Da dove comincio? Da un titolo di tre anni fa (giusto oggi) su questo blog. Charlotte non è un’olgettina di Silvio, ma un club Nba di cui Michael Jordan è presidente. Carina no? Gli Hornets di MJ, il più grande di tutti i tempi, non se la passano poi sinora neanche male: cinque vinte e cinque perse. Meglio degli Atlanta Hawks (2-9), la nuova casa di Marco Belinelli: ultimi a Est e nella notte di nuovo sconfitti (107-110) dai Boston Celtics di Kyrie Irving che vanno a mille e sono primi nella loro conference. Belinelli 19 punti. Che, come direbbe l’acuto Ciccioblack, non sono però bastati. Difatti ne sarebbero serviti almeno altri tre per andare all’over time o, meglio ancora, quattro per chiuderla lì. Di Tranquillo è da un pezzo che non (ne) parlo. Ma è sparito. E mi dispiace un mondo. Dopo che ha baruffato persino con Belinelli e ha giurato di non postare più nulla sui social. Le sue pacate telecronache su Sky sono alle due di notte, quando è presto, e quindi non può pretendere, pur con tutto il bene che gli voglio, e gli ho sempre voluto, che mi svegli nel cuore della notte e ascolti i suoi impegnati sproloqui con Davide Pessina, il nonno senza nome di Heidi. Geri De Rosa si è invece dato al calcio e gli ha girato le spalle rinnegandolo come maestro. Paola Ellisse, con due elle e due esse, si è rituffata con le pinne, fucile ed occhiali nei mari dei Caraibi e di meglio non avrebbe potuto fare. Mentre un altro desaparecido, Alessandro Mamoli da Rho, è tra l’incudine e il martello e non sa più che pesci pigliare. Difatti ha scritto un libro “Pokerface” con Marco Belinelli che è in rotta di collisione tecnica e ideologica proprio con Ciccioblack Tranquillo. Che nel frattempo ha visto volare in orbita il suo ex compagno di merend(in)e, Federico Buffa, e potrebbe un giorno per l’altro schiattare dall’invidia. Mala tempora currunt. Gli amici se ne vanno. Che inutile serata. Succede. E così non ti resta che andare serenamente in pensione. Anzi, tranquillamente. Che nel nostro caso mi sembra un avverbio molto più appropriato. Oggi è il compleanno di Stefano Tonut: canestri d’auguri e torna presto. Forse anche prima di Natale. La Reyer ha infatti sei piccoli, si fa per dire, o anche sette, se si conta Michael Bramos, un metro e 98, ma ha soprattutto bisogno del figlio d’Alberto. Perché Riccardo Bolpin piacerà anche da matti a Napoleone Brugnaro, ma Ray Bahn De Raffaele non può mettersi nelle mani del ragazzo del ’97, mestrino purosangue, per battere nello sprint finale la Fiat di Torino che non era una squadra da prendere sotto gamba. Come mi ero accomandato prima del duello del Taliercio, però nessuno mi ha ascoltato magari tra sé e sé pensando: ma cosa vuoi che ne sappia ancora quel povero vecchio rincoglionito? Difatti. Tanto più che Bolpin, primo e unico prodotto del settore giovanile oro granata in un decennio di tentativi per la verità sempre andati a vuoto, almeno nella massima serie, ha giocato sei minuti di una straordinaria efficacia. In difesa quanto in attacco: 5 punti e la tripla dell’85 pari. Ma De Nicolao, Jenkins, Cerella e Haynes dov’erano con la testa? Sulle nuvole o già a cena: scegliete voi. Mentre stavolta Domique Johnson non è riuscito a rigirare la frittata. Come ha invece fatto Peppe Poeta negli ultimi minuti del primo tempo contro quel gran pasticcione di Andrea De Nicolao. Ora non credo d’essere mai stato tenero con il playmaker dell’Auxilium con sempre meno capelli in testa. Al quale rimproveravo di esagerare nel voler stupire il mondo e soprattutto di portare in azzurro la borsa a Danilo Gallinari. Che è grande e grosso. Anche se spesso e (mal) volentieri si rompe. E per questo, se adesso vi dico che è da nazionale come Michele Vitali e lo raccomando di cuore a MaraMeo Sacchetti, penso d’essere eccezionalmente creduto. Del resto uguale a me credo che la pensino anche Luca Banchi, Frank Vitucci e il grande Roberto Premier che era domenica presente alla partita con la moglie Laura e la figlia Francesca, a 24 anni già laureata in legge. Che è davvero di una bellezza rara e la promessa sposa, mi dicono, proprio del Poeta col quale spero finalmente d’aver fatto pace. Se mai siamo stati in guerra.