Troppa grazia Sant’Antonio. O tutto o niente: una via di mezzo mai. Tra la diretta su Sky o sulla Rai ho scelto comunque Meneghin e De Rosa. Sì, insomma: Tom e Geri. Che se urlasse di meno sarebbe anche più bravo. Andrea è invece una spanna sopra tutti. Anche se non mi dispiace Fiorello Sconochini che spesso ha delle uscite niente male: del resto è un oro olimpico (Atene 2004) e a volte ce ne dimentichiamo. C’è anche il gradito ritorno di Pietro Colnago, il Pat Riley de noialtri, che era stato messo in purga da quando nel basket di Murdoch sono tornati a dettar legge i colonnelli del regime di Ciccioblack. Che per Walterino Fuochi (Repubblica) è solo una mia invenzione e proprio per questo l’ho iscritto d’ufficio alla Confraternita, ex Banda, dell’Osiris. E ora sono cavoli suoi. I soliti esagerati: sono semplicemente le semifinali dei playoff e loro le chiamano gli Hunger Games, il canto della rivolta parte 2. Qui c’è lo zampino dell’insopportabile Tranquillo e non ditemi di no. Tiremm innanz. Perché altrimenti sarei già tentato di passare alla Rai. Tanto più che non c’è Dembinski o come cacchio si scrive. In verità non lo posso fare perché la partita l’ho registrata su Sky Sport e adesso la vedo assieme a voi. Se vi va. Cominciamo proprio bene: il primo canestro è di Acker che se non sbaglio, e non mi sbaglio, è la guardia di Avellino, oltre tutto di colore e inconfondibilmente tatuato. E invece il segnapunti assegna il canestro a De Nicolao, bianco padovano e senza baffi, e il 2-0 a Reggio Emilia. Comunque sia, è sempre parità (12-12). Entrambe giocano bene, con ritmo e fantasia, ma questa non è una novità. L’elegantissimo Nunnally è proprio bravo: del resto è l’mvp indiscusso del campionato. Pescato dal giemme Alberani in Israele, come puntualmente ci ha ricordato Geri De Rosa. Il balletto di Kaukenas in punta di dita è incantevole. Cervi a primavera non ce la fa a tenere Veremeenko. Molto meglio Ivan Buva, un altro ex di Cantù che Sacripantibus, mica scemo, ha portato con sé in Irpinia. La Sidigas prova a scappare (16-23). Si sveglia Ricciolino Della Valle, dormono gli arbitri che non so neanche chi siano: li ha mandati Giannino Petrucci e fingo di fidarmi. Certo è che delle tre ribelli è rimasta sulla giostra dei playoff solo la Grissin Bon. Si accende Polonara: 7-0 di break e 25-23. Torna l’equilibrio sul parquet. Reggio ha aggiustato la mira nelle triple con Lavrinovic e De Nicolao. Ragland fa nero Needham, l’unico americano di Reggio. Finalmente Pietro Aradori. Si scaviglia Veremeenko: una brutta tegola per la GrissBon. Avellino ti mette le mani addosso e pasticcia un po’. Più 5 GrissinBon (41-36) all’intervallo: vince per ora la difesa di Max Chef Menetti. Appunti in pillole anche nella ripresa. Andando di fretta perché tra mezzora c’è Milano-Venezia che stavolta mi vedrò in diretta su Raisport con il commento del tifosissimo ultrà dell’Olimpia, Eddy Denbinsky, che solo Dio sa come si scrive. E pure saltando a piè pari Basket Ron anche se mi sarebbe piaciuto ascoltare cosa aveva da raccontarci il fragile Gallo di Denver, ma l’orticaria no, vi prego: ho già un raffreddore tremendo Al microfono di Pat Riley c’è Carlo Della Valle, il gran padre di Amedeo: quale miglior occasione per chiedergli che fine farà l’anno prossimo suo figlio. Andrà o non andrà all’Armani? Ma neanche Colnago ha purtroppo il coraggio che ho io. Un peccato. Veremeenko è disperatamente out: Reggio Emilia senza di lui è troppo piccola o mi sbaglio? Mi sbaglio. Perché Silins si fa rispettare sotto canestro e Aradori (11 punti) si scatena in attacco: 52-43. Colpo proibito di Nunnally ad Aradori: Ponzio Pilato Paternicò fischia il doppio fallo antisportivo. Per Andrea Meneghin non è successo niente e in fondo ha ragione lui: siamo uomini o caporali come Mammoletta Mamoli? Lavrinovic fa fatica, ma s’inventa l’impossibile e comunque 63-49 alla fine del terzo periodo. Punto e accapo. La GrissinBon ha un’anima, la Sidigas boccheggia. Volo col telecomando sino al +17 firmato da Kaukenas. Troppa grazia Sant’Antonio. Non c’è comunque, pensavo e lo penso sempre, un solco così profondo tra le due squadre. Anche perché la Grissin Bon sa anche giocare meglio. Gli arbitri prendono di mira Aradori, ma ormai la festa è finita e Reggio se l’è data a gambe montando sulle spalle di un imperioso Achille Polonara: 18 punti, 12 rimbalzi e mvp della prima semifinale che è già diventata una corrida. Avellino in verità mi ha un po’ deluso, specie nel secondo tempo, ma domani fidatevi: difficilmente sarà uguale a ieri. Intanto, se mi permettete una battuta, vi regalo questo titolo: il tonno Rio Mare si taglierà anche con un grissino, ma solo se è un GrissinBon più affilato di un coltello nelle mani di Polonara e dei suoi fratelli.