l’ordine di scuderia. E allora non sto più zitto e mi ribello sostenendo che il linciaggio morale che sta subendo l’ex capitano (degradato) dell’Olimpia, che due estati fa raccomandò Repesa a Proli, è assolutamente vergognoso e indipendente da quel che Alessandro Gentile combina sul parquet. Dove spesso e volentieri, piaccia o no, è il migliore dell’Armani. Pur con una mano scassata. Come lo è stato anche a Belgrado. Dove Gelsomino ne ha combinate invece di tutti i colori e l’EA7 è scivolata ai piedi di una Stella Rossa che ha un budget dieci volte inferiore a quello dei campioni d’Italia. E adesso, se ne siete capaci, provate a spegnere anche questo incendio. Su, coraggio. Magari cantando insieme “viva le pompe dei pompieri di Viggiù. Che quando passano i cuori infiammano”. O vi devo raccontare anche la storia di Cerella Bruno?